16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Senza - o con oneri per lo stato?
Governo forte coi DEBOLI, ma debole con i poteri FORTI

         Per mesi le  scuole del nostro Paese si sono aperte per  rendere pubblico e trasparente il lavoro educativo degli insegnanti.  Poi le strade d’Italia hanno visto maestre e alunni, padri e madri e figli sfilare con cartelli creativi e ironici. Infine gli studenti e i professori hanno fatto lezione sulle scalinate e sulle piazze.                
         Tutti con la medesima richiesta: Non risparmiate sull’investimento culturale, la scuola è il futuro delle nuove generazioni. E la risposta governativa è stata dura:  Poiché si tratta di menzogne e manipolazioni… Nessun dialogo è possibile, né prima né durante, né dopo.
         Poi, un giorno,  un Monsignore dice una mezza parola… si lamenta dei tagli alle scuole paritarie, annuncia  la mobilitazione delle scuole cattoliche …
Pochi minuti bastano per il  dietrofront  del governo.  I fondi previsti , nella  misura di 120 milioni di euro, vengono ripristinati.
    Con  1 (uno) emendamento, 1.000 (mille) scuse, e l’invito a dormire sonni tranquilli su 4 (quattro) cuscini
    A tutti coloro che lavorano ogni giorno nella scuola pubblica e  dello Stato, pone un certo imbarazzo un  governo  che si comporta così.
         Ci imbarazza nel metodo. Una tale docilità, e tanta deferenza, una così grande  premura nei confronti dei Prelati e dei Privati  contrasta con il  silenzio, il muso duro e i muscoli mostrati nei mesi passati nei confronti di analoghe richieste che venivano da studenti, insegnanti  e famiglie, pur cristiane anch’esse.
Un governo che usa due pesi e due misure non è un  buon modello educativo per i giovani: dice di non guardare in faccia nessuno invece guarda, eccome… e differenzia le risposte a seconda della provenienza delle richieste.  I ragazzi direbbero che ha troppe preferenze, o che si dimostra forte coi deboli, ma debole coi forti: regole che si addicono a certi tipi di bullismo, più  che ad adulti responsabili. 
       Ma ci offende ancor più il merito.  Noi ci aspettiamo che un Governo rispetti la Costituzione, che è il patto sottoscritto da Tutti. Non ci sembra giusto che l’art. 33, che parla così chiaro, venga continuamente frainteso: La Repubblica… istituisce scuole statali per tutti gli ordini e i gradi. Enti e privati hanno il diritto istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Non ci stanchiamo di ripetere cose risapute, perché, ce ne stiamo accorgendo  tutti quanti,  viviamo in un clima di manipolazione dell’informazione, e  si  rigirano le parole cambiandole di senso.
E il significato dell’articolo costituzionale ci sembra univoco: è la scuola statale che va  istituita,  non quella privata che va assistita…
O no?
       Non vogliamo essere scambiati per anti-cattolici. Non vogliamo mancare  di riconoscere l’importanza e la serietà di tante scuole private e confessionali.  I  nostri pensieri  sono dettati dalla passione educativa.
          Chi ama la scuola la vuole libera e aperta, capace di garantire  a tutti e tutte il diritto all’istruzione: che significa garantire il diritto a comprendere  la realtà che ci circonda, a incontrare gli altri, a costruire legami sociali con chi è diverso da noi.  Quindi non crediamo che costruire e frequentare scuole troppo omogenee e fondate sulle appartenenze sia una cosa utile a formare personalità aperte al dialogo
 Infine, un’ultima osservazione.
       E’ stato messo in evidenza che nella società in cui viviamo prevale la ricerca del consenso attraverso la manipolazione dei messaggi. In questo modo si punta a creare una opinione pubblica docile, perché impaurita e disponibile all’adeguamento, disponibile a delegare ogni diritto a chi si presenta come rassicurante.  L’unanimismo è a volte un sintomo di questa docilità, e l’unico antidoto è tenere la schiena diritta, non rinunciare ai diritti costituzionali.
        Infatti in  un Paese  democratico è bene che il confronto ci sia fra opposti pareri, alla ricerca di integrazioni e mediazioni...  è questa  che chiamiamo Politica.
        In questa storia un’uscita politica  è stata negata dall’unanimismo  di chi si è espresso, maggioranza e opposizione.
          E neanche questo  ci sembra  un buon modello di cittadinanza attiva e democratica.

 

 Dicembre 2008
Segreteria nazionale del
 Movimento di cooperazione educativa



M.C.E.

Inserito giovedì 11 dicembre 2008


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