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Il museo paleontologico di Pietrafitta: un viaggio dalla preistoria
Il museo paleontologico di Pietrafitta: un viaggio dalla preistoria
Accademia del Donca, lunedì 20 febbraio
Accademia del Donca
Lunedì 20 febbraio, teatro Morlacchi, ore 17, Sandro Allegrini presenta "Il museo paleontologico di Pietrafitta: un viaggio dalla preistoria", con l'architetto Fabrizio Fabbroni che ne è stato il progettista
È stata un'impresa particolare la progettazione del museo paleontologico di Pietrafitta, inserito nell'area estrattiva di lignite, ormai abbandonata. L'operazione ha comportato un lungo processo di studio conoscitivo del luogo, dei reperti, della vicenda del territorio. È stato necessario pensare alla creazione ex novo di una struttura che in Italia non ha uguali, dato che nel nostro Paese i musei sono solitamente ubicati in antichi complessi edilizi, recuperati e riattati a rivestire nuove funzioni. Il museo è la prova documentata di come la natura e l'uomo abbiano sinergicamente interagito nel sito del Comune di Piegaro. La vecchia centrale termica dell'Enel ha bruciato, dal 1958, oltre 10 milioni di metri cubi di lignite la cui formazione risale al Pleistocene inferiore, nel luogo occupato dall'allora Lago Tiberino. Il Tevere formava un bacino dalla forma di Y rovesciata, che si biforcava all'altezza di Perugia. I giacimenti di lignite sono il frutto della trasformazione operata dal tempo sulle foreste preistoriche. Come, del resto, i banchi di travertino di Ellera, ai quali attinsero a piene mani gli Etruschi per ricavarne i conci (enormi pietre squadrate) per costruire mura e archi cittadini. Il reperimento dei fossili ha potuto contare su una situazione assolutamente inusuale: avere a disposizione una superficie di alcune centinaia di ettari con una profondità di scavo pari a 30/40 metri. Da quelle viscere sono uscite zanne di elefanti e rinoceronti preistorici, oltre a migliaia di reperti di vertebrati (pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi), invertebrati (molluschi e insetti) macroflora (legni, semi, infruttescenze e foglie) che fanno di questa raccolta la più importante d'Europa. Il Museo paleontologico è così divenuto uno scrigno per la salvaguardia dei reperti fossili e una preziosa fonte di conoscenze delle caratteristiche storiche, sociali, economiche e antropologiche della zona. È intestato a Luigi Boldrini, il capoturno che organizzò la raccolta e la conservazione dei reperti. Numerosi i soggetti coinvolti nell'impresa: oltre al Comune di Piegaro, la Sovrintendenza archeologica dell'Umbria, Il Cams dell'Università degli studi di Perugia, la Provincia e la Regione, la Soc. Valnestore Sviluppo, che è la proprietaria del Museo. La partecipazione sociale è passata attraverso le interviste ai residenti e agli operai dell'Enel che hanno contribuito in prima persona al reperimento e alla successiva estrazione dei fossili. Dopo oltre dieci anni di lavoro, il Museo ha visto l'inaugurazione nel luglio del 2011. Fabrizio Fabbroni – che ne è stato il progettista – ripercorrerà le tappe che hanno portato alla realizzazione di questo esempio in cui la preistoria si coniuga efficacemente con la tecnologia, nel rigoroso rispetto della scientificità relativa alla classificazione e alla collocazione dei reperti. La vicenda verrà ripercorsa anche mediante l'ausilio di video e diapositive che ne documenteranno visivamente i progressi: dall'idea, al progetto, alla sua compiuta realizzazione.