Emergenza pioggia. Prevenire è meglio che curare
Dalla filosofia dell'emergenza alla logica della prevenzione
Se la prevenzione non genera economie si preferisce la via dell’emergenza. Sembra questa la filosofia che sottende le scelte delle amministrazioni. Infatti, prendiamo il settore della sanità, la prevenzione genera un fatturato dato da esami diagnostici preventivi tutti pagati, talvolta dall’ente pubblico spesso dal privato cittadino. Un’economia in grado di garantire punti di PIL. Prendiamo il settore dell’ambiente, invece. Prevenire i dissesti che in questi giorni le abbondanti piogge stanno causando al territorio italiano, quello umbro non fa eccezione, non produce economie. Infatti alcune delle azioni di prevenzione da mettere in campo sono: - non rendere edificabili aree soggette a dissesto idrogeologico, esiste una precisa mappatura; - non costruire argini artificiali ai fiumi nelle zone golenali, che poi diventano edificabili, - non impermeabilizzare il territorio costringendo l’acqua piovana a correre fino al primo punto di raccolta insufficiente a smaltirla, - mantenere puliti ed efficienti i chiusini stradali Si potrebbe aggiungere, se veramente volessimo prevenire le conseguenze di questi eventi, che la progettazione delle nuove fognature venga fatta tenendo in considerazione i cambiamenti climatici che ci stanno abituando ad eventi come questi, cioè abbondanti e concentrati nello spazio e nel tempo. Ma questa pretesa è pura fantascienza se vediamo quotidianamente che si preferisce gestire l’emergenza che invece ha un vero e proprio gettito economico dato dal risarcimento danni da calamità. Punti di PIL. La gestione dell’emergenza ha anche un altro incredibile vantaggio, si può derogare a tutte le leggi vincolistiche del territorio e questo, si sa, in Italia, l’Umbria non fa eccezione, rappresenta una vera e propria libidine! 12.12.2008
Anna Rita Guarducci, Presidente del Circolo Legambiente di Perugia
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