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Lettera aperta al presidente di Aitec Umbria
Lettera aperta al presidente di Aitec Umbria
sul presunto sostegno del WWF all'incenerimento dei rifiuti nei cemetifici
Caro Presidente Bernardini,
ci permetta di dire a proposito della sua proposta di bruciare i rifiuti nei cementifici che sicuramente le soluzioni sostenibili per la salute e per l’ambiente possono essere semplici, ma che nel contempo è bene non siano semplicistiche.
La sua proposta di smaltire i rifiuti nei cementifici deve, infatti, fare i conti con i vincoli oggettivi e i limiti delle scelte impiantistiche nonché con un’analisi del contesto di questo nostro povero Paese.
Ci consenta di aggiungere che se è pur vero che, come lei ricorda, in un documento del Wwf internazionale si ritiene possibile, per ridurre l’impronta di carbonio dei cementifici, impiegare le biomasse (cosa diversa dai rifiuti urbani indifferenziati o dal Cdr) ed eventualmente alcune frazioni residuali di rifiuti, è altrettanto vero che la nostra associazione su scala globale ha come priorità la riduzione all’origine (prevenzione) dei rifiuti, il loro riutilizzo (ove possibile) e la raccolta differenziata spinta ai fini del recupero e del riciclaggio delle materie seconde, perseguendo l’obiettivo tendenziale “rifiuti zero”, unico in grado di garantire un elevato livello di sostenibilità nell’uso delle risorse.
E’ infatti ormai scientificamente provato che la nostra impronta ecologica sia assolutamente insostenibile: consumiamo più risorse di quanto gli ecosistemi siano in grado di produrre e produciamo più rifiuti (solidi, liquidi e gassosi) di quanto siano in grado di riassorbire. Qualsiasi processo umano che linearizzi i flussi di materia e di energia, così come avviene nella filiera dei rifiuti finalizzata alla combustione, è assolutamente insostenibile. Del resto anche i bilanci energetici sono chiaramente a sfavore del così detto “recupero energetico”: robusti dati di letteratura confermano che si recupera molta più energia riciclando un materiale piuttosto che bruciandolo.
E questo non è un corollario solo teorico, perché sino a quando si ragionerà considerando che nella gestione del ciclo dei rifiuti ci debba essere comunque un impianto industriale da alimentare, questo oggettivamente diventa un vincolo che rischia di far smarrire la strada verso comportamenti e soluzioni più virtuosi da parte di amministrazioni e cittadini.
Rispetto alle soluzioni tecnologiche, vorremo ricordarle d’altra parte che, come viene stabilito dalla normativa europea di riferimento (Direttiva 2000/76/CE): “L’incenerimento dei rifiuti pericolosi e non pericolosi può comportare emissioni di inquinanti nell'atmosfera, nell'acqua e nel terreno, che provocano danni alla salute umana. Per limitare tali rischi l’Unione europea (Ue) impone rigorose condizioni di esercizio e prescrizioni tecniche per gli impianti di incenerimento * e di coincenerimento * dei rifiuti.”
Proprio per tutelare l’ambiente e la salute è bene che la pratica dell’incenerimento o del coincenerimento sia tendenzialmente eliminata, in coerenza con una vera strategia “rifiuti zero”, peraltro già adottata da molte municipalità e istituzioni nel mondo.
Infatti, gli inceneritori (e gli altri impianti per trattamento termico dei rifiuti) seppur dotati delle migliori tecnologie disponibili per il filtraggio dei fumi, emettono un mix micidiale di inquinanti che va, ben al di là della CO2: metalli pesanti, diossine e i furani, monossido di carbonio (CO), polveri fini e ultrafini, carbonio organico totale (COT), cloruro di idrogeno (HCl), fluoruro di idrogeno (HF), biossido di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NO e NO2) e decine e decine di altri composti, molti dei quali cancerogeni, teratogeni o mutageni. A tale riguardo esiste una ampia letteratura scientifica che testimonia come un cocktail di sostanze nocive per la salute e per l’ambiente sia emesso anche dagli impianti più moderni.
E’ anche per questo che la via dell’incenerimento, che comunque oggi dovrebbe riguardare la sola frazione residua dei rifiuti (a valle cioè delle soluzioni più virtuose che seguono una precisa gerarchia), andrebbe progressivamente abbandonata.
Passiamo poi al contesto in cui si opera. L’Italia è un bellissimo Paese e l’Umbria, si dice, è il suo cuore verde. Ma nel Bel Paese c’è, soprattutto nel settore dello smaltimento dei rifiuti pericolosi e non, sia una pesante ipoteca da parte di soggetti criminali, organizzati e non, sia una diffusa tendenza tra gli stessi operatori del settore, di comportamenti non raramente ai limiti della legalità, che tendono ad eludere le regole sull’origine/destinazione ultima dei rifiuti.
Per prevenire piuttosto che curare, quando questo sia realmente possibile, è bene che il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti e il sistema di autorizzazioni e dei controllo degli impianti, risponda a criteri di trasparenza, efficacia ed efficienza. Laddove per conseguire queste tre condizioni anche le scelte impiantistiche e tecnologiche, come abbiamo visto, non sono neutre o semplicistiche.
Siamo convinti che anche lei come imprenditore si troverà spesso di fronte a scelte complesse ed è per questo che siamo certi che le sarò facile comprendere quale sia la posizione del WWF Italia.
Nome: Antonella Pulci Commento: La mia lettera di risposta al Corriere dell'Umbria non mi risulta mai essere stata pubblicata; se fosse così mi chiedo quale libertà di stampa abbiamo.
Un giornale ha la maggioranza azionaria della lobby di chi coltiva le cave, allora non si pubblica quell'articolo, l'altro ha i cementieri allora non si pubblica quell'altro articolo... che informazione abbiamo ???
Ci ritroviamo poi in vari convegni sul giornalismo, dove questi signori si definiscono scevri da ogni pressione,
ma fatemi il piacere !!!
Antonella Pulci
Presidente Wwf Umbria