Molte cose naturali mi hanno spaventato come enigmi calamitosi. Molte altre, evidenti, mi sono parse incredibili. Ho visto delle bocche non essere altro che la forma organica e indifferente del riso; bocche di vergini, d'una ilarità faunesca e misteriosa. In certi suoni di voce senza canzone ho udito il cruccio monotono e vendicativo d'una implacabile inferiorità, disposta a giungere alla pazzia e al delitto piuttosto che lasciarsi persuadere. Ci sono esseri che soltanto a permettersi la più innocente civetteria mi hanno respinto. Altri ai quali non ho saputo concedere nessuna grazia e nessuna leggerezza, come se avessero perduto sulla soglia della creazione il loro diritto di sorridere e di scherzare. Resistenze assurde e inattese che m'hanno contrariato come la forza massiccia di certe nudità impermeabili e fredde. Angosce letargiche le quali sono state i miei anticipi di morte. Quante cose cattive e abbandoni di natura ho visto io sui volti umani! Ho esplorato tutti i mali. La paralisi, che larva il dolore. Le anemie prolungate, che dànno la sorda ambizione. Il sangue ricco e limoso, che fa gli uomini oscuri e disgraziati. L'incontinenza, che fa colare l'energia come un cero al vento. Le rabbie e le severità missionarie dei cancherosi. Le liete pederastie degli uomini sani. Le irritazioni cutanee dei cervelli aridi che simulano lo scatto creatore. Il lucente amore degli isterici. Il tratto ironico degli astinenti. Il funesto potere d'incanto e di esaltazione ch'è nei timidi. Le insidie patetiche degl'infelici che non conoscono la rassegnazione. Il pericolo latente di certe malinconie. - I pazzi logici, col loro io verticale. I cupidi silenziosi, col loro sorriso che scompare. Tutti i mali. Sono stato scosso e cacciato da tutte le rivelazioni. Tutta la realtà incomunicabile e sacra che ha una sua furtiva azione dietro i sipari della convivenza ha fatto il mio tremore e la mia folle fuga nell'impotenza, per anni.