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A San Martino in Campo un'altra centrale a biomasse
A San Martino in Campo un'altra centrale a biomasse
Un impianto a biomasse alimentato da olio di colza, una pianta erbacea che produce semi commestibili in terre lontane, non ha niente di etico e sostenibile
Dai giornali, e solo dai giornali, apprendiamo che a San Martino in Campo nella zona dell’ex Conservificio Drommi dovrebbe nascere un secondo impianto a Biomasse, questa volta reso convincente per alcune famiglie a causa del teleriscaldamento. L’impianto, si precisa, non va confuso con quello previsto nel terreno delle Opere Pie a Santa Maria Rossa. Sarà alimentato dall’olio di colza. Ovviamente anche questa volta è garantito il rispetto di tutti i requisiti di salvaguardia ambientale e la sicurezza dei cittadini.
Tutto bene quindi? Apriamo una semplice riflessione. Secondo noi si tratta della solita pessima interpretazione della cosiddetta economia verde (green economy), che ha poco di verde e molto di commerciale. È una nuova forma di interesse che viene favorita dai provvedimenti ad hoc della Regione Umbria che stabilisce opportunamente come il combustibile possa provenire da fuori regione e vengono ridotte le distanze dai centri abitati.
Così, al di là di alcune perplessità sulla idoneità della zona scelta vicina alla riva destra del Tevere e probabilmente esondabile, l’olio di colza può venire prodotto in terre sottosviluppate come in Africa e non a chilometri zero, perché in quelle aree costa pochissimo, ammortizzando facilmente le spese di trasferimento, ma contemporaneamente togliendo terreno agricolo a popolazioni affamate. Inoltre sulla questione è forte la spinta all’attivazione di incentivi economici pubblici che la rendono particolarmente appetibile, ma avvengono a spese del contribuente.
Adesso, poi, c’è tutta una corsa alla presentazione di progetti per impianti simili perché i sussidi dovrebbero essere interrotti. In sostanza un impianto a biomasse alimentato da olio di colza, una pianta erbacea che produce semi commestibili in terre lontane, non ha assolutamente niente che faccia di Perugia “la città che rappresenta un modello di sviluppo etico e sostenibile”.
Comitato di salvaguardia ambientale di San Martino in Campo