Walter Cremonte è un autore stilisticamente tormentato; non parlo qui di rovello esistenziale quanto di vera e propria inquietudine stilistica, di percezione della Crisi incombente che minaccia il futuro della discorso poetico. Nell’ambito di questa gigantesca problematica - che investe gli aggregati della forma-interna come i confini della forma-esterna del discorso poetico - la tessitura stilistica della poesia di Walter Cremonte tende a rinchiudersi a riccio nell’alveare della propria temporalità armata di tutto punto come momento di fronteggiamento della finis temporum. Sul piano meramente stilistico la poesia dell’autore perugino tende a coniugare il livello molecolare della procedura iperrealista con una struttura chiusa: una procedura complessa che si svolge per «respingimenti», per chiusure e per eliminazione di tutto ciò che appartiene al residuo del combusto.
In questo senso, appunto, Cremonte è un autore consapevole del nostro tempo, perché non si accontenta di adagiarsi su di una stesura consolidata dello stile ma si attiene al limite temporaneo di un discorso poetico possibile.