Camminando il Maggio
Ancora Arna e il suo territorio, sino a Pretola che, con Ponte Valleceppi, è alle sue porte...
Fine settimana tra Chiascio e Tevere dopo la Festa del Primo Maggio (‘Vieni o maggio ’, di Cesare Bermani è emblematico al riguardo: libro con CD da leggere ed ascoltare): da Pianello sino a Pretola, passando per Civitella d’Arna
Ancora Arna e il suo territorio, sino a Pretola che, con Ponte Valleceppi, è alle sue porte quasi un invito a sostare per poi immergerci tra le colline e le vallate che ruotano attorno al Rio Piccolo e ai numerosi fossi e ruscelli che lo circondano e spesso vi affluiscono, una congiunzione insomma tra il Tevere ed il Chiascio, per dare vita a nuovi percorsi che raccontino il passato, vivano il presente, illuminino il futuro. Perché no?!
In principio questo canto sia nel nome de Maria e dello Spirito Santo Dio ce dia bon armonia; Dio ce dia forza e coraggio per Maria cantiamo maggio.
Ecco maggio ch’è venuto son tre dì che l’ho saputo, l’ho saputo su’n collina do’ c’è l’arietta fina; do’ che c’è la lupinella, te saluto fija bella.
Ecco maggio ch’è venuto son tre dì che l’ho saputo, l’ho saputo su pel monte do’ che c’ì ‘na bella fonte; do’ che c’è ‘na fontanella, te saluto fija bella.
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Questo maggio lo potete sentire cantare, variato e variabile nelle parole e nell’impostazione, la notte tra il 30 di aprile e il primo giorno di maggio, nella campagne tra Valfabbrica, Gualdo e Nocera, ma non soltanto qui, oppure nel contesto di una delle non rare rassegne dei/del ‘Cantamaggio, come sotto riportato (così come altrove, e non ultimo, leggo sul numero di maggio di E-IL MENSILE: ‘Dolomiti lucane: i Riti del Maggio’, e così via).
Sabato 7, dopo il calar del sole, a Pianello, lembo orientale del territorio d’Arna, è stata organizzata da una associazione locale, una rassegna del Cantamaggio. Ci sono stato. Ma ecco, prima di tutto, cosa scrive Valentino Paparelli nel suo prezioso volume ‘L’UMBRIA CANTATA. Musica e rito in una cultura popolare’ (squi[libri], Roma, 2008), a proposito dei ‘Maggi’. Riporto l’incipit di questo suo ricco e interessante capitolo del libro: “Il maggio rappresenta, all’interno del grande corpus della ritualità popolare europea, uno degli eventi decisamente centrali, perlomeno nell’ambito delle feste del ciclo invernale e primaverile, dei quali peraltro riassume, anche cronologicamente, le funzioni rituali preminenti: quella dell’espulsione del male e delle volontà negative legate all’anno passato e alla stagione morta, e quella propiziatrice della fertilità, della fecondità, in una parola del bene, che per assunto costituisce una prerogativa esclusiva del nuovo anno e della buona stagione”. Non mi dilungo, ma vi invito a consultare e leggere questo importante ‘documento’. Vi voglio però riportare il testo di un maggio raccolto da Paparelli a Stroncone (TR) nel 1980:
Con un bastoncino e me ci appoggio porto la nova ch’è arrivato maggio
è arrivatu maggio è primavera ogni albero fiorito si prepara
ogni albero fiorito si prepara e si prepara proprio questa sera
è arrivato maggio tutto fiorito la moglie zompa sopra a lo marito
è arrivatu maggiu co’ le foglie e lu maritu zompa sopra la moglie
maggiu se ne va pe’ ‘sti stradoni porta ‘n canestru a coglie ‘n po’ de rosoni
maggiu se ne va a ‘ste ragazzette quelle de quindici anni e diciassette beata quella mamma che l’ha fatte
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Torniamo alla serata della ‘rassegna del maggio’ proposta in quel di Pianello (in questi giorni grande è la mobilitazione a Preci per la seconda edizione dei ‘Cantamaggio’ umbri, grazie al progetto ‘ UMBRIA Tradizioni in cammino ’ dei Sonidumbra, di cui Barbara Bucci e Marco Baccarelli ne sono gli ideatori e gli animatori rispettivamente ed al contempo). L’iniziativa di Pianello, plausibile in sé per sé, non trova lo sbocco adeguato: serata piuttosto ‘fredda’, non soltanto meteorologicamente in e di questa estrosa primavera, pubblico poco coinvolto e coinvolgibile, oltreché poco coinvolgente, organizzazione volutamente, più che forzatamente, isolata e quindi perdente, o perduta. Ma il ‘Cantamaggio’ è vivo. Qui però quasi come trapiantato su un terreno non fertile bensì accidentato o comunque poco recettivo, e quindi ‘sfilacciato’, ‘asettico’, come ha notato Giovanna, ‘avulso’, quasi, dal contesto oggettivo locale. Un plauso, ad ogni buon conto, quanto meno di incoraggiamento, agli ‘anziani’ di ‘Antiche tradizioni’ (un folto gruppo proveniente dalla valle umbra tra Assisi e Foligno), ai ‘Maggiaioli’ sin troppo faceti di Valfabbrica, al giovane gruppetto dei ‘Maggiaioli’ di Colombella, forse i più stimolanti questa sera, al ‘Cantamaggio’ di Pilonico, controverso nella sua esibizione, al curioso e bistrattato quanto originale ed interessante assolo di una armonicista a bocca che ha reinterpretato il nostro ‘Cantamaggio’. Dispiace, quando le premesse ci possono essere e i nuovi giovani sono quasi inaspettate promesse. Senza nulla togliere agli altri… E allora le frasi di Bartók e di Stravinskij le debbo riproporre perché…, perché sì; lo capirete:
Tutto ciò che è nuovo e significativo deve essere sempre connesso con le vecchie radici; le radici veramente vitali che vengono scelte con gran cura tra quelle che invece si limitano a sopravvivere.
Bela Bartòk
Una vera tradizione non è testimonianza di un passato remoto; è una forza viva che anima e alimenta il presente.
Igor Stravinskij
Domenica 8 maggio, ore 8: appuntamento per la prevista Camminata di Civitella d’Arna, la terza dell’edizione 2011 di Attravers…Arna & Sentieri Aperti: “I fossi e le trosce d’Arna”. Torrente
Spumeggiante, fredda, fiorita acqua dei torrenti, un incanto mi dai che più bello no conobbi mai; il tuo rumore mi fa sordo, nascono echi nel mio cuore. Dove sono? Fra grandi massi arrugginiti, alberi, selve percorse da ombrosi sentieri? Il sole mi fa un po’ sudare, mi dora. Oh, questo rumore tranquillo, questa solitudine. E quel mulino che si vede e non si vede Fra i castagni, abbandonato. Mi sento stanco, felice come una nuvola o un albero bagnato.
La poesia è di Attilio Bertolucci. L’abbiamo scelta perché abbastanza bene si adatta alla camminata odierna che rientra nel percorso ‘Salviamo l’acqua: bellezza e ricchezza del territorio’. Ma v’è tanto altro. Lamberto è attivo già da tempo allorché raggiungo, e manca poco alle 8, la piazzetta antistante l’ex Convento dei Padri Filippini: i tavoli per la iscrizione, il materiale iconografico per i partecipanti su altri due tavoli, la mostra fotografica sull’acqua, una minuta ma suggestiva esibizione di vecchi documenti del luogo e dei ‘lavori dimenticati’. L’arrivo di Ornero, il professor Fillanti, è motivo di una precisazione di ‘grammatica italiana’ che mi ‘sconfinfera’ rammentare, partendo dal sottotiolo della Camminata odierna di Civitella d’Arna: … “i fossi e le troscie d’Arna”… Errore! Trosce e non troscie! ‘Questo perché le desinenze in ‘cia’ o in ‘gia’ perdono la i al plurale se precedute da consonante (trosce, appunto, o cosce, per esempio), mentre mantengono la i se precedute da vocale (p. es. ciliegie)’. Detto questo, il dizionario della lingua italiana, ‘loZingarelli 2011’ alla voce ‘troscia’ scrive ‘pozzanghera’; beh, in perugino è qualcosa di più, ma lasciamo correre… Prima di partire è gradevole ascoltare Fillanti che ci spiega l’importanza dell’ “acqua”, nel tempo e nello spazio, in questo nostro piccolo territorio, quasi a monito di… ; per chi non lo avesse ancora compreso o saputo, tema dell’edizione 2011 di Attravers…Arna & Sentieri Aperti è l’acqua: “Salviamo l’acqua: bellezza e ricchezza del territorio (non solo d’Arna, evidentemente, ma del ‘mondo intero’). Partiamo dunque, alle 9 quasi precise, con Lamberto che stranamente innalza una bandierina a due colori orizzontali, bianco e rosso: ma non è la bandiera della Polonia? Se è così, non avrà a che vedere con la recentissima beatificazione del ‘grande Papa’ polacco? Non emetto giudizi. Ma eccovi il tragitto, meticolosamente trascritto su manifestini dal prode Salvatori:
Si parte dalla piazzetta dell’ex convento dei Padri Filippini (335 m) in direzione sud-ovest scendendo lungo il tratto ancora esistente della vecchia ‘strada regale di Porta Sole (già vicinale di San Lorenzo poi Salara per le Marche)’ fino a costeggiare il podere San Lorenzo (309 m). Da qui si scende ancora su tratto sterrato fino alla deviazione a destra in direzione del Podere Palazzetta (247 m). Si lascia il casolare a sinistra e su strada larga e sterrata si prosegue fino a costeggiare sulla destra il fosso Civitella. In alto, sempre a destra, si scorge il Podere Tambucco (287 m). Scendendo per circa 300 metri si arriva fino allo storico Rio Piccolo (già Rio d’Arna), a 210 m, che si attraversa su passerella creata per l’occasione. Superato il Rio, si sale per un tratto e dopo circa 2,5 km dalla partenza si giunge a Palazzo Monte Rotondo e poi a sinistra si entra nella proprietà di Ferdinando Baldelli (toponimo Case Vecchie, a 235 m) e si percorre la strada lungo il laghetto che ci condurrà al Podere Mulinella (fino al 1952 vi era un mulino) per una breve sosta. Da qui, attraversata la SS 318, dopo 150 metri, si svolta a destra sulla poderale in direzione di Lidarno (202 m) e si oltrepassa il fosso del Bagno, fino a raggiungere il Podere Lidarno. Giunti in prossimità del paese, si risale a sinistra e prima di arrivare al Podere Montalcino (218 m) si scende a destra e poco dopo si attraversa il fosso Carbonesca per risalire sulla strada comunale Lidarno-Petrignano fino all’omonimo toponimo. Superato Carbonesca (237 m), si scende a destra in direzione S. Egidio, fino alla confluenza dei fossi Cerquettino e Richiavo (208 m). Si risale quindi sul margine di un campo in direzione Podere Richiavo e dopo aver attraversato il fosso del Richiavo, si sale fino al Podere Richiavo Alto. Da qui a destra su un campo di fieno si sale ancora fino alla villa della Ginestrella (286 m). Si prosegue a destra sulla strada provinciale di S. Egidio e dopo 200 metri si svolta a sinistra e poco dopo a destra in direzione di Ripa. Si ridiscende in direzione dei laghetti Mignini e poi a sinistra fino alla vicinale Maiole Baldelli (231 m). Da qui a destra si risale ancora fino al bivio della vicinale di Ripa (284 m) che a sinistra ci porta dopo circa 400 metri all’attraversamento del fosso Maccara (235 m). Da qui si risale, lasciando sulla sinistra il fosso Carpeneto, e dopo aver attraversato la SS 318, si giunge alla fontana dell’Osteria (279 m). Da qui, dopo 200 metri sulla destra, si arriva alla meritata sosta pranzo presso l’area verde del Fontino (285 m), dopo aver percorso 12,5 km.
Alcuni dettagli relativi al percorso: al primo attraversamento del Rio Piccolo un gruppetto di lavandare, come una volta, è al lavoro. Stupore e sorpresa: ‘La bella lavanderina che lava i fazzoletti por i poveretti della città. Fai un salto, fanne un altro, fa’ la riverenza, fa’ la penitenza, salta in su, salta in giù, dai un bacio a chi vuoi tu’. Sorge spontanea la filastrocca. Ma ci domandiamo chi ha fatto la penitenza: Gianni che ha dato un bacetto a Palma o viceversa? E alle mie spalle qualcuno mi provoca intonando: ‘La bella la va al fosso’, ed io rispondo prontamente: ‘ravanei, remülass, barbabietole e spinass, tri palanche al mas…’. In ogni caso non è da escludere che il 25 giugno a Montecolognola di Magione (memorizzate, gente, memorizzate) ‘I Giorni Cantati’ ce la faranno ascoltare… Al Mulino di Ricci (che non c’è, il Ricci; né c’è più, il mulino, vedi sopra), una ricca colazione con tanto di caffè che il buon Racana dalla partenza avrebbe gradito (contento?). Attraversiamo la già Strada Statale di Valfabbrica e ci contiamo, anzi conto i partecipanti: ne conto 228 (pensate che poco prima qualcheduno aveva azzardato la cifra di 230!). Chilometri percorsi: 13 e mezzo (dice il GPS di Vincenzo); 14.630 mi precisa Gianfranco grazie al suo GPS! ‘Antichi sapori’: il piatto della tradizione offerto alla fine della camminata è stata una porzione di lasagne (una cadauno, ma il ‘diabetico’, e non sono io, ne ha ‘divorati’ tre!) seguita da una zuppa inglese, pardòn, una zuppa anglo-civitellese. Alla fine, una esibizione di cani, non idrofobici, ovviamente! A domenica prossima, a S. Egidio, ci ricorda l’uomo-sandwich.
Domenica 8 maggio, ore 21.30. Concerto della Nuova Brigata Pretolana, all’Uncinaia, suggestivo nome del ristorante – pizzeria, sito in Pretola, a pochi metri dalla sponda occidentale del Tevere, che vuole ricordare il lavoro dell’uncinatore, che negli anni passati era importante per recuperare dal fiume, dopo temporali o altri eventi naturali, i tronchi che la corrente portava via e lontano. Quanto era preziosa quella legna! Uno spreco sarebbe stato non poterla recuperare, per scaldarsi, per cucinare, per dare calore. Uno spreco, come l’acqua che già Danilo Dolci ricordava come bene immenso da salvaguardare e non ‘sprecare’, vuoi privatizzandola, vuoi inquinandola, vuoi trascurandola. Torniamo al Ristorante e alla sua inaugurazione per ‘cambio gestione’. Anche la Nuova Brigata è stata invitata per tale occasione (dopo il successo del I maggio in ‘piazza grande’ a Perugia?).
Al suono di chitarra e mandolino vogliamo salutà li nuovi amici fermandoci a cantare un pochettino e far tutti i presenti un po’ felici.
E cantando con passion le parol d’ogni canzon vi faremo palpitare il cuore.
Con queste strimpellate alla borghese sappiamo di portar con armonia girando qua e là in ogni paese facendo poi trovare l’allegria.
E cantando con passion le parol d’ogni canzon vi faremo palpitare il cuore.
Ai giovinotti di questo paese vogliamo far sentire ‘na serenata senza farle subir nemmeno spese accontentar così la fidanzata.
E cantando con passion le parol d’ogni canzon vi faremo palpitare il cuore.
Il buffet è ricco ed invitante. Pretolani e non, amici, amici degli amici, forse parenti, persone ritrovate, persone riscoperte. Bello e buono. Iniziamo con l’accompagnamento musicale al piano di un giovane ed abile maestro di cui non rammento il nome (riconosciamo un brano di Chopin tra gli altri), poi un brevissimo flash del Mencaroni Diego sulla cucina umbra e sui nomi che da un borgo all’altro possono mutare nel definire lo stesso piatto: sempre gradevole e istruttivo ascoltarlo. Terminiamo con la Nuova Brigata Pretolana: 30 minuti di canti della tradizione, la vita del borgo negli anni che furono, una memoria che non va dimenticata, stornelli e serenate, un canto sull’emigrazione (dedicato agli emigranti che fummo e agli immigrati che accogliamo), le ‘Undici ore’ che stanno arrivando, ma non sono ancora passate; ma preferiamo lasciare e lasciarci in questo modo, sottolineando questo ‘nuovo’ ed inaspettato – sino a due o tre anni addietro – percorso di un progetto che vede nella realizzazione dell’Ecomuseo il principale obiettivo, e che questi tre eventi di cui vi ho raccontato perché vissuti, ne sono parte integrante e significativa. Un esempio da condividere, partecipare, allargare, confrontare e costruire.
Rinascita
Da anni più nessuno si è occupato del giardino. Eppure quest’anno – maggio, giugno – è rifiorito da solo, è divampato tutto fino all’inferriata, – mille rose, mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi – viola, arancione, verde, rosso e giallo, colori – colori-ali; – tanto che la donna uscì di nuovo a dare l’acqua col suo vecchio annaffiatoio – di nuovo bella, serena, con una convinzione indefinibile. E il giardino la nascose fino alle spalle, l’abbracciò, la conquistò tutta; la sollevò tra le sue braccia. E allora, a mezzogiorno in punto, vedemmo il giardino e la donna con l’annaffiatoio ascendere al cielo – e mentre guardavamo in alto, alcune gocce dell’annaffiatoio ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento, sulle labbra.
Xiannis Ritsos
Grazie a tutti, ai Ciofetti, agli Alunno, ai… a tutti!
Nome: Maria Commento: A proposito di maggio e di Bermani, mi viene in mente un canto della nostra amica che faceva la mondina. Ricordo solo queste prime strofe.La trovo carina e ve la mando.
"E nel maggio il fiore della vita/è pieno di soavi odor./
Veggo laggiù tra l'erba rifiorita/ quelli che si amano,son confusi nell'amor./
Amo gli uccelli il gorgheggiar/ tra l'alberin della verdura/ amo ancora ad ascoltar/ il prodotto e la natura/e quando scorgo quel sentier/ che mi conduce dove bramo/ tutti i miei sogni e i miei pensier/volano verso color che amo.