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Il consumo del suolo e la valorizzazione delle aree agricole: il caso Perugia
Il consumo del suolo e la valorizzazione delle aree agricole: il caso Perugia
Lettera aperta a Michele Serra
Comunicato stampa
Nel quotidiano “La Repubblica” di martedì 25 luglio erano riportati due interventi: uno più lungo di Carlo Petrini e l’altro più corto di Michele Serra.
Petrini e Serra sono due personaggi di livello nazionale e oltre, molto conosciuti come scrittori, giornalisti, opinionisti. Petrini è anche il fondatore del movimento culturale Slow Food. Serra è una delle coscienze critiche del nostro tempo più affermate.
L’argomento che in questo caso li accomuna è il consumo del suolo e la valorizzazione delle aree agricole. E si cala perfettamente nella realtà storica che sta vivendo in questi ultimi tempi una porzione del territorio comunale di Perugia.
L’area interessata è soprattutto una proprietà di un ente morale, nato attraverso le donazioni e il cui consiglio di amministrazione è nominato dal Sindaco. Il problema deriva dal fatto che l’ente di cui si parla ha accumulato un grosso patrimonio di terreno agricolo, fertile, irriguo, nella “piana del Tevere”, nel cuore della “verde Umbria”. Ma che attraverso una gestione discutibile ha prodotto grossi debiti e adesso svende.
Ma ecco le due posizioni di Petrini e Serra, che sintetizziamo, e si commentano da sole. Petrini ricorda che ogni giorno cento ettari di terreno agricolo vengono sepolti dal cemento, tanto che ormai in Italia ne risulta scomparso il 28%, per giungere a dire che “il suolo è un bene comune che stiamo distruggendo, rinunciando per sempre a produrre bellezza, cultura e cibo, cioè la nostra ricchezza”. E sostenere con forza il disegno di legge antiscempio presentato in questi giorni dal ministro all’agricoltura.
Serra, a sua volta, nella rubrica “l’Amaca” afferma che intorno al consumo di suolo si è scatenata “l’orda famelica degli speculatori, i lobbisti del cemento, l’ignoranza crassa di una classe politica che di territorio, difesa dei suoli, di agricoltura ignora tutto, salvo andare a stringere la mano ai sopravvissuti quando frane e alluvioni squassano i nostri crinali abbandonati e i nostri fondovalli depredati”.
28 luglio 2012
Comitato di Salvaguardia Ambientale di San Martino in Campo