22/12/2024
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Il crocefisso dell'obbligo
Il prof. Coppoli sotto inchiesta per aver chiesto rispetto per le proprie opinioni

Un insegnante di Terni è sotto inchiesta perché, durante le proprie ore di lezione, aveva tolto il crocefisso dalla parete, riponendovelo alla fine della lezione.

I suoi studenti avevano discusso tale atteggiamento, visto che alcuni di loro non lo approvavano. La discussione è stata però stroncata da un severo intervento dell'autorità scolastica, che ha deferito il professore alla magistratura.

Io non so se esista, in Italia, un reato di distacco temporaneo del crocefisso. Tuttavia la questione, come sappiamo, è molto delicata, perché investe il piano dei valori, e soprattutto perché viene utilizzata strumentalmente alla politica (specialmente di destra) ai propri fini di potere.

La domanda che mi pongo è rivolta però ai cattolici sinceri, quelli che si sentono defraudati dalla mancata esposizione del loro simbolo sulla parete della scuola pubblica: sono certi di sentirsi gratificati dalla riduzione di tale simbolo ad arredo scolastico, esposto in virtù di un Regio Decreto del 1927 o di una sentenza della Cassazione?  Non sembra loro che questo finisca per umiliare non solo chi crede in altre fedi o chi non professa alcuna fede, ma soprattutto la loro fede di cattolici, ridotta a generico simbolo nazionale strumentalmente usato a fini di parte?

Mi piacerebbe discutere di questo, non di principi astratti o di giurisprudenza, ma di sentimenti reali e di presa di coscienza dei sentimenti degli altri.



Renzo Zuccherini

Inserito lunedì 8 dicembre 2008


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Nome: alessandro paolotti
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