14/08/2024
direttore Renzo Zuccherini

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LO SPETTRO DOROTEO
                       

Non è lo spettro del comunismo quell'arietta sottile che continua ad aggirarsi nelle stanze storiche del vecchio bottegone di piazza della Repubblica da dove si possono ammirare la mole indifferente della torre degli Sciri e le villette lontane del colle di Lacugnano, ma un semplice e comprensibile desiderio di conservazione. Certo, una votazione all'unanimità non si ricordava da un sacco di tempo, diciamo dal virtuoso centralismo democratico dove si discuteva e molto spesso non si nascondevano le opinioni diverse, ci mancherebbe, ma poi si approvava tutti insieme e senza tanti complimenti la relazione del segretario. Però ora non è il caso di guardarsi indietro, troppo tempo è passato e un sacco di sigle diverse sono arrivate per un partito alla ricerca di identità, tanto che le targhette accanto al Pavone, primo teatro della città e istituzione anch'essa con qualche rimpianto di troppo, sono cambiate più veloci delle locandine dei film, che non si proiettano più. Adesso siamo al Pd e tutti sperano che non sia necessaria, tra qualche tempo, una targhetta nuova.
Dunque, i massimi dirigenti del Pd dichiarano che in Umbria non si può parlare di questione morale, al massimo di qualche caso isolato ancora, peraltro, tutto da chiarire. Compagni o, più correttamente, amici, amici che sbagliano, ma può darsi che non abbiano sbagliato, chi può dirlo? Così, conviene aspettare e aggrapparsi a quel concetto fasullo che chiamano garantismo e che imperversa da quasi un ventennio nel lessico diffuso dalla creatività narrativa dell'egemonia della destra, come il concetto opposto, quello del giustizialismo, come se sulle leggi e la loro applicazione si possano accettare opzioni diverse, come se nel sistema giurisdizionale non ci siano, come in tutte le democrazie, le garanzie per tutti. C'è qualcuno nel Pd che pensa che la giustizia in questo paese non sia amministrata in nome del popolo? Difficile trovarlo. Ma bastano allora ad un partito le risposte fredde e solide della giustizia? A qualcuno bastano, e la scelta è alquanto comoda, ma la questione morale non è una cosa che possano amministrare i magistrati. Essa riguarda i partiti e la loro autonomia, è un modo di essere, un metodo di governo, la condizione primaria di ogni democrazia. Il Pd ci dovrebbe dire quando finiscono gli errori singoli e quando comincia la questione morale. Ce lo dicano, per piacere, prima di emanare nelle stanze silenziose del bottegone le loro sentenze.
I cittadini vorrebbero sapere, per dire, chi ha sbagliato a fare i conti degli eventi valentiniani e come è andata questa storia delle primarie a Foligno. Ci vuole così tanto e, soprattutto si deve aspettare che ce lo dicano i magistrati? e soprattutto, i cittadini, vorrebbero sapere se i partiti che decidono di un sacco di cose lo fanno per gli interessi generali e in modo trasparente. Ci sono molti problemi in questa regione, ma ce n'è uno che suscita più interesse degli altri. Siamo sicuri che questa attenzione nei confronti della sanità sia dovuta soltanto alla preoccupazione per lo stato di salute dei cittadini?
Magari sarà solo una sensazione, ma è comunque una sensazione diffusa. E' da troppo tempo che nel sistema delle autonomie locali si va avanti senza sussulti e senza fantasia. Il dubbio è che si tiri semplicemente a campare e che la novità  del Pd, e cioè di un partito che si definisce nuovo, non abbia prodotto grandi innovazioni ma piuttosto la somma di due conservatorismi vecchi e consumati e che la cosiddetta classe dirigente, nuova o matura che sia, si acconci dopo ogni elezione a gestire il patrimonio di famiglia come ogni erede fortunato e indolente, propenso a conservare, appunto, senza tanti rischi. Questo modo di fare può produrre, alla fine, solo un lento declino sociale, per l'Umbria, ed elettorale per lo stesso Pd e la coalizione di centrosinistra. Si tratta, a ben vedere, di una prospettiva che può rivelarsi pericolosa per il futuro di questa regione, in assenza di una alternativa politica credibile. Non perché a destra siano così sprovveduti di fronte alla responsabilità che spetta a ogni opposizione. Il fatto è che l'Umbria non ha una storia che possa incrociare la cultura berlusconiana e i suoi valori. Dove è successo, sul piano locale, l'esperienza è durata poco, persino a Terni, dove governò un sindaco lontano dal linguaggio populista e più sensibile alla tradizione liberale della destra europea.
L'Italia sta cambiando, come si è visto nelle ultime elezioni, ma sarebbe sbagliato pensare che questa nuova primavera, ancora incerta e magari effimera, possa regalare qualche cosa a chi non mostri di meritarsela. Se il vento del cambiamento si muoverà davvero, questo non riguarderà soltanto la sfibrata stagione berlusconiana, ma anche l'Italia di mezzo e il modello costituito da quelle che una volta venivano chiamate le regioni rosse. Il futuro chiama anche noi che viviamo nell'isola felice dove non si cambia mai nulla affinché tutto resti davvero come prima. Dovremmo rispondere invece, dire che ci stiamo preparando a cambiare il nostro piccolo mondo e che non siamo diventati tutti un po' dorotei com'è, o almeno come appare a noi che li guardiamo da fuori, il garantismo peloso dei signori di piazza della Repubblica.
                                                            
                                                        
(Il Corriere dell'Umbria - sabato 2 luglio 2011)



Renzo Massarelli

Inserito mercoledì 6 luglio 2011


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