L’università di Perugia ha 77 candidati “professori emeriti”
Pensionati attaccati al lavoro o al potere baronale?
L’anno scorso la Tramontana ospitò una lettera scritta da un gruppo di universitari che denunciava l’irregolarità formale di un odioso “regolamento emeriti” adottato dall’università di Perugia, secondo cui al Rettore veniva attribuito il potere di conferire il titolo di “professore Emerito” quando le leggi nazionali sanciscono che tale potere spetta al ministro dell’istruzione. A seguito delle proteste il Senato Accademico ritirò il regolamento per poi ripresentarlo, modificato, lo scorso 29 marzo: l’ambìto titolo ora non sarà più attribuito dal Rettore con proprio decreto, ma la proposta delle Facoltà, approvata dal Senato Accademico, verrà inoltrata all’Autorità Nazionale competente. Tuttavia le proteste non sono terminate perché il regolamento insiste nell’attribuire al “professore emerito” poteri e prerogative che la legge nazionale esclude. In altre parole il regolamento concede ai professori pensionati divenuti emeriti di continuare ad occupare spazi fisici e di potere, impedendo il già difficile turnover della docenza universitaria. Il sospetto che tale manovra sia un modo per mantenere a galla il mai morto “potere baronale” lo suggerisce il fatto che, non appena il regolamento è entrato in vigore, gli uffici competenti hanno raccolto il ragguardevole numero di 77 proposte di professori emeriti proveniente dalle varie Facoltà dell’ateneo perugino. Per avere un termine di paragone basti pensare che l’università di Bologna ha sfornato 75 professori emeriti in 14 anni, cioè una media di 6/7 all’anno. Fa bene l’assessore Cernicchi a proporre Perugia capitale europea della cultura!
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