22/12/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Il bluff delle agroenergie
Molto peggio dei pannelli fotovoltaici a terra, la produzione di biomasse a fini energetici è tutt’altro che ecologica


Non sono belle da vedere le installazioni fotovoltaiche su terreni ex-agricoli. Oltre a deturpare il paesaggio questi impianti sottraggono terreno alla produzione agricola alimentare, aspetto non secondario dato che in Umbria le importazioni agricole alimentari sono in aumento, cioè tutto il contrario del più ambientalmente sostenibile commercio a chilometro zero.

Nessuno se ne accorge ma la produzione agricola locale per uso alimentare è distratta da forme ben più gravi che le installazioni a terra dei pannelli fotovoltaici. Si tratta della coltivazione di biomasse destinate alla produzione di energia: mais, sorgo zuccherino, triticale, favino. Queste coltivazioni non sono brutte da vedere come i pannelli fotovoltaici me ben più pericolose per l’ambiente e la salute: i pannelli una volta fabbricati e posizionati non inquinano più e forniscono energia elettrica con una efficienza di circa il 10-12% per più di venti anni.

La coltivazione agricola di biomasse comporta invece l’irrigazione, l’uso di fertilizzanti e pesticidi, il trasporto, lo stoccaggio, la trasformazione in energia (spesso con emissioni non proprio salubri), l’eliminazione di fanghi digestati/ceneri mediante fertirrigazione (con tutti i problemi dell’inquinamento delle falde). Tutto ciò con una efficienza energetica inferiore all’1%. Tant’è che per produrre un megawatt di energia elettrica con il fotovoltaico occorre una superficie di 3 ettari, per produrre la stessa quantità di energia con le biomasse agricola occorrono coltivazioni su 350-400 ettari di terreno (dipende se con o senza liquami zootecnici). Questo dovrebbe far riflettere e indirizzare alla produzione di energia semmai solo gli scarti della produzione agricola alimentare.

Perché allora in Umbria è tutto un fiorire di centrali a biomasse? Perché è un settore dove circolano molti soldi pubblici (DAP-Umbria 2012) capaci di attrarre investitori italiani ed esteri. Inoltre visitando il sito del progetto Ben si scopre che qualcuno molto “in alto” ha deciso di fare dell’Umbria una specie di modello della "greeneconomy", infischiandosene del parere dei cittadini, i quali più che organizzarsi in comitati per opporsi a questo scempio hanno ben poco da fare…



Roberto Pellegrino - Movimento Perugia Civica

Inserito domenica 12 febbraio 2012


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