Ascoltare Perugia
Invece di indignarci per un articolo di giornale non è meglio chiedersi cosa possiamo fare per la nostra città? E perché è precipitata nella situazione nella quale si trova?
(dalla rivista l'atrapagina di Città di Castello):
Alcuni anni fa Repubblica pubblicò un articolo di Curzio Maltese sulla nostra città che raccontava una Perugia che, già allora, non esisteva da anni: quella capoluogo del Cuore verde D’Italia, della chiusura del manicomio, dei servizi d’eccellenza, delle scale mobili, della buona amministrazione. Nessuno, tranne i soliti rompiscatole, si lagnò di quell’articolo fasullo. In questi giorni, Attilio Bolzoni, altro giornalista di Repubblica, è venuto a Perugia l’ha raccontata com’è, e non com’era una volta, ed apriti cielo: è scattata l’indignazione generale. Eppure Bolzoni non ha fatto altro che scrivere quello che i giornali locali raccontano da anni e riferito quello che i cittadini dicono da anni. Anzi, sono sicuro che se avesse intervistato i giovani che vedono Perugia dopo mezzanotte avrebbe riportato cose ben più pesanti. Ed allora, invece di indignarci per un articolo di giornale non è meglio chiedersi cosa possiamo fare per la nostra città? E perché è precipitata nella situazione nella quale si trova?
Credo che la prima riflessione da fare debba partire dalla constatazione che l’urbanistica è una formidabile agenzia educativa che plasma e condiziona la vita delle persone. Amministratori ed urbanisti incidono profondamente sulla vita sociale degli abitanti. In base alle scelte edilizie ai simboli che creano o cancellano, al paesaggio che mostrano, ai quartieri dove fanno vivere i cittadini inculcano valori, modelli, stili di vita. Le ultime giunte comunali di Perugia, a suon di varianti, hanno tutte perseguito un forsennato sviluppo edilizio, creando una città spappolata nel territorio sempre più lontana dal suo cuore pulsante: il Centro. Sono scelte che facilitano indifferenze, solitudini ed egoismi. Tant’è vero che sempre più spesso nella nostra città si rimane colpiti nel constatare che tra gli abitanti esistano condizioni di isolamento sociale, culturale e personale. Situazioni nelle quali le radici, gli attaccamenti, i legami tra i cittadini sembrano spezzarsi e le persone, prive di punti di riferimento significativi, sempre più distanti. Un problema preoccupante, se si pensa che mantenere, rinsaldare, creare affetti è una necessità per l'equilibrio degli individui e della comunità nella quale vivono; che appartenere ad una rete d'appartenenze, fatta di legami familiari, parentali, amicali e di semplice vicinato contribuisce a dare senso all’identità sociale ed individuale. Al contrario, quando i legami tra i cittadini si affievoliscono il tessuto sociale si smaglia, non regge più ed attraverso esso passa di tutto come, purtroppo, la cronaca cittadina ci racconta ogni giorno. * * * Legami e senso d'identità diventano più saldi quando le persone hanno la possibilità di riconoscersi in date, luoghi e simboli: a Perugia l’Arco etrusco e piazza Grimana hanno questa forza simbolica. In questo periodo, grazie alla lungimiranza dell’industriale Cucinelli, hanno montato i ponteggi per dare il via al restauro dell’Arco, un fatto importantissimo del quale dobbiamo essergli grati e dovremmo tutti interessarci perché, proprio per quello che significa nella nostra comunità, agirà nel nostro vivere quotidiano. Ed allora, perché non approfittare di questo? Perché non coinvolgere i cittadini? Perché non raccontargli quello che i tecnici stanno facendo, faranno e perché? Perché non pensare assieme ai perugini, esperti e tecnici le cose che stanno attorno all’Arco? Piazza Grimana grazie all’Arco Etrusco ed all’Università per stranieri è una finestra spalancata sulla nostra città. Basta guardarla per capire che, una volta terminato il restauro dell’Arco, non potrà rimanere com’è: c’è da rifare i marciapiedi allargandoli per consentire ai turisti di ammirare l’Arco, il muro etrusco e la facciata dell’Università; accordarsi con l’azienda dei pullman per far transitare solo autobus di piccola e media grandezza; sistemare la parte dove si svolge il mercatino e giocano a pallacanestro; provare a rintracciare i due lampioni liberty che stavano davanti all’Università… Insomma, ci sono tante decisioni da prendere che - se prese con il coinvolgimento dei cittadini - rafforzano quei legami di cui parlavo prima, rendono la rete sociale più solidale e resistente, migliorano la qualità della vita. Se, invece, non ci sarà questa partecipazione; se piazza Grimana rimarrà com’è o, al massimo, le daranno una “sistematina”; se, una volta terminato il restauro, organizzeranno un “evento” per la fine dei lavori il giorno dopo l’inaugurazione l’Arco etrusco sarà una meraviglia sopra un guscio vuoto. Uno sfondo e non un forte simbolo identitario inserito, com’era fino a non moltissimi anni fa, in uno spazio pubblico programmato sull’uomo.
Ho parlato d’evento non a caso, perché uno dei problemi di Perugia è che non sa vivere senza eventi, senza offerte speciali. In questi giorni sui muri di Perugia ci sono grandi cartelloni pubblicitari (portano, chissà perché, anche il simbolo di Perugia capitale europea della cultura) che dicono che ”Perugia is open night” che ci sono “tante offerte speciali”. Eventi ed offerte speciali proprio per la loro natura lasciano tutto in superficie. Tentano di radunare tanta gente, hanno bisogno di baccano, di toni alti. Non prevedono il dialogo tra le persone. Io, invece, credo che Perugia abbia bisogno di toni bassi, leggeri che favoriscano il dialogo, perché è dal colloquio, dai gesti e dagli sguardi che l’accompagnano che si creano e rafforzano i legami tra gli individui ed il tessuto sociale. Benedetto XIV, in una Visita pastorale a Perugia, pensando ai tanti studenti che la frequentano e che grazie a lei si conoscono, la definì: Città del dialogo. Dialogo è una forma di comunicazione che prevede - oltre alle parole, sguardi, e gesti - anche ascolto e silenzi. Ecco il punto per Perugia è questo essere meno “open” e più aperta al dialogo e quindi all’ascolto. Uscire dalla logica degli eventi, per loro natura volatili, e creare cose stabili e durature che, proprio per questo, giorno dopo giorno, vanno ad incidere nel vivere quotidiano. Ed allora perché non iniziare dall’ascolto delle pietre dell’Arco e del muro etrusco? Sono sicuro che loro ci direbbero come vorrebbero la piazza che le ospita:
L’ PIETRE Quann’ è la notte ch’oramò la gente è git’ a lett’ e ‘n c’è nissun rumore alora, che de giorno nun se sente, le pietre antiche pàrlon tra de loro. I’ qualche volta me ce so’ ‘ncontrato: ‘n se sa le storie che m’hònn’ arcontato… (Claudio Spinelli)
Nome: Andrea Commento: effettivamente Italia Nostra è stata attivissima a Perugia fino ad un anno fa, poi è diventata silente
Nome: Vanni Capoccia Commento: L’Arco etrusco non è solo un monumento è un simbolo, ed i simboli hanno un’anima che prende linfa dalla Memoria.
Spesso si confonde la memoria con il ricordo, con gli aneddoti del passato. La forza della Memoria, invece, è evocativa. Rivolge il pensiero al passato, ma per produrre significati. Non sta con la testa rivolta all’indietro, ma immagina il futuro.
È per questo che, secondo me, sarebbe importante parlare dell’Arco etrusco e della sua forza simbolica, del suo futuro e di quello del luogo che l’ha sempre contenuto, perché riscoprendo l’anima dell’Arco etrusco, ma anche degli altri nostri simboli, ridaremmo anima alla nostra città
Nome: silvana Commento: Bravo Vanni, hai centrato un paio di spunti che meritano di essere approfonditi e allargati chiamando a discuterne la cittadinanza e - se vogliono - le Istituzioni, magari in un'iniziativa pubblica. Abbiamo una delle più belle piazze d'Europa e dunque l' "agorà" non ci manca, se non è venuto meno l'interesse al dialogo di cui si è detto. Il problema di una buona manutenzione che non consiste nel mettere la polvere sotto il tappeto - leggi le varie "sistematine" qua e là - ma che significa un lavoro di cura attento e amorevole per quanto la storia ma anche il presente della nostra città ci ha consegnato e ci consegna è certamente al primo punto dell'ordine del giorno. Intanto perché la sua carenza metaforizza e incita a un rapporto con la città tipo mordi e fuggi che non permette quei legami - attraverso l'attenzione per il luogo in cui si vive - di cui si parla nell'articolo.
Contemporaneamente ragionare - perché le questioni e gli atteggiamenti che sottendono sono collegate - sulla necessità di una limitazione delle "promozioni", degli eventi in alternanza ossessiva, che somigliano troppo ai "circenses" di più antica memoria per non suscitare qualche sospetto di manipolazione. Perché non è vero che quanto ci viene offerto è quanto vogliamo, visto che nessuno ci ha mai interpellato in proposito e in tempi di grave crisi come quella che viviamo tutta questa atmosfera festaiola e vociante e una tavola perennemente imbandita somigliano troppo ai giri di valzer sulla tolda del Titanic.
Nome: Gabriella Commento: L'Arco etrusco e piazza Grimana dovrebbero essere un argomento di Italia nostra e del Fai. Abbiamo a Perugia il vicepresidente di Italia nostra e la Presidente del Fai, non hanno considerazioni da fare? E sulla proposta delle Mura etrusche, e quindi dell'Arco etrusco, Patrimonio dell'Umanità?
Nome: stefano Commento: Tutto vero! Ricordo l'articolo uscito su Repubblica, era una cosa melensa, incredibile, un mega-spot scritto da uno che o era in malafede oppure manco c'era venuto in città e s'era fatto raccontare la Perugia anni '70-'80; dopo una valanga di critiche (tra le quali ricordo una lettera di Urbano Barelli) Curzio Maltese, giornalista di punta di Repubblica (pensa un pò!), fece un mezzo passo indietro e sul libro che scrisse poi ("I padroni delle città" credo si chiamasse), lo stesso articolo su Perugia uscì modificato in parte.. Di contro trovo ridicole le levate di scudi di Boccali quando la stessa Repubblica scrive cose purtroppo vere e che conosciamo tutti riguardo alla situazione dello spaccio di droghe in città, d'infiltrazioni mafiose in Umbria attive da anni, e il nostro sindaco facendo lo struzzo e il benpensante non aiuta a far chiarezza su un problema che sta portando la nostra città verso un lento e ahinoi inevitabile declino.
Nome: Sandro Commento: Ricordo che mister Eurochocolate rimbrottò subito il signor Cucinelli quando disse che Perugia doveva essere più attenta alla cultura
Nome: Rosa Commento: Una riflessione da leggere con calma, con la stessa calma con la quale l'articolo ci suggerisce di guardare Perugia
Nome: Mari Commento: E mister Eurochocolate che voleva organizzare autobus contro Repubblica ve lo ricordate?