22/12/2024
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La Mobilità di Perugia vista da fuori Perugia
pubblicato su Micropolis n.6/2012
Pare oramai assodato che passare molte ore della giornata intrappolati dentro scatole semoventi, per quanto lussuose e confortevoli siano, non sia affatto salubre: qualità dell’aria scadente, obesità, isolamento sociale, stress, effetto serra, incidenti stradali, consumo del territorio… sono i principali effetti indesiderati conseguenti all’uso massivo dell’auto privata. Effetti sottovalutati che per anni siamo stati indotti a ritenere il normale risvolto del progresso.
Fin dagli anni ‘90, ma soprattutto ora che è in esaurimento la sbornia energetica dell’era petrolifera, molti contesti urbani del nord Europa sono protagonisti di una svolta epocale a favore di una mobilità più sostenibile, con l’adozione di provvedimenti tendenti a scoraggiare l’uso dell’auto privata. In queste città vediamo moltiplicarsi le zone pedonali o a traffico limitato, realizzare piste ciclabili, rendere concorrenziali i mezzi pubblici rispetto all’auto privata, sia in termini di efficacia che di costi. Sono inoltre adottati provvedimenti che tendono a diminuire la richiesta di mobilità: ad una razionale distribuzione di negozi, scuole, uffici, abitazioni, luoghi di svago ecc, sono abbinate limitazioni alla crescita delle periferie. I risultati, immediatamente percepibili anche ad un visitatore occasionale, sono strade meno intasate, mezzi pubblici stracolmi di passeggeri, strade, piazze e negozi che pullulano di cittadini.

Esempi virtuosi dal nord Europa
Come esempio mi piace citare una delle “perle urbanistiche” che ho avuto la fortuna di visitare: Nottingham, 288mila abitanti, è la città d’Inghilterra col minor numero di auto pro-capite che ha rinunciato ai grandi centri commerciali periferici ma che ha favorito invece la diffusione di piccoli esercizi commerciali di prossimità. I mezzi pubblici (autobus e tram) sono usati quotidianamente dai cittadini e le piste ciclabili (oltre 50km) costituiscono una fitta rete all’interno del tessuto urbano.
Dublino si è liberata dello smog degli anni ‘90 con una forte intensificazione della rete autobus, integrata con un moderno tram-treno e tram. La qualità dell’aria è migliorata notevolmente.
Tra le eccellenze italiane cito Bolzano che ha saputo porre un freno all’ingordigia della speculazione edilizia, rimanendo una città molto compatta. Grazie a questa coraggiosa politica urbanistica gli abitanti di Bolzano compiono la maggior parte degli spostamenti quotidiani a piedi o in bicicletta con il riscontro positivo di respirare una delle arie meno inquinate d’Italia.

Mobilità perugina sotto la lente
Vediamo ora la situazione della nostra Perugia attraverso i dati riportati nel rapporto annuale Euromobility, che mette a confronto le 50 principali città italiane tra cui Perugia.

La mobilità privata
Il rapporto premia il capoluogo umbro come una delle città più motorizzate d’Italia: 69 auto ogni 100 abitanti (media Italia 60, media Europa 46). Nel 2009 ci sono stati 1.25 incidenti ogni 100 abitanti, (Napoli 0.7, Roma 0.8). L’indice di mortalità degli incidenti è stata di  2.6 (Napoli 2.1, Roma 1,5).

La mobilità pubblica
Nella classifica delle 50 città, per l’offerta del trasporto pubblico Perugia ha una posizione intermedia: 40 vettori x Km/abitante, tuttavia il numero di viaggi compiuti dai perugini in un anno è piuttosto basso nella classifica: solo 149/ab. Nonostante il costo del biglietto sia tra i più alti d’Italia il mezzo pubblico sarebbe comunque concorrenziale rispetto all’auto ma probabilmente non lo è quanto ad efficacia: le corse rarefatte e i tempi di attesa lunghi scoraggiano i cittadini dal farne uso. Così la rete autobus è usata solo da chi non ha la patente o l’auto: studenti, anziani, extracomunitari.
 
Essere pedoni o ciclisti a Perugia?
Perugia è agli ultimi posti quanto a ZTL e superfici pedonali, rispettivamente di 25 e 9 centimetri quadrati per abitante. Siamo in coda alla classifica anche per le piste ciclabili: 0,05 millimetri/abitante (non è uno scherzo!). Le piste sono realizzate dove non intralciano le auto e pertanto non contribuiscono minimamente alla riduzione del traffico. A questo proposito vorrei sfatare il mito di Perugia “città in salita”: l’80% della popolazione perugina risiede in zone pianeggianti. Certo è impensabile recarsi a piedi o in bicicletta ai vari ipermercati posti in zone remote, ma se ci fossero molti negozi di prossimità…

La qualità dell’aria
Da diversi decenni le centraline dell’ARPA-Umbria segnalano valori che sforano i limiti, in particolare i micidiali PM-10, legati in gran parte al traffico automobilistico: nel 2011 abbiamo avuto 43 superamenti (Firenze 38, Roma 69, Taranto 45; media Italia 52 superamenti nel 2010). Sembra cioè che l’aria della nostra città sia simile a quella di città ben più grandi.

Gestione del territorio
Il nostro comune ha una densità di popolazione tra le più basse: 370 ab/kmq (media 50 città 1336 ab/kmq). Dal nucleo urbano principale è stata favorita, sin dagli anni ’70, una crescita periferica abnorme, anche in deroga al piano regolatore, (come l’ultimo caso Ikea, che dicono capace di attrarre 2 milioni di clienti all’anno, ossia 2 milioni di auto in più che circoleranno). La città non è cresciuta a ridosso dell’antico nucleo urbano mantenendosi compatta, piuttosto si è espansa a macchia di leopardo, con la disseminazione di nuovi quartieri sorti apparentemente senza un piano preciso utilizzando l’assetto viario, spesso inadeguato, dell’antica campagna. I grandi centri commerciali e l’ospedale sono stati collocati fuori dal contesto urbano senza aver previsto con anticipo la possibilità di essere serviti dal trasporto pubblico (es. multisala Centova).

Il ruolo del pendolarismo regionale nel capoluogo umbro
Alla insanabile fonte di traffico intra-comunale, si aggiunge un consistente flusso di auto di provenienza extra-comunale: i dati forniti dalla regione Umbria, evidenziano che il capoluogo umbro è interessato da flussi pendolari negli assi Perugia-Foligno, Perugia – Marsciano, Perugia – Città di Castello, Perugia – zona Trasimeno.
Penso che quest’ultimo problema potrebbe tramutarsi in soluzione se, nel progettare il servizio di trasporto pubblico, si ragionasse in termini regionali anziché comunali: Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie, peraltro esistenti proprio nelle direttici del pendolarismo, eliminerebbe il traffico automobilistico pendolare extra-comunale e nel contempo aumenterebbe il bacino di utenza del trasporto pubblico locale.

Siamo in buone mani?
Da quel poco che trapela dal palazzo dei Priori sappiamo che un team di esperti della mobilità si sta cimentando con strani e costosi marchingegni, come i varchi conta-veicoli (che sono costati un milione di euro),  con il Sistema AVM (Automatic Vehicle Monitoring), le tecnologie ITS (Intelligent Transport Systems), il software VISUM (macrosimulatore dei flussi di traffico), Aimsun (Advanced Interactive Microscopic Simulator for Urban and Non-Urban Networks)… o progetti sconosciuti ai più (Renaissance, Civitas, ESC) che per adesso non sembra abbiano sortito alcun effetto rilevante: Gli autobus continuano a girare semivuoti, le auto circolanti non diminuiscono ma in compenso vediamo sorgere un po’ ovunque rotonde, bretelle, svincoli, parcheggi, in gran parte senza marciapiedi (Centova, via Settevalli, zona Silvestrini, Case Nuove). Mi sembrano tutte azioni mirate a far correre veloci le auto invece che offrire una reale alternativa al trasporto privato.

Nel frattempo, senza nessuna interruzione del trend “all’edificazione sparsa” che ha caratterizzato gli ultimi 20-30 anni, il territorio del comune di Perugia continua ad essere urbanizzato senza un piano preciso, senza considerare le conseguenze sul traffico, sulla qualità dell’aria, sulla difficoltà del trasporto pubblico di mantenere l’efficacia su una superficie urbanizzata molto estesa ma con un bacino di utenza di una piccola città di provincia. Il Minimetrò, che da solo assorbe quasi il 50% delle risorse finanziarie che il comune dedica al resto del servizio di trasporto pubblico, sembra un lusso troppo caro per Perugia.

Per concludere, dopo aver confrontato la mobilità del capoluogo umbro con le virtuose città del nord Europa posso affermare che nella nostra Perugia, nonostante la patina di modernità data dal discutibile esperimento Minimetrò, la svolta epocale a favore della mobilità sostenibile sembra ancora un miraggio lontano. Speriamo in un futuro migliore!


Roberto Pellegrino - Movimento Perugia Civica

Inserito domenica 8 luglio 2012


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Commenti

Nome: massimo ciuffini
Commento: Caro Roberto l'analisi è convincente sotto molti punti di vista ed in generale il paradosso che tu cogli lo condivido anche io: Perugia città della mobilità alternativa? falso! O come dici tu (sempre più equilibrato!) discutibile. Credo che a PG nei tardi '70 erano state fatte scelte politiche ed urbanistiche giuste e molto in anticipo sui tempi (pedonalizzazione, scale mobili, più bus, meno cubature), tradite nello spirito di fondo per i successivi 30 anni. Ciò che manca ed è mancata completamente è una visione complessiva che metta insieme localizzazioni urbanistiche, interventi edilizi, infrastrutture, servizi di trasporto, efficienza energetica, riduzione degli impatti... E’ mancata La Politica ed è subentrata la tecnocrazia che, come dici tu, si fa bella con sigle, meccanismi, apparecchiature sofisticate, progetti comunitari etc completamente fine a sé stessi, senza anima, senza meta e senza democrazia. Una metafora dell'Italia e dell'Europa?

Nome: Anna
Commento: Caro Roberto quanta triste verità in queste poche righe. Ci ascolterà qualcunoa forza di parlarne? Continuiamola questa lotta!!!

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