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Fogli e foglie che volano, fluttuano nell'aere, cadono
Fogli e foglie che volano, fluttuano nell'aere, cadono
Folia Fluctuantia; nulla a che vedere, il numero di febbraio, con il carnevale: e allora, "Carnevale Re d’Europa"
Quando ero bambino, e poi ragazzino, il carnevale lo si viveva, così, magari un pò alla 'stracca', però..., e ci si travestiva, magari con costumi fatti da mamma (altri tempi), si scherzava, si facevano burle, scherzi, e stupidaggini varie, eccetera eccetera. Ora è diverso, per me. Questi/e Folia Fluctuantia hanno un altro percorso; nulla a che vedere, il numero di febbraio, con il carnevale; carnevale che quest'anno finisce martedì 21 febbraio; dove io abitavo, in provincia di Milano, finisce il sabato successivo, 25: rito ambrosiano, si dice, versus rito romano... bah... Però volevo rimembrarlo, in questi giorni in cui si celebra o si ricorda tanto altro: il 'giorno della memoria', i 'giorni della merla', 'San Costanzo' (patrono della città di Perugia'), e 'chi più ne ha più ne metta'...
E allora:
Tramonto di città
Vieni fuori... fuori per questa mia notte inevitabile,
oh, bevitore di vino nuovo, qui è lo spettacolo... il carnevale, un tramonto opulento, le strade nebbiose e il sussurro della notte dell'intera città... Ho chiuso il mio libro di armonie evanescenti, (le ombre su di me cadevano nel parco) e la mia anima era triste di violini e alberi, e sono stato male per il buio, quand'ecco all'improvviso mi ha raggiunto, portando migliaia di luci, una brezza ossessionante, e una notte di strade e canti... Io ti riconoscerò per i tuoi piedi ansiosi e per i tuoi chiari, chiari capelli; mormorerò frasi liete e incoerenti aspettandoti qui... Tutti i volti indimenticabili nel crepuscolo unirò al tuo, e le orme come mille ouverture unirò alle tue, e ci sarà più ebbrezza che nel vino nei tuoi occhi dolci posati sui miei... Violini leggeri dove belle donne cenano, il fruscio delle gonne, le voci della notte e il richiamo di occhi amici... Noi andremo alla deriva come suoni d'estate nell'aria d'estate...
F. S. Fitzgerald
Dagli archivi del ‘Museo degli usi e costumi della gente trentina’ (G. Kezich, Responsabile)
Carnevale Re d’Europa
Versi di Un Dalmata
C’era una volta un antico reame
detto il “Ben Godi” oppur “la Cuccagna”
ché per tutti i gusti e per tutte le brame
si scherza, si balla, si beve e si magna:
prosciutti lucaniche probusti e salame
bìgoli e gnocchi con qualche lasagna:
nel mondo in Europa e per lo stivale
fu il regno felice di re Carnevale!
Ma accadde che un giorno in età medievale
qualcuno proibisse la cosa medesima
e a far penitenza ad aringhe col sale
venisse una vecchia chiamata Quaresima…
Eppur per chi voglia tenere su il morale,
la bella allegria che il buon vino non lesina
nel mondo in Europa e per lo stivale
ancora una volta sarà Carnevale!
S. Michele all’Adige, Carnevale 2009
Nel cuore dell’inverno, quando la terra riposa e le comunità sono chiuse in se stesse ad attendere il risveglio della vegetazione, una benefica invasione di spiriti interrompe la monotonia delle giornate, infuoca le notti e getta lo scompiglio nei paesi. Sono gli spiriti del gregge e della selva, sono gli antenati che ritornano, sono le forse occulte della natura dormiente, sono esseri spaventosi, imponenti e prodigiosi, che vengono rappresentati da figuranti mascherati nel corso di colorite processioni schiamazzanti e questuanti che si estendono ad abbracciare l’intera comunità.
Così, il lungo inverno dei contadini europei è interrotto da una serie di cerimoniali spontanei, tanto antichi quanto in apparenza incomprensibili, di cui il più noto è certamente il nostro carnevale: improvvise esplosioni di chiasso, di colore e di festosità condivisa, che nascondono un cuore simbolico e rituale profondo e molto difficile da decifrare.
E’ verosimile che le mascherate invernali dei popoli europei – e cioè il carnevale propriamente detto insieme a tante manifestazioni consorelle che hanno luogo da Ognissanti fino alle porte della primavera – si ispirino a un comune immaginario cerimoniale, e siano strutturate in modo simile, con personaggi, azioni e situazioni spesso identiche, quasi a rivelare nel profondo l’impianto di una stessa antica liturgia, di un medesimo dramma sociale.
In questa messinscena cerimoniale, che ha quasi sempre al proprio centro la rappresentazione di un matrimonio, e propone pertanto l’unione fra i sessi quale palese evocazione dell’idea della fecondità, è infatti possibile riconoscere tre fasi distinte e successive, che mantengono la loro ordinata sequenza ovunque il rito abbia conservato nel tempo una propria struttura suddivisa in segmenti diversi.
Dall’Iberia ai Balcani, dai Pirenei alle Alpi, dal Meridione italiano alla Mitteleuropa ciascuna di queste fasi è infatti resa riconoscibile dagli stessi segnali e dagli stessi simboli, che sono tracce indelebili dell’antica liturgia all’origine di questi rituali.
Così il regno di Carnevale, solo in apparenza sregolato ed effimero, si può considerare uno dei più estesi e duraturi nella storia del continente europeo, da sempre alla ricerca del ricostituirsi di una propria unità politica, e Carnevale stesso, in questa prospettiva, diventa ai nostri occhi un vero e proprio Re d’Europa.