Più taxi per tutti
Se il minimetrò non riesce a rispondere alle esigenze dei cittadini, o è sbagliata la città o è sbagliato il minimetrò
PIU' TAXI PER TUTTI
Perugia è l'unica città dove c'è il minimetrò, anche se da altre parti, come Bergamo, esistono tratti più brevi che gli somigliano o mezzi inclinati come a Todi e Orvieto, e poi, sempre a Perugia, ci sono scale mobili in ogni dove, ascensori e, naturalmente, un numero non proprio trascurabile di autobus. Eppure, nonostante tutto, sembra che uno dei problemi più seri della città sia la cosiddetta accessibilità, e cioè la difficoltà di arrivare in centro. Senza fare un passo a piedi, si capisce. Questa difficoltà del camminare non è certo un vizio solo perugino e qui, del resto, le salite non sono invitanti, però quando c'è stata la Grifonissima giusto domenica scorsa, sono arrivati in migliaia per correre, addirittura, o camminare con tutta la famiglia. Camminare è bello, però solo la domenica, anche perché la mobilità nei giorni feriali, quando si ha fretta, è questione più complicata. Questa storia dell'accessibilità sarebbe un'esigenza molto sentita la sera quando il minimetrò chiude e gli autobus sono sempre più rari. Così, i proprietari dei locali hanno cominciato a lamentarsi nonostante in centro, di notte, ci siano comunque migliaia di persone. Con tutti i problemi che abbiamo poteva essere questo il più urgente? Sembrerebbe di si, tanto che si è attivata la ricerca. Come rimediare? A Palazzo dei Priori hanno subito trovato una risposta. Non c'è il minimetrò? che prendano il taxi. L'idea è un po' simile a quella di Maria Antonietta, inconsapevole regina di Francia, che ai suoi sudditi consigliò le brioches in mancanza del pane. A Parigi si arrabbiarono di brutto mentre a Perugia, che non è Parigi, la proposta l'hanno presa sul serio. Certo, perché no. I taxi. Idea grandiosa, ma chi paga? Qui si sono aperte le porte della finanza creativa. Ci stanno ancora pensando, ma se c'è da contribuire qualcuno pagherà, magari Pantalone, cioè la fiscalità generale, cioè tutti noi, e la cosa è francamente inaccettabile. Se i locali che sono l'unico segmento di mercato, nel variegato mondo del commercio, a guadagnare un sacco di soldi con le lattine di birra, soprattutto quelli piazzati nei punti strategici del centro, sono interessati ad avere ancora più clienti paghino loro le spese e non solo di trasporto ma anche per i danni che ogni fine settimana deve sopportare il centro storico lasciato indifeso rispetto a una rivendita di alcolici francamente insostenibile. Forse questa idea dei taxi non avrà un grande successo, anche perché a Perugia sono davvero pochi rispetto alle esigenze, magari semplicemente presunte, del popolo della notte. Di quante armate è composto l'esercito dei tassisti? I giovani, in realtà, si muovono con l'auto, comunque, e una riduzione del costo del parcheggio, ammesso che qualcuno, a tarda sera, sia interessato, potrebbe essere sufficiente, sempre con Pantalone che paga, si capisce. Per il resto, la lamentazione per l'accessibilità complicata resta quella che è. Una delle tante campagne strumentali di chi non sopporta le regole, soprattutto quelle legate al traffico privato, e che ha della città un'idea proprietaria. Resta questo discorso sul minimetrò che chiude presto la sera perché costerebbe troppo, come se di giorno i conti tornassero. Diciamo la verità. Del bel trenino siamo tutti un po' delusi. Alla sua inaugurazione si presentò mezza città e l'opera aveva un suo fascino. Intanto l'originalità, l'essere l'unica città italiana ad aver scommesso su un trasporto davvero alternativo dopo il vasto campionario di ascensori e scale mobili degli anni ottanta, e poi le grandi opere hanno un linguaggio forte perché toccano il senso di appartenenza sempre un po' inespresso di una comunità cittadina. Fieri di avere il minimetrò dunque. Poi, con il tempo ci accorgiamo che non si può prendere la mattina per andare alla stazione e non si può prendere la sera per andare in centro per il semplice motivo che è fermo. Comincia a muoversi troppo tardi e si ferma troppo presto. In Comune hanno detto che a farlo viaggiare di meno si risparmia. Se è per questo, allora, tanto vale chiuderlo, perché così risparmieremmo ancora di più, visto che spendiamo più o meno dieci milioni ogni anno, per i costi complessivi di costruzione e di gestione. E' vero che i trasporti pubblici hanno un senso, anche se non presentano conti in pareggio, proprio per la loro utilità sociale, per la vivibilità delle città e per rispondere a un diritto primario, quello della mobilità. Il fatto è che il minimetrò è un trasporto pubblico anomalo, non è un tram e non è un autobus. Quindi non ha accesso al fondo nazionale dei trasporti. Allora, o trovano un modo per ottenere finanziamenti o questa città dovrà portarsi dietro un fardello troppo pesante. E' come l'Italia con il debito pubblico. Il nostro debito pubblico si chiama minimetrò. Per questo in Comune hanno pensato ai taxi, ma se un taxi è più conveniente di un mezzo di trasporto collettivo, allora siamo davvero al capolinea. In ogni caso, che il centro di una città debba essere servito anche di sera sembra ovvio. A Perugia però, di sera, non ci si dovrebbe preoccupare soltanto degli interessi dei locali, non esiste solo il popolo della notte. Se il minimetrò non riesce a rispondere alle esigenze dei cittadini, non alle due di mattina, ma almeno a un'ora decente della sera, o è sbagliata la città o è sbagliato il minimetrò.
(per il Corriere dell'Umbria, sabato 14 maggio 2011)