Diserbanti si, diserbanti no
Unione Europea: incentivare pratiche agricole che comportino un ricorso limitato o nullo ai pesticidi
Questa mattina, mentre mi aggiravo nei pressi di Lidarno, tra i campi coltivati di questa bella campagna umbra ho scorto due appezzamenti che differivano per la presenza di papaveri, uno punteggiato del rosso vivo dei loro petali e l’altro del tutto privo.
Ho collegato subito questa differenza all’uso o al non uso di “diserbanti selettivi”, illudendomi per un istante che per qualche misterioso motivo un agricoltore avesse rinunciato all’uso di queste pericolose sostanze. Tuttavia, l’adiacenza di campi senza papaveri mi ha subito disilluso: probabilmente davanti a me non c’era una coltivazione biologica ma un esempio di “resistenza agli erbicidi”, fenomeno per cui le piante infestanti diventano resistenti ad un erbicida precedentemente non tollerato. Questo fenomeno, in continuo aumento dagli anni ’70 è oggi una specie di piaga per gli agricoltori e una manna dal cielo per i produttori di questi veleni che devono inventarsi (e vendere) sempre nuove formule...
Purtroppo, oltre a ritrovarcele nel piatto, queste sostanze arrivano a contaminare anche luoghi remoti dove non sono state immesse, trasportate dall'acqua delle falde o dei fiumi, come dimostra anche una recente indagine sul Tevere promossa dal circolo Legambiente di Perugia.
Per fortuna L’Unione Europea è dal 2006 che cerca di ridurre l’impatto complessivo dei pesticidi sulla salute e sull’ambiente e il loro effettivo impiego. La Commissione europea ha proposto una strategia volta a migliorare le modalità di impiego dei pesticidi in tutta l’UE che mira a incentivare pratiche agricole che comportino un ricorso limitato o nullo ai pesticidi, in particolare attraverso la sensibilizzazione degli utenti, la promozione dell’uso di codici di buona prassi e lo stanziamento di mezzi finanziari a favore della ricerca applicata e della formazione. Se son papaveri, fioriranno!
Roberto Pellegrino - Movimento Perugia Civica
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