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Ikea: Presidente della Provincia, qui si parrà la tua nobilitate
La cartografia del progetto non è ancora stata trasmessa alla Provincia: appello al presidente Guasticchi perché non si renda corresponsabile di un simile scempio

Sembra che l'intera cartografia del progetto sulla realizzazione di un mega-store a S. Martino in Campo non sia ancora stata trasmessa alla Provincia. Quindi, se l'informazione risultasse vera e facendo un raffronto con quanto successo alla provincia di Torino, che ha respinto un analogo progetto per non distruggere terreno agricolo, una riflessione sarebbe ancora possibile. Non ci risulta che il presidente Antonio Satta sia un extraterrestre. Nessuno può negare, infatti, che lo spazio occupato dalla multinazionale del legno a S. Martino in Campo e da tutto l'edificato che si porterà dietro distruggerà per sempre uno dei pochi resti di paesaggio rurale rimasti nel comune di Perugia dopo le cementificazioni ossessive. Questo è inaccettabile anche perché le nostre campagne ormai sono disseminate di capannoni industriali dismessi. Anche la popolazione locale non sembra essersi resa conto degli stravolgimenti urbanistici a cui andrà incontro. Adesso il nostro appello è rivolto al presidente Guasticchi perché non si renda corresponsabile di un simile scempio e della corsa alla speculazione edilizia avviata.
Dimostri che la provincia non è un ente inutile, ma ha una sua importanza nella salvaguardia dell'ambiente. Ha una sua ragione di esistere, che non è quella dell'apparire, ma dell'essere sostanza nell'attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP).

Insomma, per dirla con le parole del Sommo Poeta (Inferno canto II) “qui si parrà la tua nobilitate”.

7 settembre 2011




Inserito venerdì 9 settembre 2011


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Commenti

Nome: Federico
Commento: Senza offesa Marcos2, ma, se pensi che l'arrivo di Ikea con annessi e connessi salvi l'Umbria dalla recessione economica, ti sbagli. Innanzitutto è da vedere se l'arrivo di una multinazionale come Ikea porterà ad un bilancio positivo per quello che riguarda gli occupati: se è pur vero che saranno creati dei nuovi posti di lavoro, è altrettanto vero che -come ricordato dagli addetti del settore- questo sarà il colpo di grazia per tutte le attività "locali" che gravitano attorno al mobile... e quando un'azienda chiude, i suoi operai ahimè non fanno certo una bella fine. Inoltre, come giustamente ricordato in un recente articolo di Renzo Massarelli sul Corriere dell'Umbria, la cementificazione ed il centro commerciale sono un modello di sviluppo ormai superato: in Umbria noi dobbiamo puntare su quello che ancora (per poco!) abbiamo di eccezionale ed inimitabile, il nostro paesaggio, il nostro ambiente. Svendere questi ultimi per fare cassa nell'immediato è come vendere l'argenteria di famiglia, un passo da cui non si torna indietro e che porterà un piccolo beneficio nell'immediato ma a lungo termine sarà una iattura. Un centro commerciale si può costruire in qualunque periferia di qualunque città italiana, ma il nostro territorio unico ed inimitabile, figlio di un fortunato dono della natura e del saggio lavoro dei nostri antenati, non lo si potrà ricreare. Perchè non puntare sulla nostra "eccellenza" in campo di paesaggi, natura, città d'arte, storia, gastronomia e qualità della vita invece che metterci a fare qualcosa che si può fare nella monotona periferia di una qualunque città europea? Cosa faremo di tutti quei metri cubi di cemento quando l'Ikea non funzionerà più? Sarà l'ennesimo monumento alla nostra incapacità di prevedere il futuro e di fare progetti a medio-lungo termine? Ancora un'altra distesa di parcheggi, capannoni vuoti, autolavaggi e rotonde deserte? Non dimentichiamo poi il problema legato al suolo agricolo ed al suo utilizzo per la produzione di alimenti destinati all'uomo: è ormai risaputo che la disponibilità di suolo coltivabile sarà un elemento fondamentale per lo sviluppo e la sopravvivenza in un futuro dove la competizione per risorse come acqua e cibo sarà fortissima. Mentre paesi lungimiranti come alcuni paesi arabi o la Cina -che non amo, ma di cui non posso che riconoscere l'estrema abilità nel difendere i propri interessi- si accaparrano territorio coltivabile in tutto il mondo, in particolare in Africa, noi che facciamo con quel poco che abbiamo? Lo vogliamo sprecare per costruire enormi depositi di cemento per le librerie Billy? Chi e dove produrrà il cibo che dovremo mangiare noi ed i nostri figli tra pochi anni? Oltretutto, sarei curioso di sapere (lo dico senza malizia, sono curioso davvero) perchè una Ikea a S. Martino dovrebbe impedire la costruzione della maxistalla. Non penso che questo fermerebbe il progetto. Spero, ma so bene che non sarà così, che la Provincia di Perugia segua quanto fatto da quella di Torino e che impedisca questo scempio: non posso che unirmi disperatamente all'appello al Presidente Guasticchi perché difenda il nostro territorio.

Nome: marcos2
Commento: Mi dispiace, ma alla luce di situazioni così importanti mi trovo in disaccordo con il servizio. Mi rendo conto che la cementificazione porta al degrado del territorio, ma credo che in questo momento dobbiamo scegliere se vivere o morire. La grave crisi economica e produttiva che attanaglia l'economia delle nazioni a sviluppo industriale progredito mette nella condizione di effettuare scelte molto controverse e difficli come in questo caso. Da un lato abbiamo la riduzione delle aree agricole e dall'altro il certo sviluppo economico di un'area comunque già con un avviato sviluppo artigianale produttivo. In più il ritorno occupazionale e di sviluppo dell'intera area per un raggio di oltre 2 Km che potrà portare ricchezza ad un territorio che sicuramente soffre della grave crisi recessiva. Non dimentichiamo che forse l'avvento di IKEA potrebbe anche far recedere il Comune di Perugia dalla infausta idea di costruire la maxi-stalla ed il relativo impianto di Biogas nell'area S.Maria Rossa. Inoltre potrebbe portare ad una bonifica degli altri impianti zootecnici presenti nella zona che tanto inquinano sia l'aria che l'ambiente in generale. Quindi ben venga il colosso svedese sempre che, ovviamente, i nostri politici diano i giusti input per migliorare dal punto di vista urbanistico un territorio abbastanza degradato.

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