Perugia, che fare?
Per fronteggiare la situazione non esistono ricette sbrigative: il lavoro vero e importante è lungo e coinvolge ciascuno di noi. Si chiama partecipazione
Le scene in stile far-west che hanno avuto come sfondo il centro storico di Perugia mi sollecitano delle riflessioni , che vorrei in qualche modo condividere. Mi stupisce assai lo stupore (scusate il gioco di parole) con cui certi personaggi fingono di cascare dal pero dopo questa ennesima manifestazione di violenza inaudita e mi sorprende anche il fatto che solo oggi ci si accorga che il livello di guardia è stato superato. In centro come nelle periferie dormitorio della nostra città. Le scene di spaccio cui tutti quanti assistiamo ogni volta che passiamo in Corso Vannucci, di giorno o di notte, il fatto che in centro sopravvivano alla crisi solo attività economiche legate ai vizi dei nostri figli, la mancanza assoluta di luoghi sani di incontro e di socializzazione, evidentemente a tutt'oggi non hanno fatto scattare nella maggioranza dei perugini, vecchi e nuovi, il dubbio che se Perugia è la prima città in Italia per spaccio e morti per droga, evidentemente, accanto ad un'offerta straordinaria, c'è anche una richiesta straordinaria. Ci siamo mai realmente domandati a chi questi pusher vendono le loro dosi? Ci siamo mai realmente domandati chi li rifornisce, chi c'è dietro questi manovali della morte? Credo proprio di no, credo che a tutti noi faccia comodo far finta di credere che la filiera inizi e termini con questi disgraziati e disonesti magrebini, o albanesi, o nigeriani o chiunque purché altro da noi. Ci siamo mai posti il problema che il centro storico è pieno di appartamenti e spesso scantinati affittati in nero a chissà chi? Ci siamo mai posti il problema della provenienza dei soldi con cui gli affittuari riescono a pagare (in nero) le mensilità ai locatori? Credo che iniziare seriamente a dare tutti una risposta a queste domande aiuterebbe a trovare soluzioni reali a tutta una serie di problemi. Se non vi sono più luoghi di sana socializzazione è perché, evidentemente, i nostri figli migliori appena possono scappano da questa città che non è in grado di offrire opportunità. Ricordo bene che fino alla fine degli anni '80 Perugia era la città in cui tantissimi studenti, provenienti da fuori, si stabilivano per lavorare e metter su famiglia, perché era considerata il luogo ideale in cui vivere, lavorare e far crescere i propri figli. Ora, nel volgere di pochi lustri, Perugia, sia centro che zone limitrofe, è diventata una sorta di quartiere di periferia di una grande città, dove si vive tutto il degrado e la miseria possibile. Tutta colpa della politica? O forse della mancanza di azioni repressive? O magari per poca presenza di forze dell'ordine? No, non ci sto. Sicuramente chi ha amministrato questa città (maggioranza e opposizione) negli ultimi venti anni ha compiuto scelte scellerate ed ha sempre cercato di minimizzare la metamorfosi negativa che invece era sotto gli occhi di tutti. Le scelte urbanistiche e la politica del costruire ad ogni costo, unita a quella dei grandi centri commerciali a discapito delle piccole attività, la dice lunga in questo senso. A poco valgono ora le buone intenzioni di chi governa e gli strilli scomposti di chi sta all'opposizione. Vale tuttavia la pena ricordare che la classe politica che ci governa è lo specchio della nostra società e che a Perugia le elezioni si sono sempre svolte democraticamente, dunque, chi sta a Palazzo dei Priori ci si trova perché vi è stato mandato da noi, spesso in pompa magna. Per ciò che riguarda la richiesta che sale sempre più di azioni repressive, rivendico fortemente, da perugina, l'orgoglio di essere parte di una comunità che è sempre stata accogliente e inclusiva e sono fiera del fatto che nella mia città gli esseri umani di qualunque provenienza siano stati sempre considerati persone con diritto di cittadinanza. Non dimentichiamo che le politiche sociali del comune di Perugia per anni hanno fatto scuola in Italia e che se oggi la situazione è arrivata a questo punto è forse anche perché da troppo tempo ci siamo abituati a nascondere la testa sotto la sabbia e a non preoccuparci di quello che avviene appena a qualche metro di distanza da noi. Per ciò che riguarda la presenza delle forze dell'ordine posso dire che non vorrei vivere in una città presidiata dalla polizia e credo che come cittadini dovremmo tributare un plauso a quelle donne e quegli uomini che ogni giorno fermano delinquenti, li fanno arrestare e rischiano la pelle solo per fare servizio di pattugliamento del centro. Credo che per fronteggiare la situazione non esistano, purtroppo, ricette sbrigative. Va bene l'aumento dei controlli, va bene mettere in pista tutte le azioni possibili per liberarci di quella che il nostro Sindaco ieri ha definito “la feccia”, ma credo che il lavoro vero e importante sia lungo e coinvolga ciascuno di noi. Si chiama partecipazione. Occorre che ciascuno di noi metta in campo tutto se stesso per far sì che la qualità della vita torni ad essere la vera priorità, che ci si dedichi un po' di più e un po' meglio alla cura del bene comune, che quando si sceglie da chi essere amministrati ci si ricordi che la soluzione dei problemi che ci affliggono non può essere delegata ancora una volta nelle mani di chi li ha tenuti nascosti o, quantomeno, li ha sottovalutati per anni.
Nome: Luisa Lattes Commento: Ho letto con interesse l'articolo della sig.ra Daniela Chiavarini riguardante "Perugia, che fare?": quella realtà io l'ho vissuta in prima persona quando avevo il mio negozio in via Alessi, per cui mi sono permessa di scrivere alcune considerazioni in relazione all'articolo.
- Sono da vent'anni una cittadina perugina, scappata letteralmente da Napoli perché coinvolta una mattina con marito e figlio neonato, in una sparatoria in pieno centro cittadino. Avendo tre figli scelsi di farli crescere in una città più tranquilla. Vent'anni fa mai avrei pensato che il Far West si sarebbe verificato anche nella calma e accogliente Perugia, mentre invece avevo messo in conto il fortissimo e terribile problema della droga, che sapevo (già allora) circolava con facilità nella piccola città umbra. Dopo qualche anno dal mio arrivo, ho aperto in Via Alessi (centro di Peugia) un piccolo negozio artigianale, ma davanti alla mia vetrina giornalmente si appostavano spacciatori e "clienti";
ho deciso quindi di intervenire : ho allertato le forze dell'ordine, il Prefetto, il Questore, il Sindaco..... ho combattuto questa piaga per diversi anni e con l'aiuto anche di altri cittadini della zona ho denunciato ma tutto è stato inutile.Ho dovuto spostare la mia attività in un'altra zona della città tanto la situazione era diventata insostenibile e ridicola, sì perchè ogni volta che mi rivolgevo alla polizia o ai carabinieri ottenevo sempre la stessa risposta: "Non possiamo fare molto, siamo pochi e poi quando li mettiamo dentro dopo qualche ora sono già fuori!!!"
Ho "partecipato" quindi al tentativo di porre fine (speravo definitivamente) a questo terribile disagio; ancora oggi mi rivolgo sempre e segnalo alle forze dell'ordine o ad altro ente qualsiasi cosa mi possa allarmare... è vero, i cittadini potrebbero fare di più, ma sarebbero più invogliati e tranquillizzati se gli interventi istituzionali fossero più convincenti.
Nome: Dorothee Commento: Certo! Il problema stà in un'amministrazione pubblica assente la quale pensa solo a come far cassa tutti i giorni, unico motivo di pensiero giornaliero rivolto ai cittadini perugini, per poter gestire meglio il loro stato di padroni arroganti (tasche) ed anche a sostenimento di errori fatti per egoismo durante gli anni precedenti, il tutto a discapito di una popolazione oramai incapace di reagire ogni qualvolta si presenti l'occasione di provare a cambiare.... Ogni popolo si merita il proprio governo.
Nome: stefano Commento: L'anormalità semmai sta nel fatto che tutta questa gente da fuori perugia accorra nel capoluogo ogni giorno per procurarsi, a detta loro, l'eroina più buona che esista. I perugini che si drogano o vanno a puttane rientrano nella norma.. mi fa sorridere boccali che ce l'ha coi concittadini che vanno con le donnine o acquistano droga.. le solite banalità di chi non si rende conto della situazione. Mi chiedo: perché un tossico da viterbo o grosseto dovrebbe venire a perugia per procurarsi la roba? Perché la qualità e l'offerta sono così alte? Io non credo nemmeno alla "sana socializzazione"; cosa significa? L'offerta culturale dell'acropoli è sicuramente migliore di 20 anni fa, abbiamo due cinema (s.angelo e zenith) che propongono film di grande qualità, librerie di nicchia nate in quest'ultimo anno (piccola nuvola e bardamu), teatri, gallerie d'arte, locali dove ascoltare buona musica o reading di poesia, enoteche e ristoranti. Per una cittadina di provincia non è male! Sarà allora da un'altra parte il problema??
Nome: marfrutto Commento: Sottoscrivo al cento per cento. Non sono un sociologo, ma penso che la cosiddetta civiltà dei consumi, accrescendo ogni giorno in maniera sconsiderata il nostro fabbisogno di consumi "inutili", abbia determinato la chiusura di ognuno di noi in un opprimente culto dell'individualismo. Abbiamo tutti solo e sempre bisogno di soldi, sempre più soldi. E così dilagano corruzione, disonestà, evasione fiscale a tutti i livelli, dai politici ai commercianti, dai professionisti agli artigiani, insomma nessuno di noi si salva. Le istituzioni hanno ovviamente la maggiore responsabilità. E nei riguardi degli immigrati ad esempio, esistono forme di collegamento, di partecipazione, di responsabilizzazione, di coinvolgimento alla vita pubblica con le singole etnie?