Sicurezza e legalità a Perugia
da "lettere riformiste" un contributo di Primo Tenca
Cari amici di lettere riformiste, mi chiedete un contributo
per capire meglio come sia cambiata Perugia in questi anni, soprattutto in
termini di sicurezza, è un problema molto complicato, un prisma dalle tante
facce e su ognuna, ciascuno può leggere la sua verità, ma come si sa la verità
è una ricerca difficile, ammesso ve ne sia una, che non sia piegata alla
convenienza del politico di turno o del cittadino esasperato e pronto troppo
spesso, a fare di tutta l'erba un fascio.
Non ho le competenze per analizzare la complessità della
domanda da voi posta; cercherò di portare come contributo la conoscenza minuta
della città e dei suoi cambiamenti negli ultimi 40 anni, che sono stati
radicali e tumultuosi, come in poche altre epoche, è una trasformazione, è
subito bene dirlo di dimensioni planetarie, un terremoto che ha colpito
profondamente anche la nostra città.
Basti pensare al fenomeno migratorio verso l'Italia, quasi
inesistente fino agli anni 60, oggi nella nostra regione più di un 10% di
abitanti sono immigrati, circa centomila persone, in larga parte residenti a
Perugia e dintorni.
Non porto questi dati per giustificare la tesi: immigrato
uguale criminale, non si può però negare che esista una relazione molto stretta
fra un certo tipo di immigrazione, come quella Tunisina a Perugia, per esempio
e lo spaccio della droga che ha fatto della nostra città una delle piazze più
importanti del centro Italia, di questo parleremo più avanti.
Ma torniamo a Perugia, io appartengo a una generazione che
potremmo chiamare, quella della chiave nella toppa, ossia la porta di casa era
quasi sempre aperta, quando ho iniziato ha lavorare nel centro storico come
apprendista artigiano, la grande periferia non esisteva ancora, la città nel
novecento era appena uscita dalle mura che l'avevano difesa per secoli.
Proprio negli anni
sessanta iniziò la grande espansione soprattutto verso sud, S. Sisto, fabbriche
abitazioni e nuovo ospedale, Ponte S. Giovanni, poi l'asse di via Cortonese e
via Pievaiola.
Alla grande fuga dalle campagne, a Perugia si aggiunge un
pauroso abbandono della vecchia città, in parte sostituito da una vivace
popolazione studentesca, ora purtroppo in forte decrescita, creando situazioni
di degrado difficilmente tollerabili, perché all'abbandono dei residenti e di
grandissima parte delle attività, artigianali e commerciali, non si è
sostituito nulla a parte il popolo degli spacciatori, di cui faremmo volentieri
a meno.
La Perugia degli anni sessanta era pullulante di abitanti e
di attività, una comunità che dava ad ognuno identità e riconoscimento; riti,
abitudini e tradizioni, con il loro svolgimento ribadivano un forte senso di appartenenza
e coesione sociale, quello che doveva essere una vera città, a prescindere
dalle condizioni economiche e abitative, che sicuramente, per alcuni ceti
sociali erano davvero pesanti, ma questo non giustifica lo smembramento
avvenuto negli anni a venire.
Si è costruito troppo, generalmente male e in ordine sparso,
senza una reale programmazione dello sviluppo cittadino e di questo ora stiamo
pagando un prezzo pesante, anche in termini di sicurezza, perché è bene sapere
che chi costruisce case, scuole, fabbriche, costruisce anche relazioni sociali
che non possono prescindere dalla qualità del luogo di vita e di lavoro.
Guardate quello avvenuto a Fontivegge: doveva essere un
esempio di buona urbanistica, ma è diventato pessimo, uno dei luoghi più pericolosi
della città, tanti uffici e nessuna abitazione, la sera diventa spettrale, il
famoso steccone lungo via Mario Angeloni che doveva ospitare residenze è ancora
un enorme buca circondata da bandoni di latta da quasi trenta anni, questo è un
esempio emblematico del governo cittadino, ma non il solo.
La città vecchia oggi è un guscio vuoto, non vive di propria
luce ma solo di quella che si riflette nei cosiddetti eventi, un contenitore,
una vetrina di lusso per merce molto spesso scadente, o venduta a caro prezzo, l'unica merce
veramente buona sembra sia la cocaina, consumata ad etti dalla buona borghesia
Perugina, ma di questo non bisogna parlare, non è glamour.
Ho insistito molto sulla questione dello sviluppo urbanistico
perché la ritengo fondamentale, certo non l'unica, come dicevo all'inizio, per
aumentare sia la sicurezza reale, che quella percepita dai cittadini, bisogna
agire su vari fronti, non credo basti portare a Perugia un reparto della
celere, intendiamoci; la presenza costante nel territorio sia urbano che
extraurbano, delle forze di polizia, oggi è divenuta urgente e non più
rinviabile, ma da sola non basta.
Bisogna ricostruire una serie di legami sociali che non
possono prescindere dalla riqualificazione di intere aree, sia del centro
storico che della periferia e non parlo solo dei grandi contenitori ma anche
dell'edilizia minuta di tipo abitativo e produttivo(botteghe artigianali).
In porta S.Angelo uno dei rioni storici più belli della
città, la nostra associazione, “vivi il borgo” sono trenta anni che si adopera
con dedizione perché non tutto si sfasci, perché si mantenga viva un minimo di
comunità, ma se non si riporta qualche residenza, rischiamo di perdere la
sfida, allora saranno i cavalli della droga ad averla vinta, bisogna capire che
in situazioni come queste dieci famiglie in più o in meno possono fare la
differenza, lo stesso discorso vale per gli altri rioni e gli amici delle altre
ass. di residenti.
Quindi per essere chiari, chi governa la città, deve avere
sempre presente, che non può essere il mercato a stabilire regole e priorità,
il mercato se ne frega delle compatibilità sociali, il denaro è l'unico metro
di misura a cui risponde, non si può
costruire una nuova città senza pensare al recupero di quella vecchia, nel
centro storico ci sono dei buchi neri non più tollerabili, penso ai tre cinema
vuoti da anni, due dei quali;il Lilli e il Turreno, dove si poteva investire,
per palazzi congressi o auditorium per la musica, è un insulto ascoltare della
buona musica nel palazzetto dello sport.
Penso al carcere, alle tante caserme ormai senza funzioni,
penso alla vicenda vergognosa del mercato coperto, se si fosse dato retta alle
associazioni cittadine non si sarebbero buttati via sette anni di tempo.
La migliore cura per una città più sicura è renderla viva e
vissuta, farcirla di telecamere non serve a nulla e la presenza di polizia e
carabinieri deve essere costante e indagare il territorio, lo sfoggio di parate
militari come in questi giorni, dopo le ultime battaglie fra bande di spacciatori,
servono a ben poco, se poi la notte la città è di nuovo abbandonata a se
stessa.
Detto questo cosa si può fare; intanto recuperare i grandi
edifici di cui parlavo prima e destinarli a funzioni abitative dove è
possibile, poi costruire spazi di aggregazione giovanile e di produzione
culturale, non è possibile che la sera si venga in centro solo per bere, tenere
aperte biblioteche e musei, fino a tardi, come si è fatto alcune sere alla
galleria dell'Umbria con musica e visite guidate.
Recuperare il mercato e i vicini arconi, farne una vetrina
dei prodotti migliori della nostra regione, verdura e frutta a km zero,
norcineria, formaggi, olio e vino e poi l'artigianato di qualità, dalla
ceramica ai tessuti, chiamare le migliori aziende ad investire in questo
progetto, è un luogo strategico che può fare da traino per richiamare in centro
i cittadini delle periferie e i tanti turisti che visitano la nostra città, non
è possibile che chi arriva in centro con il minimetro si trovi davanti uno
spettacolo cosi desolante, il mercato come è oggi.
Da ultimo, il problema della droga, è intorno a questo che
gira gran parte della delinquenza cittadina, la politica e le leggi messe in
campo fino ad oggi, ossia il proibizionismo e la pena per chi consuma, hanno prodotto un vero disastro: le
carceri sono piene di spacciatori e consumatori, come sono piene le nostre vie
e vicoli, la droga viene offerta ad ogni angolo, nonostante il lavoro
incessante delle forze di polizia.
É una grande ipocrisia pensare che dopo aver imposto un
consumismo sfrenato, si pensi che una merce come la droga, quella che ha più
fascino fra tutte, possa essere proibita, per me arrivati a questo punto
l'unica soluzione è renderla legale, a questa conclusione è arrivata una commissione
messa in piedi dalle nazioni unite, chi si interessa al problema sarebbe
opportuno se la vada a leggere.
Del resto viviamo in un paese dove 80000 persone se ne vanno
ogni anno per malattie legate all'uso del tabacco e dove alcol e birra si
consumano a fiumi, con i danni che tutti sappiamo, di questo non si scandalizza
nessuno?
In questo modo si toglierebbe alle varie mafie una quantità
industriale di denaro che poi investono in attività commerciali ed edilizie
infettando come un cancro tutta l'economia, si potrebbe altresì destinare il
lavoro delle forze di polizia al controllo del territorio, quante energie e
soldi si sono spesi in tutti questi anni per una battaglia persa?
So che questo è un problema complesso che non può risolvere
un solo paese ma bisognerà pure iniziare a parlarne, accanto a questo ci vuole
una grande battaglia culturale che metta in campo le energie migliori a
cominciare dalla scuola, bisogna far capire ai ragazzi che l'uso delle sostanze
è solo un lento morire, che la ricerca della felicita non si può affidare a una
siringa o a uno spino, è un benessere artificiale, una volta esaurito sei nella
merda più di prima e a volte ci lasci pure le penne.
Ma una cosa se si vuole veramente ripristinare un minimo di
legalità, si può fare da subito; un controllo massiccio del territorio, questi
delinquenti hanno un alloggio, quasi sempre in nero, hanno complicità a tutti i
livelli, tutto questo va fatto emergere, i primi complici di questa gente sono
molti perugini che da una parte strillano e dall'altra tirano su soldi in nero.
Ogni zona della città deve avere un vigile di quartiere, che
lo impari a conoscere e a vederne i punti critici, di concerto con gli abitanti
e le associazioni che in questi anni non si sono mai tirate indietro nel
denunciare tutto il malaffare che vedono con i propri occhi ogni giorno.
Poi c'è la politica che dovrebbe fare un mestiere che non fa
più da anni, che spesso usa la drammaticità della insicurezza diffusa per
racimolare voti, senza proporre soluzioni, idee, leggi che vadano a colpire i veri responsabili di uno
stato di cose non più tollerabile, terreno di coltura per avventure reazionarie
che abbiamo già conosciuto nei tempi andati e ora si rifanno vive con rinnovato
vigore.
Si potrebbe dire molto altro ma non voglio tediare il lettore,
credo che il senso del mio pensiero si sia capito, vi ringrazio per
l'ospitalità e come diceva Nanni Moretti, non perdiamoci di vista.
Perugia 13/5/2012 Primo Tenca
primo 52 @virgilio.it
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