Siamo indignati, costruiamo l'alternativa
Un appello firmato da Ugo Mattei, Guido Viale, Luciano Gallino, ...
Noi siamo indignati.
Siamo indignati contro i governi europei, che stretti tra la crisi e le
politiche liberiste e monetariste imposte dalla Bce e dall'Fmi, accettano di
essere esautorati delle funzioni democratiche per diventare semplici
amministratori dei tagli della spesa sociale, delle privatizzazioni, della
precarizzazione del mondo del lavoro e della costruzione di opere faraoniche,
incuranti dell'ambiente e delle popolazioni. Siamo indignati perché le classi
dirigenti continuano a proporci l'austerity per le popolazioni, mentre le
rendite e i privilegi della finanza, dei grandi possidenti e della politica
rimangono intonse, quando non crescono. Siamo indignati in particolare contro il
governo italiano, che ha deciso di rispondere alla crisi con una manovra i cui
contenuti cambiano di ora in ora ma i cui pilastri restano sempre gli stessi:
taglio ai servizi, privatizzazioni, attacco ai diritti dei lavoratori.
Siamo indignati perché il governo ha deciso di abolire per decreto il
diritto del lavoro, permettendo alle aziende di derogare ed eludere contratti e
leggi, compreso l'art.18 dello Statuto dei lavoratrici e dei lavoratori,
proseguendo sulla strada della cancellazione della libertà e della democrazia
nei luoghi di lavoro.
Siamo indignati perché in questo modo si elimina
la democrazia nei luoghi del lavoro e si estende a tutti i lavoratori il ricatto
della precarietà, e della clandestinità per i migranti, con cui negli ultimi due
decenni si sono livellate verso il basso i diritti e le condizioni di vita di
migliaia di giovani, esclusi dal sistema di welfare e da ogni orizzonte di
emancipazione.
Siamo indignati perché poco più di 2 mesi fa abbiamo
votato, insieme alla maggioranza assoluta del popolo italiano, per la
ripubblicizzazione dell'acqua e per le energie rinnovabili, e ora vediamo il
nostro governo riproporre esattamente le vecchie ricette basate sulla svendita
dei beni e su un modello di sviluppo energivoro.
Siamo indignati perché
si potrebbe fare altro; perché vorremmo uscire dalla crisi attraverso un grande
processo di innovazione, attraverso al costruzione di un nuovo modello di
sviluppo che colga la sfida della riconversione ecologica dell'economia e di uno
sviluppo sociale partecipato, basato sulla centralità dei saperi e
dell'innovazione. Invece il nostro governo continua a impoverire la scuola
pubblica, l'università e la ricerca, ignorando i milioni di studenti,
dottorandi, precari, ricercatori che si sono mobilitati negli scorsi mesi e
preferendo ascoltare la voce delle rendite baronali e dei profitti aziendali.
Siamo indignati perché i governi europei inseguono il dogma del pareggio
di bilancio, cercando di far quadrare i conti della finanza, appesi come sono ai
giudizi delle agenzie di rating o dei mercati di borsa, invece di fare i conti
con le esigenze e i bisogni dei loro cittadini.
Siamo indignati perché
in questo modo non abbiamo più una reale sovranità democratica, che è affidata
alle stesse élite finanziarie transnazionali che prima hanno generato la crisi,
poi hanno chiesto di essere salvate dagli stati e ora vorrebbero far pagare il
conto a noi, giustificando con lo stato di necessità dichiarato della crisi la
privatizzazione della vita delle persone e della natura.
Siamo indignati
perché vediamo il serio rischio che a una vera alternativa al governo di
Berlusconi e della Lega, si tenti di sostituire un'alternanza, fatta delle
stesse politiche con maggioranze diverse, perché tutto cambi senza che in realtà
nulla cambi.
E allora sappiamo che siamo indignati, ma indignarsi non
basta. Il cambiamento non arriverà da sé. Ce l'hanno insegnato le vicende
degli scorsi mesi: le grande battaglie per i saperi, le lotte dei lavoratori in
difesa del contratto nazionale, i diritti e i beni comuni in Italia, le rivolte
del Mediterraneo, ora la crescita di un sentimento di ribellione contro le
manovre finanziarie insostenibili e tutto ciò che ci viene propinato in nome
della crisi.
Noi non ci limitiamo a indignarci, ma intendiamo darci da
fare. Abbiamo in mente un mondo migliore del loro, e siamo pronti a mobilitarci
per realizzarlo. Per il 15 ottobre in tanti stanno promuovendo appelli,
discussioni pubbliche, verso la giornata internazionale United for global
change.
Noi crediamo sia necessario aprire una discussione pubblica nel
paese, tra tutti coloro che si stanno prodigando sulla mobilitazione
internazionale del 15, ma anche e soprattutto con tutti coloro che pagano sulla
loro pelle quanto sta accadendo. Vorremmo, iniziando dalla giornata di sciopero
generale del 6 settembre, cominciare una consultazione ampia e trasversale, che
raggiunga realtà sociali e di lotta, forze politiche e sindacali, movimenti e
singole persone, per far sì che quella giornata sia una grande mobilitazione di
tutti per l'alternativa, condivisa e partecipata. Consultazione che vorremmo far
proseguire con un'assemblea pubblica a Roma, sabato 24 settembre alle ore 10.
Un'occasione importante per qualificare il profilo politico della manifestazione
del 15 ottobre, ma anche per far incontrare le tante questioni sociali che nella
crisi vivono la loro drammatizzazione. Connettere i fili della resistenza alla
crisi, per immaginare e costruire un'alternativa politica e di sistema
nell'assemblea del 24, con la manifestazione del 15 ottobre, pensando a queste
scadenze come a un passaggio e non a un punto d'arrivo, con passione e spirito
d'innovazione.
Costruire tutti insieme una grande mobilitazione a Roma
contro le politiche di austerity, significa immaginare e proporre per il nostro
paese e per l'Europa un nuovo modello di sviluppo basato sulla democrazia reale,
la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.
Ugo Mattei, Guido
Viale, Giulio Marcon, Luciano Gallino, Alessandro Ferretti, Gianni Ferrara,
Francesco Garibaldo, Tiziano Rinaldini, Bruno Papignani, Andrea Amendola,
Giorgio Molin, Michele De Palma, Laura Spezia, Loris Campetti, Angelo
Mastrandrea, don Andrea Gallo, Nicola Mancini, Francesco Raparelli, Luca
Cafagna, Mario Pianta, Isabella Pinto, Augusto Illuminati, Gianni Rinaldini,
Luca Casarini, Stefano Bleggi, Monica Tiengo, Sergio Zulian, Alessandro Metz,
Luca Tornatore, Giuseppe Caccia, Tommaso Cacciari, Michele Valentini, Marco
Baravalle, Vilma Mazza, Nicola Grigion, Luca Bertolino, Gianni Boetto, Enrico
Zulian, Sebastian Kohlsheen, Olol Jackson, Francesco Pavin, Marco Palma, Cinzia
Bottene, Antonio Musella, Pietro Rinaldi, Andrea Morniroli, Egidio Giordano,
Eleonora de Majo, Francesco Caruso, Gianmarco de Pieri, Manila Ricci, Daniele
Codeluppi, Roberto Musacchio, Patrizia Sentinelli, Roberto Cipriano, Andrea
Alzetta, Giovanna Cavallo, Ada Talarico, Massimo Torelli, Claudio Riccio, Luca
Spadon, Mariano Di Palma, Francesco Sinopoli, Giuseppe De Marzo, Emiliano
Viccaro, Daniele De Meo, Matteo Iade.
Per aderire a questo appello
scrivere a: 15ott2011@gmail.com
da Il Manifesto
|