l'abbiamo saputo dai mass media della morte del prezioso Tonino Guerra. Ci è dispiaciuto.
Lassé ch'a bossa
Lassé ch'a bossa m'una porta vècia ch'la da chissà duvò. Lassém raspè me méur cmè un bagarozz; a zirc la crèta in dò che sòuna ciòc tònda m'un vès ad tèra còta sèca.
Tonino Guerra
Lasciatemi bussare
Lasciatemi bussare a una porta vecchia che dà chissà dove lasciatemi raspare nel muro come un bacherozza e tastare la creta tutto intorno a un vaso per cercare dov'è che il suono è matto.
Eravamo invece a Ponrtirolo, alla meravigliosa Festa delle Lega di Cultura di Piadena, quando il Giusèp, commosso, ci ha comunicato la scomparsa dell'amico Antonio Tabucchi. Io lo conoscevo di fama, ma ho letto ben poco di lui, forse solo qualche articolo sui giornali. Non ho così in casa nulla dello stesso, temo, per cui da 'la Repubblica' del 26 marzo vi riporto questo stralcio:
Quel vecchio magico atlante dove cercavo l'isola del tesoro La scoperta (e la fascinazione) della letteratura venne con l'adolescenza grazie a un libro "magico" che per me continua ad essere magico, L'isola del tesoro. Quel libro mi trasportò verso oceani favolosi, era un vento che non gonfiava solo le vele del vascello salpato alla ricerca del tesoro ma muoveva soprattutto le ali dell'immaginazione. Seguendo la fantasia, ma confidando nel principio di realtà, cercavo quell'isola sul mio atlante, che fu l'altro libro "magico". Era l'atlante De Agostini. Avevo il mondo davanti a me. Sulla prima tavola dell'atante, il globo diviso in due come un'arancia, poi le tavole successive dei vari continenti. La cosa che mi affascinava di più era che sulla pagina di destra veniva raffigurato un continente e su quella di sinistra una serie di forografie "rappresentative" del continente in questione. Ne ricordo qualcuna per l'Europa: il Colosseo, la Torre Eiffel. Per l'Africa c'erano fra l'altro: le piramidi, il Kilimangiaro, una moschea del Marocco. Per l'Asia, il porto di Singapore, una pagoda di Tokyo e una veduta di Samarcanda. Era quello, il mondo. E quella è stata la mia prima idea della Terra. Per me era immutabile e sicura, perché da un lato c'era la rappresentzione astratta della sua forma geografica e dall'altro le immagini fotografiche, il "contenuto". Ho ancora quell'atlante, ormai inutilizzabile, come un orario scaduto delle ferrovie. Per me, che non ho mai preteso di insegnare niente a nessuno se non gli strumenti di lavoro per ricostruire filologicamente un testo letterario, quell'atlante costituisce un prezioso strumento didattico. Lo tengo da parte per i miei nipoti affinché non pensino, come pensavo io allora, che il mondo sarà sempre quello che conoscono (...). Antonio Tabucchi