...Si racconta che le Fate, le ancelle della Sibilla, che abitavano ed erano al suo servizio negli anfratti della montagna omonima, la sera scendessero a Castelluccio. Scendevano per vedere e sapere cosa succedesse lì e nel mondo e poi riferirlo alla Sibilla, che così poteva emettere le sue sentenze e le sue a volte arcane e sibilline, appunto, affermazioni. Quando erano in piazza a Castelluccio, le fate erano inarrestabili, irrefrenabili. Cantavano, parlavano, ascoltavano, ballavano. Erano giovani, erano belle, bellissime. Nessuno poteva loro resistere e tutto tutti raccontavano. Le fate, ancelle fedeli e sicure, riferivano poi il tutto alla loro sovrana, la Sibilla. A mezzanotte le Fate erano obbligate a rientrare. La salita era faticosa e la fontana poco sotto la cima dell’Argentella era per loro una tappa obbligata, per riposarsi e dissetarsi a piacimento. Ecco perché ora questa fonte, sempre vitale, si chiama ‘Fonte delle Fate’. Ma succedeva anche, nelle serate e nottate di luna piena, che nel percorso del rientro, quasi impazzissero, si trasformassero, diventassero o quasi fossero delle streghe. Mutavano sembianze e atteggiamento. Diventavano appunto delle streghe, sì delle streghe. Da giovani diventavano vecchie, da belle diventavano brutte, e cominciavano a dimenarsi, agitarsi, e sbraitare correndo in cerchio una dietro l’altra. Per minuti, per ore a volte. E formavano così dei cerchi che chissà come quando l’erba rispuntava era più forte, più verde, più scura; insomma si formavano i cosiddetti ‘cerchi delle streghe’. Perché qui i funghi, quelli buoni, si possano più facilmente reperire resta un mistero.