La camminata del Camposanto
I testi delle letture e le foto della camminata
“Se io non posso placarmi al morire degli individui nella storia, io cerco una realtà in cui l'individuo non muoia, sia presente in eterno." Aldo Capitini
… Prima ‘n me sucedéva, ‘nvec’ adesso ‘gni volta che ‘n col tren’ ce pass’ acanto aguàrdo ‘n posto ch’è sott’a ‘n cipresso a me vien’ giù ‘na lagrima de pianto. Claudio Spinelli
LA CAMMINATA AL CAMPOSANTO
testi scelti e raccolti da Vanni Capoccia
fotografie di Roberta Perfetti e Sandro Allegrini
I SCONGIURE
A qualunqu’ora passe ‘n ver’ la Pesa
ndua c’ha ‘l negozio Pass’ri, salvanno,
‘n tol portone c’è lu’ come ‘nn atesa
che ‘n tol vedéllo ‘gnun’ se vien’ grattanno.
Cià ‘n modo d’aguardàtte, cred’pure,
che par’ che sta a piàtte le misure.
Prima del Camposanto
Tempio di San Michele Arcangelo: Nel pavimento del tempio sono presenti diverse lastre tombali con stemmi di corporazioni artigiane che avevano sede nel Rione di S. Angelo.
Chiesa di San Domenico: “… nella nicchia è il cinquecentesco Monumento funebre di Guglielmo Pontano (il giurista che abitava ed insegnava nel suo palazzo vicino a Sant’Ercolano), opera in terracotta di Vincenzo Danti (scultore della illustre famiglia perugina, anch’egli sepolto in questa chiesa, monumento qui trasferito dalla originaria sua collocazione che era sopra la porta della sacrestia.”
Maria Rita Zappelli, Perugia Borgo San Pietro, Ediart, Todi, 2008.
Cattedrale San Lorenzo: “Nella parete destra è il sarcofago dei tre papi morti a Perugia, Innocenzo III. Urbano IV e Martino IV, commissionato dal vescovo Napoleone Comitoli (1615) e ricollocato entro un prospetto disegnato dall’architetto Renzo Pardi (1960); custodisce le ossa del solo Martino IV i resti mortali di Innocenzo III sono stati trasferiti nella basilica lateranense a Roma (1891), quelli di Urbano IV nella cattedrale di Troyes (1901)”
Elvio Lunghi, La cattedrale di San Lorenzo, Quattroemme, Perugia, 1994.
“Per non crescere tristezza alla popolazione, non più a morto o ad agonia suonavano le campane; i malati si trasportavano a S.Margherita, i morti in un campo adiacente a S. Caterina Vecchia, i carcerati sani in fortezza. Si Volle profittare della sciagurata occasione per istituire stabilmente i Campi Santi; ma su tal proposito vigevano due opposte correnti d’idee così a Roma come a Perugia: ordini e contrordini si succedevano gli uni agli altri e alcuni si appigliavano al partito neutro di seppellire i loro morti sotto un albero sotto casa, o in altro luogo isolato. L’onnipotente padre Perilli, sapendo che a Roma si seguitava a suonare le campane a morte e a seppellire i cadaveri in chiesa, si fece venire sotto mano un ordine da Roma, col quale ingiunse alle monache di S. Caterina Vecchia di negare l’accesso ai cadaveri nel Campo Santo; e quando le autorità secolari furono redarguite della passata tolleranza se ne scusaronocome di cosa a loro non ispettante, riversando la responsabilità sopra il vescovo che non aveva impedito, come il vescovo di Assisi, la tumulazione dei cadaveri fuori di chiesa.”
Luigi Bonazzi, Storia di Perugia. Dalle origini al 1860, Volume II, Unione Arti Grafiche 1960
L’ACOMPAGNO DEL MI MARITO
- Quant’verrà a costàmme ‘st’acompagno? –
- Secondo come l’ vole: ‘l più speciale
compresi i manifesti e ‘l mi guadagno
verrìa sécent’mila; ma li vale. –
- Me sa che tu sé’ matto ‘n tla testa? –
- Allora sceje quil più dozzinale:
con quattr’centmila fè la festa:
Manc’a parlànne…: l’ lascio a l’ospedale. –
- A costo de fa paro t’acotento, …
proprio perché ‘n voj perde ‘na cliente!...
Ce sarai ‘n acompagno da trecento:
facemo quilloi…, ma ‘n te levo gnente. –
- È tropp’anche’acussì: …ncora ‘n ce sémo… -
- Ho capito gmni cosa, cocca mia…:
Ta ‘l tu marito l’ sé quil ch’j facémo?
Jataccàm la manije e l’ portàm via!
L’ACOMPAGNO DEL BABO
Chiamàron dai bonvecchi ‘n Font’novo:
- È morto ‘l vostro babo, signorina.
- Por’ cocco: e io ‘n tol letto che ‘n me smovo!
Quando l’ fon’ l’acompagno? – Stamattina.
- Cidenzia ta ‘gni cosa – fice lia:
- tant’ ben’ oggi ch’evo da gì via.
“Qui daccapo alla via (Fontenovo ora Enrico Dal Pozzo) sostavano i funerali che fino a tutti gli anni ’50 si svolgevano a piedi per le vie cittadine e qui per i personaggi importanti venivano declamati i discorsi. Il funerale poi proseguiva per il cimitero con i familiari ed i conoscenti più stretti…”
Giuseppe Donati, Perugia. Guida toponomastica, Perugia, 1993
‘L DISCORSO
A Font’novo, com’è l’us’ antico,
l’acompagno se ferma, e l’avocato,
che lu’ del mort’ era ‘l più mej’ amico,
‘tacca ‘l discorso ch’eva preparato
nco ‘na voce che guasi t’asordiva
come che sinnonò ‘l morto ‘n sentiva.
Quil’ che fu bon’ a di’ nné ‘l sa nissuno:
- ‘Sta gran persona ch’j’ dicem’ addio,
si ‘l Padretern’ esiste, salvo ‘gnuno,
va dritto ‘n celo quant’è vero Ddio
ché ‘n galantuomo com’è stat’ lùe
è voja de cercallo: ‘n ce n’èn’ piùe…-
‘L discorso me pareva cussì bello
che pe’ ‘n momento, miga ‘n ve l’ nascondo,
me sbalenò ‘n’ idea drent’ al cervello
che più cojona nun se trov’ al mondo:
me saribbe piaciuto chissà quanto
d’èss’ io quil’ che portamm’ al camp’santo!
Il Camposanto
1) Ingresso e palazzine dei custodi
Il Camposanto di Perugia è stato costruito su progetto dell’ingegnere comunale Filippo Lardoni su un luogo detto delle “Due case”, area sepolcrale etrusca tanto è vero che proprio dove è stato eretto il Monumento ai caduti vennero rinvenute tombe etrusche. I lavori terminarono nel 1849 e fu inaugurato il 23 novembre 1849 dal Vescovo Gioacchino Pecci che,successivamente, diventerà Papa Leone XIII. Il Camposanto risultò ben presto insufficiente ed il Comune dette l’incarico al nuovo ingegnere comunale Alessandro Arienti di curare l’ampliamento.
L’aspetto attuale non si distacca dal progetto dell’Arienti, suoi sono l’attuale porticato d’ingresso nel quale si trovano grandi lapidi con i nomi di chi è morto combattendo per l’Unità d’Italia ed i due fabbricati per il personale, in origine erano di mattoni rossi e non intonacati.
“Su uno dei pilastri dell’ingresso era scritto: - Questa inesorabile soglia divide la vita e la morte che pur si favellano e si amicano in Dio – “
Maria Rita Zappelli, Caro Viario, Edizioni Guerra,Perugia 2000.
TUTTO POL SUCEDE
Quan’ fu che ta ‘l guardian’ del cimitero
j’ morì la su’ moje, ‘n tol cancello
lu’ se pensò d’apiccicà ‘n cartello
de quilli ch’honno ‘l bordo tutt’nero
nco ‘na scritta cussì: - Chiuso per lutto -.
Tol mondo, gente, pol sucede tutto.
Il Cimitero di Perugia era uno dei luoghi di Perugia più cari ad Aldo Capitini, le tombe degli amici e degli sconosciuti lo aiutavano nelle riflessioni religiose. Diceva che avrebbe volentieri fatto il custode di quei luoghi. Amava molto l’Arpa Birmana, un film che racconta la storia di un soldato giapponese che, finita la guerra, rimane in Birmania per andare in cerca dei cadaveri vittime della guerra e seppellirli.
Scendiamo nella vita col vestito della festa, indossato al cospetto dei morti
è con noi il silenzio dei cimiteri, l'ultimo verso delle epigrafi.
Si è aperta giovanile, la mossa della spirito che non ha età.
In un intimo orizzonte, da questa solennità scendiamo.
Vediamo i genitori nostri, uniti all'intimo e più che genitori.
Aldo Capitini, Colloquio corale
‘L CAMP’SANTO
Nun dico tutt’i giorne, ma ‘gni tanto
quann’ho quielle giornate de traverso,
vò a famme quattr’pass’ al camp’santo
ndua che me par de sta’, pe’ ‘n cert’verso,
to ‘n pòsto più siguro e ‘n tra ‘na gente
che de ‘sto mondo gne frega gnente.
Alora me vien’ fatto d’ariflètte
che ‘sta vit’ è ‘n garbujo per davéro
ndua curre, strill’ e pu stir’ i cianchette.
Ho ditto che sto bèn’ al cimitero
benzì ‘ntendétol’ giusto quil’ che scrivo:
voj’ di’ che ce sto bene, ma da vivo.
2) Tomba famiglia Tilli
(Litografi)
(vialetto sinistro appoggiata muro esterno)
Brenno Tilli anarchico, libero pensatore, sempre dalla parte degli oppressi contro ogni tipo di prepotenza. Nemico e oppositore tenace di ogni potere: politico, affaristico, militare, religioso.
Brenno è stato un bravissimo artigiano ultimo discendente di una famiglia di illustri litografi.
3) Tomba Raffaele Omicini
Raffaele Omicini (Perugia,1826-1909) allievo dell’Accademia di belle arti aprì una studio conRaffaele Carattoli assieme al quale eseguì al Camposanto i monumenti Carattoli e Buattini. Fervente risorgimentale partecipò alla Prima guerra d’indipendenza in Lombardia. Fece parte del Governo provvisorio perugino nel XX Giugno 185. Nel 1909 era presente all’inaugurazione del monumento al XX Giugno di Porta San Pietro.
4) Tomba Publio Angeloni
Publio Angeloni avvocato, repubblicano e massone. Più volte consigliere comunale.
“I superstiti garibaldini, sempre orgogliosi e battaglieri, non tollerano coloro che intendono contestare il loro passato. L’avvocato Francesco Andreani, in un discorso commemorativo al Cimitero per la ricorrenza del XX giugno, provocò l’intervento della Pubblica Sicurezza, il cui delegato in sciarpa tricolore intimò lo scioglimento della manifestazione. I presenti, tra cui molti garibaldini in camicia rossa, si ribellarono prendendo come armi le croci di ferro delle tombe. Intervenne il sindaco Ulisse Rocchi, che assunse la responsabilità dell’ordine pubblico al Cimitero e dell’incidente. Ottenendo così l’allontanamento della forza pubblica.”
Luigi Catanelli, Usi e Costumi nel Territorio Perugino agli inizi del ‘900, Edizioni dell’Arquata
Mario Angeloni (figlio di Publio), antifascista della prima ora, fondò con Randolfo Pacciardi e Gigino Battisti (figlio dell’irredentista trentino) L’Italia libera. E’ stato carcerato all’Ucciardone di Palermo e mandato più volte al confino a Lipari, Ustica e nelle isole ponziane. Con l’aiuto di Gigino Battisti si rifugiò in Francia. Morì in Spagna, combattendo a fianco dei repubblicani spagnoli, era al comando della prima colonna italiana delle Brigate Internazionali fondata da Angeloni assieme a Carlo Rosselli.
Sua moglie Giaele Franchini visse gli stessi ideali e le stesse vicissitudini del marito. Dopo la morte di Mario rimase a lottare in Spagna. Tra le ultime a lasciare la penisola iberica riuscì a fuggire ad Algeri e da lì a raggiungere il Messico. Quando alla fine della guerra tornò in Italia avrebbe potuto pretendere molti onori, ma rifiutò quello che le sarebbe spettato.
Rimase fedele al marito ed ai loro ideali, vivendo la vita, per tutta la vita, nel ricordo di Mario.
“Non è vero che la democrazia italiana sia entrata nella guerra di liberazione tardi e al seguito degli alleati: la democrazia italiana aveva avuto il suo primo fatto d’armi il 28 agosto 1936, giorno della morte di Mario Angeloni”
Umberto Calosso, La guerra di Angeloni, in Giaele Franchini Angeloni, “ Nel ricordo di Mario”, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2002, II edizione.
Nella stessa casa perugina di Mario Angeloni è nato, figlio della sorella, l 25 aprile 1915 Giuliano Vassalli. Giurista, dirigente e parlamentare socialista, ministro, presidente emerito della Corte Costituzionale, Medaglia d’argento al valor militare per il contributo dato alla Resistenza.
Nei locali di Via Danzetta - dove aveva avuto lo studio l’avvocato Publio Angeloni - si tenne la prima riunione del Comitato di liberazione nazionale di Perugia.
5) Cappella Fettucciari - Checchi
Arturo Checchi (disegnatore, pittore, incisore, scultore), nasce il 29 settembre 1886 nella campagna fiorentina di Fucecchio (è anche il paese natale di Indro Montanelli).
Disegnatore frequenta l'Accademia di Belle Arti di Firenze (1902) tra i suoi insegnanti Fattori,
Nutrito di cultura macchiaiola, post-macchiaiola, espressionista, Arturo Checchi inizia ad esporre le sue opere pittoriche nelle maggiori manifestazioni nazionali ed in numerose mostre personali.
Oltre l'attività artistica, dal 1916 si dedica all'insegnamento e nel 1925 ottiene la cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Perugia (fino al 1938), dove ebbe come allieva una pregevole artista, che sarà poi sua moglie, Zena Fettucciari. Dal 1939 al 1945 è a Brera e dal 1945 al 1961 e poi richiamato a Firenze in quell'accademia da lui poco "frequentata" da giovane studente.
Fiorentino di nascita, ma perugino di adozione, Checchi morì a Perugia il 24 dicembre 1971, lasciando il ricordo del suo amore per la città attraverso le splendide ed affascinanti "Finestre" visioni dell’Umbria vista dalla sua casa di Via Ulisse Rocchi. Sue sono le maltrattate sculture di Piazza Italia, il busto dei “giardinetti” e le sculture del Foyer del Morlacchi. Tutte opere donate dalla moglie Zena alla nostra città.
6) Cappella Conte Ruspoli
(anno 1931)
Vari stili si mescolano creando una certa confusione, sopra l’ingresso ha un bello stemma di ceramica in stile rinascimentale e nello scalino d’ingresso è scolpito:
SIATE LIETI
O VOI CHE GODETE IL SOLE
PIÙ LIETI SIAMO NOI
CHE ABBIAM MAGGIOR SOLE ED ETERNO
7) Cappella Lilli
(1965, Davanti alla cappella Ruspoli)
La cappella Lilli è tra le ultime realizzazioni monumentali del cimitero. Oramai la celebrazione nel ricordo della morte non ha più un suo linguaggio peculiare e le cappelle, anche quelle di famiglie dotate di mezzi finanziari, sono solo un contenitore da rendere esteticamente accettabile e funzionale e non più un monumento che illustra la vita ed i valori di una famiglia.
8)Cappella Persichini
(1945)
Considerazioni simili a quelle fatte per la cappella Lilli valgono per la Persichini, anche se l’architettura essenziale, variata solo dalle superfici di vetro, rivela l’ispirazione ad una delle predominati culturali del suo periodo: la razionalista.
9) Cappella Vitalucci
(Anno 1892, scultore Romano Mignini)
“La piramide quale forma per la cappella di famiglia, ha una fortuna che è testimoniata dagli esemplari contemporanei negli altri cimiteri monumentali… Non va dimenticato inoltre che è un’altra delle forme care alla massoneria, in quanto luogo simbolico del cammino iniziatico. I busti-ritratto al suo interno sono invece un discreto esempio di scultura realista. Anche il ramo di rose alla base del busto del giovane Vitalucci fa pensare ad una commemorazione di tipo massonico… in occasione dei funerali di un “fratello” vengono gettate sulla tomba tre rose, che significano luce, amore e vita.”
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
LA MASSONERIA
Me sbajerò, ma ‘sta massoneria
‘nn è più com’era quilla de ‘na volta:
gente che manc’ a sbaffo ‘n la vorria
basta ch’apre bocca vien’ acolta.
Ce trove dentro robba de ‘gni sorta,
ch’ormai chi bussa buss’ àpron’ la porta.
Ai temp’ addietro te piavon’ gente
Che ‘n tra le gambe c’éva quil’ che c’éva:
quilli d’adé’, salvanno poc’o o gnente,
scambion’ l’ logge pe’ j’uffici leva.
Birbanti, mezze tacchie, bagiapile,
ogge ‘n se guarda tanto pe’ ‘l sottile.
È voja d’acercànne qualcheduno
D’ lo stampo d’i Vecchi, d’i Tiberi…
Second’ me ‘n se n’ trova più manc’uno,
ché quisti d’ogge ‘nn èn’ quilli de ieri.
Ma pole sta’ che de sta situazione
Me ciò da ‘ncazzà’ io che ‘n so’ massone?
Certo che si campava ‘l por Mijocchi,
‘n cristiano che ‘n se trova più lo stampo,
che lu’ quan’ li capava upriva j’occhi,
si ‘nn eri più che schietto ‘nn évi scampo.
I losch’, i volta giubba, j’arivisti
con lu’ ‘n facevon’ manco j’aprendisti
10) Cappella del capitolo di San Lorenzo
Il capitolo dei parroci della Cattedrale è il consiglio del Vescovo che lo consulta nelle questioni importanti.
"E' chiaro che per l'apertura alla compresenza ogni essere nasce non soltanto nella sfera biologica, dove poi riceverà la morte, ma nasce anche nella compresenza: e ogni battesimo diventa perciò inutile, anzi divisivo, perché la compresenza unisce ogni essere che nasca, e ogni natale è Natale, come ogni morte, cioè ogni croce, è Resurrezione."
Aldo Capitini, Educazione aperta II
DOPP’ MORTI
Secondo ‘l mi zi’ prete, vit’ e morte
sarìon’ ‘na specie de ‘na lotteria
‘ndua che le cose, quan’ che vonno storte,
uno ‘n ce s’ha da fa’ ‘na malattia
che tanto, dopp’ morti, ‘l Padreterno,
com’ ha lassato scritto ‘n tol Vangelo,
manda ta i birbaccioni giù a l’inferno
e ta quil’ altri tutti quanti ‘n celo.
Sarà cussì, ma i’ ciò ‘na paura
ch’è quilla che me tiene ‘n tle spine:
te l’ammagine tu che fregatura
si tutto fuss’ mort’ e fatt’ fine.
LA CONFESSIONE
Quand’eva preso già l’estrem’ unzione
chiamò la moje: - Mò che so’ finito
vorrìa cavamme la soddisfazione
de sapé’ si quil giorno m’è tradito -.
E lia je fa: - I’ te l’dirìa de core,
ma doppo si per caso tu nun more?
11) Tomba Cardinali
(Ha ospitato Primo Ciabatti vialetto sinistro dietro piramide Vitalucci)
“In Ciabatti e in me era maturata da tempo la convinzione che contro il fascismo era necessaria una lotta aperta e che per la sua caduta non erano sufficienti gli studi filosofici ed i dibattiti. Agli inizi del giugno 1941, dopo giorni e giorni di discussione, maturò in noi l’idea di compiere un’azione aperta contro il fascismo. Perugia doveva avere il suo atto di ribellione contro la dittatura e questo atto doveva avvenire per merito dei giovani: iniziava un processo di separazione e si apriva un solco fra gli orientamenti programmatici dell’antifascismo e del socialismo tradizionali e le prospettive di lotta delle nuove generazioni.
La notte del 6 giugno 1941 Cesare Cardinali preparò una vernice al nero fumo e, con l’aiuto di Alfredo Tomassisi, Primo ed io coprimmo la città di scritte antifasciste. …
Ci lasciammo con un abbraccio e senza dormire aspettammo il mattino. Alle otto fummo in piedi e andammo a vedere l’effetto del nostro lavoro: la polizia cercava di allontanare la gente che si fermava a leggere i nostri “Abbasso la guerra”. Proletari unitevi”, “Morte ai fascisti”, che restarono visibili fin verso il mezzogiorno. […]
Il prof. Capitini seppe del nostro lavoro ed ebbi in dono “La poesia” di B. Croce, libro che ancora conservo con affetto.
L’ impiego di materiali diversi produce un piacevole effetto cromatico. I busti “… si segnalano per la qualità esecutiva, data dalla resa puntuale della fisionomia e del carattere. Anche qui… notiamo l’assenza di simboli cristiani; è evidente che i monumenti funerari di questi anni sono espressione degli ideali laici della borghesia del tempo”
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
Zurli è stato direttore della Clinica Psichiatrica di Perugia, un padiglione dell’ex manicomio porta ancora il suo nome: “Lo Zurli”
LA LÈTT’RA DE MAGNAMACCO
Cara mamma te scrive la presente
‘l tu’ fiol mezzano Magnamacco Antonio
Per ditte che stò bene e nun ciò gnente
E che vojo scappì dal manicomio.
Nunn’è che ce stò male, sta sigura;
anzi, t’éesse da dì, ‘n tra tanti guai
si ‘n fusse c’ho da fa qualca puntura
saria ‘na vita da nun murì mai.
Ormai benzì m’è gita ‘n ti cojoni…
Ieri m’ hòn fatt’i raggi: mò de fretta
Speramo che me fònn’ anch’i cerchioni
Ch’almen’ arvèng’ a casa ‘n bicicletta.
‘L PROFESSOR’ D’I MATTI
Ai temp’ addietro c’era ‘n professore
che curava ta i matt’ e ce studiava,
ch’era ‘n’autorità com’ dottore
benzì lu’ ‘nco’ ‘gni tanto scantonava.
Sarà ch’a stacce ‘nsieme giorn’ e sera
per podelli curà’, qualca ramata
magari de ‘na forma più liggera
qu’i poracci je l’evon’ agettata.
Presempio quand’j’ piò la fissazione
d’avé’ sempre sott’occhio ta l’amante
che steva de rimpett’ al su’ balcone,
sicom’ j’ dévon noia ‘n po’ de piante
lu’ nné lent’ e nné zoppo chiamò ‘n matto
(ma vatt’a ‘rcapezzà’ ‘l matt’ chi era)
E senza tantte storie, ditt’ e fatto,
je le fice tajàll’ e bona sera.
13) Galleria destra
‘NA STATUA
Che c’è drent’ a quil marmo che me léga?
Èribella cussì da viva ncòra?
Sé’ ‘na sposa, ‘n’amante, s’è ‘na strega?
Che segreto nisconde che t’acora?
Me strùgg’ e me ncatena ‘l tu’ mistero
Donna de marmo drent’ al cimitero.
Scultura funeraria di Venusto Mignini
Monumento Bonacci-Brunamonti (Anno1914 scultori Romano Mignini e Venusto Mignini, firmato e datato).
“Siamo di fronte all’ultima opera realizzata in collaborazione tra padre e figlio. Le proporzioni del bustomaggiori del vero contribuiscono a conferire un aspetto maestoso e retorico alla poetessa perugina. Non mancano tutti gli attributi connessialla poesia: il lauro, i libri, il richiamo all’antichità tramite le sfingi.”
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
Maria Alinda Bonacci Brunamonti. Poetessa (Perugia 21/8/1841/3/4/1903. La famiglia era originaria di Recanati, il babbo, Gratiliano, la indirizzò verso gli studi classici e letterari: fin da giovinetta conosceva assai bene i classici latini, Dante e sapeva anche il greco; ebbe pure gusto per le arti figurative e si applicò a studi filosofici. Iniziò con il comporre a 15 anni versi di carattere religioso. ). Delicata scrittrice, che seppe cantare con commosso lirismo le infinite bellezze e gli angoli più suggestivi della nostra regione: Piediluco, Pale, Trevi, il Trasimeno...
Ai suoi tempi la poetessa fu molto apprezzata, poi la critica ha ricondotto la sua poesia entro limiti più consoni al reale valore.
Nel 1854 la sua famiglia dovette lasciare Perugia per motivi politici, trasferendosi prima a Foligno e poi a Recanati. Questo avvenimento le ispirò melanconici versi: Canti Campestri (Perugia, 1876), idilli ed elegie, che arieggiano superficialmente il Leopardi e il Tasso. Gli avvenimenti perugini del 1859 le dettero spunti patriottici e cantò le battaglie di Magenta e Solferino, inveendo contro la reazione papale in Perugia: Canti Nazionali (Recanati, 1860). Per speciale concessione, fu l'unica donna a votare per il plebiscito del 1860 per l'Unione delle Marche. Nel 1868 tornò a Perugia e sposò Pietro Brunamonti.
Un ictus, che la colpì nel 1897, le impedì di scrivere fino alla morte, avvenuta nel 1903 quando aveva 61 anni.
Viveva in Via dei Priori e da lì sentiva il suono della campana del campanile di San Francesco al Prato, la chiamavano la Viola per l’armonia del suono
…
che a me degli angeli
Ripete il canto
Che a me degli esuli
Ricorda il pianto
…
Alinda Bonacci Brunamonti
Anche Claudio Spinelli viveva nel quartiere di Porta Santa Susanna, anche lui ha scritto una poesia ispirato dal suono de la Viola:
COME LA VIOLA
Ta tutti ‘n pòl piacé, e me sta bene,
‘sta lingua perugina ‘n po’ scontrosa.
Per me è come l’acqua de le vene:
niscost’ e viva, schiett’ e generosa.
Ha ‘na dolcezza, ‘na malinconia
Come la Viola ‘n ver’ l Avemaria.
14) Sotterraneo
Appena all’ingresso del sotterraneo a destra tomba di Guglielmo Ciani scultore e docente all’Accademia di Belle Arti. Molti degli scultori che hanno operato al Camposanto sono stati suoi allievi, alcune tombe del primissimo periodo sono sue (il monumento Santini ad esempio).
"Si tratta di portare l'accento dal Tutto ai tutti. Tra i due mondi c'è una differenza, e non è possibile non vederla, perché è la morte che la stabilisce. Prima di guardare la morte posso sentirmi unito vitalmente col Tutto; dopo il tu rivolto ad uno che può morire e muore, debbo riconoscere che spostarmi verso i tutti (e la compresenza) è drammatico, perché passa per la morte."
Aldo Capitini, La compresenza dei morti e dei viventi
"...il silenzio dei morti non ci dà l'impressione del nulla, ma ci induce a sentire un rapporto universale e corale con tutti, e proprio dal raccoglimento silenzioso del cimitero esce la nostra coscienza più appassionata nella vita dei valori."
Aldo Capitini, Educazione aperta II
15) Quadro militari
“E tra questi valori, insisto, quello di una tensione alla pace assoluta, alla comunità aperta, all'annuncio di nonviolenza.”
Aldo Capitini, Italia nonviolenta, Libreria Internazionale di Avanguardia, Bologna 1949.
‘L GIURAMENTO
L’arvidde l’altro ieri ‘n Por’San Pietro
vicin’ al monumento del Frontone
e subito ‘l cervel’ m’ artorò ‘ndietro
de quan’ che ce facevo ‘l pomicione.
- T’arcorde che bei tempi, cocca mia?
- E chi s’arcorda più… : robba passata -.
M’acorse che diceva ‘n bugia
e infatti, doppo ‘n po’, tutta ‘mpacciata,
senza guardamme fa: - Era de ‘nverno
quil giorno ch’ partiste pe’ ‘l soldato.
Me faceste giurà’ ‘n tol Pdreterno
Che te ‘spettasse, ma ‘n mm’è più cercato
16) I perugini illustri
Primo Ciabatti e Mario Grecchi
(i partigiani più amati a Perugia)
Davanti alla Prefettura vennero celebrati i funerali di Primo Ciabatti morto a Cagli il 9 maggio 1944, di lui Aldo Capitini scrisse: “E dei giovanissimi non posso non ricordare un mio caro, serenissimo scolaro, Primo Ciabatti, morto poi partigiano”.
L'ultima lettera di Mario Grecchi:
mamma, papà, fratelli, vi lascio terribilmente addolorato per non avervi potuto rivedere. Perdonatemi se vi ho procurato qualche dispiacere. Vi ho sempre voluto tanto bene.
Perdonate quest'ultimo male e inviatemi la vostra Santa benedizione.
Muoio con la sicurezza di non aver fatto mai male a nessuno. Pregate per me.
Per sempre vostro Mario
‘L GIORNO DE LA LIBERAZIONE
Quand’arivò tuqui l’ottav’armata,
fu del quarantaquattro, ‘l venti giugno,
i tedesche se l’èr’no squjata
e dei fascisti ‘n se n’ vedeva ‘n ugno.
Era d’ martedì: tut’a ‘n momento
Vinn’ al Frontone gente da ‘gni dove:
quant’bandiere ‘ntorn’ al monumento
ch’aricorda i fatti del cinquantanove!
Com’arivòr’n’ i primi carrarmarti
Fu tutto ‘n battiman’ e ‘n viva viva,
ché per nmoaltre tutti qu’i soldate
volevon’ dì’ ‘n calvario che finiva.
To ‘n quil momento bell’e spensierato
Ce fu ‘na cosa che me lassò scosso:
vidde n voltagabbana spudorato
che svent’lava ‘n fazz’letto rosso.
Calderini
L' opera di Guglielmo Calderini,nato a Perugia nel 1837, ingegnere e professore all'Accademia di Belle Arti di Perugia, fu, a suo modo, una delle espressioni più significative della modernità ed è, in definitiva, un esponente della cultura eclettica che ha dominato quegli anni in Italia.
A Perugia sono legati al suo nome la chiesa di San Costanzo, Palazzo Bianchi, Palazzo Cesaroni, attuale sede del Consiglio Regionale dell'Umbria e Palazzo Calderini (il primo palazzo condominiale di Perugia) costruito sull’area della demolita Rocca Paolina.
Miliocchi ed Evangelisti
Giuseppe Evangelisti, decoratore restauratore di Porta Sant'Angelo, non a caso “titolare” del Palazzetto dello sport, lui e Carletto Bugnami sono i più grandi ciclisti umbri di sempre.
Per usare una metafora ciclistica indossò la camicia rossa garibaldina in Grecia contro i turchi; poi nei Balcani sempre contro i turchi; in seguito in Francia contro i tedeschi, i francesi per i meriti conseguiti in battaglia lo insignirono della Legione d’Onore. E’ stato anche volontario nella prima guerra mondiale.
In Francia indossò la camicia rossa pure Guglielmo Miliocchi (il Mazzini di Perugia). Punto di riferimento per i repubblicani perugini per più di cinquanta anni ha dedicato tutta la sua vita a Mazzini, alla Repubblica e alla democrazia.
Il 2 giugno 1946 quando la Repubblica vinse il referendum Miliocchi salì sul palco, la voce gli si strozzava in gola per l’emozione; secondo me, più che per il compimento dell’ideale di una vita, piangeva la fine di un’epoca: la sua. Un’epoca fatta d’eroismi individuali, d’impegno politico testimoniato con l’esempio della propria vita. Ormai c’erano i grandi partiti di massa, il tempo di un “fossile del Risorgimento” come Miliocchi era scaduto.
‘L MAESTRO MIJOCCHI
Benanco ciò i capelli tutti grigi
‘ncora m’arcordo de quand’ero fiolo
che te ‘ncontravo spesso ‘nsiem’ a Gigi
‘n col tu bel fiocco ner’ e ‘l ferrajolo.
Ce fusse stata ‘na persona sola
Che d’i tu’ tempi ‘n t’ésse rispettato:
bastava ch’ diceste ‘na parola
ch’era come si fuss’ oro colato.
Ma tu nun la facevi pesà’ gnente
‘sta grand’’utorità che te spettava,
ché c’évi ‘n gran’ rispetto de la gente.
M’arcordo che ‘gni tanto capitava
Ch’armanémme i’ e te. Tu m’arcontavi
de la guerra del quindici-diciotto,
del fascismo, del re… Ma nun parlavi
del tu’ gran’ tribb’là’ da giovinotto
quan’ che per curre dietr’a l’ideale
tu provaste la fam’ e la galera:
e mai che t’ésse vist’ a fa’ del male
che la vendetta tu n’ sapevi ch’era.
Nné l’ so, Maestro, quant’avrò ‘imparato,
ma de ‘na cosa oggi so’ siguro:
che ‘n tra che m’arcontavi ‘l tu’ passato
pian’ piano costruivi ‘l mi’ futuro.
I MORALISTE
Mijocchi ce ‘nsegnava de nun crede
ta le persone che com’ àpron’ bocca
parlon’ de la morale, de la fede,
de l’ideale… e via ‘sta filastrocca.
Diceva: - ‘Sti cristiani, nun è raro
ch’èn peggio de ‘n bastone da pollaro -.
Vien’ fatto de pensà’ ta ‘n personaggio
che nun parla si ‘n fa la paternale:
- Tocc’ avé’ fede, tocc’ avé’ coraggio,
quist’è sbajato ‘st’altr’è fatt’ male… -
Eva ragion’ Mijocchi: de sta gente
fanne ‘n bel fascio e giù ‘n tla corrente.
Gerardo Greco…
“Gerardo Greco, residente da tanti anni a Perugia e nato nella bella terra di Maratea, architetto, musicista e liutaio, è riuscito a coniugare la sua passione per l’Arte operando e dedicandosi nell’architettura prevalentemente al recupero ed alla salvaguardia di opere di edilizia storico-monumentale, nel campo della musica diventando un abilissimo e noto maestro liutaio; - la sua figura di architetto e liutaio , riassumendo in se un connubio complesso ed unico , diviene figura culturale che darà alla città un alto contributo alle due arti; - ha iniziato l’attività di liutaio con la costruzione prima di alcuni violini e successivamente ha rivolto il suo interesse al restauro di vari strumenti a cassa acustica riscuotendo ampi consensi sia per l’attenta analisi filologica ed il rigore tecnico scientifico dei suoi interventi che per i risultati estetici e la resa acustica dei numerosi interventi eseguiti, tra cui pezzi storici come un violino J.B.Schweitzer, un G. Wormie del 1783, un Bergonzi del 1779, un violoncello modello Stradivari di metà ottocento ed un Cavani del 1930.”
(dalla delibera comunale che assegna la terra del cimitero alla famiglia per la tomba)
17) Galleria sinistra.
Monumento Danzetta (scultore Giuseppe Scardovi)
E’ una delle poche opere realizzate in bronzo. Forse la fusione in bronzo non era adatta agli scultori perugini od alle tasche dei loro committenti. E’ un bell’esempio di semplicità in bronzo, o meglio era, perché ora è privo del piccolo angelo e di altri elementi bronzei scomparsi per recenti furti.
“… al 9 maggio erano presso a Cornuda alle prese coll’inimico. Quivi, aspettando invano il soccorso promesso dal generale Durando, e perdendo il loro valoroso ufficiale Pompeo Danzetta ferito mortalmente in faccia, scaramucciarono e si difesero alla meglio per circa dieci ore contro un nemico superiore pel numero e pel vantaggio dell’agguato.”
Luigi Bonazzi, Storia di Perugia. Dalle origini al 1860, Unioni Arti Grafiche, Città di Castello, 1960
18) Luigi Bonazzi
Autore de la Storia di Perugia dalle origini al 1860, due volumi meglio noti come ‘l Bonazzi
19) Il “luogo della Compassione”
Camera Mortuaria
"Ecco ciò che posso dire davanti a un essere morto:
La tua parte c'è sempre stata nella nostra vita e sempre ci sarà: sappi che ne abbiamo veramente bisogno.
Tu hai incontrato il fatto della morte, come tutti gli altri che, morendo, sono stati màrtiri, perché hanno testimoniato che esiste questo fatto.
In ogni nostro dolore ti ricorderemo.
E un giorno sarai visibile, non perché ritornerai da una lontananza, ma perché finirà questa realtà che impedisce di vedere come tu vai avanti in una via di sviluppo e di miglioramento."
Aldo Capitini, Lettera di religione, Il Potere di Tutti
Cappella della Confraternita della Misericordia
(anno 1888, Ing. Nazareno Biscarini. Scultori F. Biscarini, R. Angeletti)
La posizione sul lato sinistro del cimitero testimonia, come ha scritto Angelo Lupattelli, la volontà di costruire sul lato destro una cappella per i perugini illustri.
“Seppelllire i morti” è una delle sette opere di misericordia.
‘L PROFESSORE
Sott’ a l’arco d’i Priore
c’éva casa ‘n disgrzziato
ch’j’ dicévon’ professore
ndua che ‘nvece’ era spretato.
Più che casa, veramente,
se pòl di’ ch’era ‘n bichetto.
Lu’ diceva: - Mèj’ che gnente…
Ben o mal è sempre ‘n tetto. –
Per campà’ deva lezzione
De latin’ e de francese
E magnàv’ al Paragone
Ché nunn’ éva le pretese.
Salutava tutti quante
sempr’ alègr’ e sorridente
ché ta lu’, per tirà’ ‘vante,
j’bastava poc’ e gnente.
Temp’ fa, quan’ fu ch’ morse
‘n mìsson’ manc’ i manifeste
e la gente ‘n se n’ acòrse,
ch’era ‘l tempo de le feste.
Mò s’artrov’ asotterrato
Senza ‘n nom’ e senza ‘n fiore
‘sto poraccio de spretato
Ch’j’ dicévon’ professore.
Campi comuni
A L’ORA MIA
Vorria gì sott’tèrr’a a l’ora mia
Ch’è ‘l posto che me par più naturale.
Nun vòjo scritte nné fotografia.
Ma ‘l nome ch’ho portato, tal e quale;
e sotto, che cussì tajàm’ a corto,
du’ date: quan so’ nat’ e quan so’ morto.
20) Cappella Menigatti
(Architetto Lilli 1937)
“Dino Lilli è uno degli architetti in auge a Perugia durante gli anni del fascismo. (qui) sembra comunque ancora legato ad una visione decò delle forme architettoniche… La decorazione a sottili piastrelle verdi su tutti i lati crea un piacevole effetto (con il) verde dell’ambiente circostante.”
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
21) Edicola Spagnoli
(Anno 1939)
La retorica della donna con un figlio e delle radici nell’arte classica riassumono due dei capisaldi dell’ideologia fascista. Nel complesso il monumento risulta estraneo al resto del cimitero, persino nell’uso del materiale.
22) Edicola Rossi Schnabl
(Anno 1911, architetto Tullio Passarelli, scultore Pietro Canonica)
Riccardo Rossi Schnabl, critico musicale, è stato proprietario di una delle più belle ville di Monte del Lago. Giacomo Puccini (1858 – 1924) amava trascorrere lunghi periodi in questa villa tra battute di caccia e piacevoli compagnie femminili. Si racconta, ma non è documentato,che prese ispirazione proprio in questa villa per alcune sue composizioni.
L’architetto Passarelli si rifà al classicismo degli archi di trionfo romani. “Del tutto diversa è invece l’ispirazione che permea la figura femminile scolpita da Pietro Canonica che da qui un’ulteriore prova della sua abilità di rappresentare donne dalle forme leggere ed eleganti; caratteristica che lo aveva reso famoso presso le signore del tempo”.
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
Morte assai dolce ti tegno
Tu dei omai essere cosa gentile
Poiché tu se’ nella mia donna stata
Versi tratti dalla Vita Nova di Dante, epigrafe della tomba.
LA DISGRAZIA DELA MOJE
- È stata ‘na disgrazia, sora Lalla:
me s’è buttata giù dal sest’piano… -
- E vo’ ‘nn ét’ aprovato de fermalla? –
- Nunn’ j’ l’ho fatta: stevo ‘n po’ lontano.
So’ curs’ al quinto piano de volata
Ma lia porella era già passata…
23) Cappella Cesaroni
(Anno 1892 architetto Ulpiano Bucci aiuto di Calderini)
“È sicuramente l’episodio più impegnativo dal punto di vista architettonico e decorativo dell’intero cimitero… La costruzione si presenta infatti curata in ogni particolare: vedi anche il cancello laterale in bronzo eseguito da Benini di Firenze, ma disegnato dallo stesso Bucci. Come tipologia ha l’aspetto del mausoleo, più che della semplice cappella… I Cesaroni erano infatti una delle famiglie più in vista della città… La cappella è tra quelle danneggiate recentemente da un furto: manca infattila fiaccola in bronzo sul lato sinistro della porta d’ingresso.”
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
24) I colombai
Ecco, qui le immagini dei morti, quello sguardo colmo di anima,
quell'aprire parole da una fiducia, e star vestiti degli umili panni del mondo.
I fanciulli fermatisi ignari se fosse un giuoco. le giovani donne
con le chiome inutilmente atteggiate, gli anziani che accettavano la morte,
poggiata nell'agonia la canuta testa, dignitosi come al duro lavoro.
Aldo Capitini, Colloquio Corale
FILASTROCCA-TESTAMENTO
Ve lasso ‘l ben’ e i’l mal’ de la mi’ vita,
che ‘ncora ‘n grazziaddio nunn è finita,
ndua che nco ‘l male ce farete ‘n foco
e ‘l bene ve l’ terréte, tant’è poco.
Quil giorno che sarà, ma nunn ho fretta,
‘n ton a ficènna m’éte da da’ retta:
‘n ce scrivéte ‘n tol marmo, che ‘nn è vero,
che gran person’ e che sant’òmo ch’ero.
‘N lòco de verità mò ‘l camp’santo
Tòcca d’arispettàll’ de tanto ‘n tanto,
sicché pe’ nné sbajà ‘l dritt’ e lo storto
abàsta ‘l nom’ e quan’ so’ nat’ e morto;
e ‘n’antracosa fatta bén sarìa
de ‘n métte manco la fotografia.
Sincas’mài, per via ch’sto pallino,
ce se potrìa ‘giuntàcce “perugino”,
ma sicome che l’ so com’è la gente
dét’me retta, ‘n ciagiuntàte gnente.
25) Tomba Biscarini
all’angolo destro del muro di cinta
Francesco Biscarini fonda con Raffaele Angeletti uno studio, molti sono i loro progetti al cimitero così come sono molte le decorazioni scultoree di cappelle.
Successivamente fondano la fabbrica di terrecotte Angeletti-Biscarini di Corso Cavour.
“… entrate in via del Laberinto e… stupite! Man mano che proseguite vi sentirete osservati da occhi severi e barbuti, o blanditi da ieratici sguardi di Madonne. Tutti in terracotta. Finché non arriverete all’antico laboratorio di terrecotte “Biscarini-Angeletti”, oggi adibito ad abitazione civile, ma ancora costellato dai resti dell’attività di Francesco Biscarini e Raffaele Angeletti, artisti-artigiani, scultori e restauratori, … che da qui, fino al 1903 (anno di morte di Biscarini), diffusero la propria arte sui palazzi più belli della Perugia tardo-ottocenteca.”
Mauro Pianesi, Perugia, altri itinerari, Ali&no editrice, Assisi, 1998.
26) Cimitero islamico
“la religione impone l'esercizio della filosofia a chi ne ha le attitudini, e la filosofia spiega la necessità e l'utilità della religione, sia accettata con adesione spontanea, quasi sempre nel senso letterale, dai semplici, sia sviscerata, se occorre, nei suoi più intimi significati dai dotti.”
Aldo Capitini, Introduzione al libro di Averroè, a cura di Francesca Lucchetta
“Con votazione splendidissima nell’antica sala dei Notari riuscirono eletti, addì 21 gennaio 1849, i candidati che il circolo perugino aveva proposti; e furono Ariodante Fabretti, Braccio Salvatori, Coriolano Monti, Luigi Tantini, Filippo Senesi. Il Cocchi da lunga pezza già nostro, fu eletto dalla sua nativa città di Todi. Segretario del congresso fu eletto il Fabretti, a cui si aggiunsero poscia il Pennacchi ed il Cocchi; onde avvenne che tre perugini prestassero comunemente l’opera e sempre il nome a tutti gli atti del governo.”
Luigi Bonazzi, Storia di Perugia. Dalle origini al 1860, Unioni Arti Grafiche, Città di Castello, 1960
Emigrò prima a Firenze e poi a Torino per sfuggire alla repressione papalina.
Fondò la Società per la cremazione nel 1883 mantenendone la presidenza fino al 1894. Fu anche nominato senatore del Regno d'Italia nel 1889, restando in carica fino alla morte.
Cremato, le sue ceneri vennero portate a Perugia.
28) Cimitero ebraico
Un cimitero ebraico si trovava in Via San Girolamo:
“Ancora più a valle, sempre a sinistra, si intravede semisepolto dalla vegetazione il muro di cinta del vecchio cimitero ebraico, utilizzato sia dalle prime comunità stabilitesi a Perugia, nel Medioevo e nel Rinascimento, sia da quelle rientrate nell’Ottocento. In questa stessa zona gli Ebrei perugini avevano alcuni terreni, come testimonia il toponimo ‘Sodo degli Ebrei’”.
Maria Rita Zappelli, Caro Viario, Edizioni Guerra, Perugia 2000.
Monumento Vitale Ajò (Anno 1903 circa. Scultore Giuseppe Frenguelli)
“Si tratta dell’unico busto, ma più in generale del’unica opera figurativa, del Cimitero ebraico… Colpisce lo sguardo deciso e l’espressione fiera; ciò dimostra… la capacità singolare di Frenguelli di caratterizzare i personaggida lui raffigurati, senza indulgere in stereotipate pose di circostanza. Vitale Ajò, come testimonia Lupattelli, godé presso i suoi concittadini di notevole stima, tanto che fu più volte eletto Consigliere Comunale e membro dei principali Istituti di beneficenza della città.”
Sabrina Massini, Il Cimitero monumentale di Perugia 1849-1945, Deputazione di storia patria per l’Umbria, Perugia 2002.
“- pace globale in quanto non investe più, almeno in linea prioritaria, il rapporto tra due Stati o il benessere di uno o più Stati, ma investe il benessere e la stessa sopravvivenza dell'umanità concepita come un tutt'uno, come "famiglia umana": la promozione del benessere di uno Stato o di un blocco a spese del resto dell'umanità, o delle sorti dell'umanità futura, è da considerarsi un tradimento della pace”
Aldo Capitini, Pace e nonviolenza. Contraddizioni nella teologia cattolica
29) Furio Rosi
Furio Rosi nato a Perugia il 6 aprile 1876, tra i primi laureati di Agraria. Socialista, il 23 gennaio 1904 venne nominato segretario della Camera del lavoro. Più volte processato per motivi politici, per sfuggire alle condanne fuggì esule in Francia dove il 23 dicembre 1906 muore.
Il 27 ottobre 1907 venne inaugurata al Cimitero di Perugia una lapide a Furio Rosi dove “Durante la dominazione fascista, mani ignote hanno sempre deposto un fiore” (Luigi Catanelli, Furio Rosi, Quaderno Regione dell’Umbria). Un garofano rosso c’era sempre il Primo Maggio.
La lapide a Furio Rosi si trova vicino al Monumento al XX Giugno (al muro sulla destra) e l’abitudine di lasciare un fiore è tutt’ora praticata.
Lapide sulla tomba di Furio Rosi a Villafranca (Da Luigi Catanelli, Furio Rosi, Quaderno Regione dell’Umbria):
CHIUNQUE TU SIA – SOSTANDO IN QUESTO
MODESTO ASILO CHE TUTTI UGUAGLIA – VOLGI
UN MESTO PENZIERO ALLA MEMORIA DEL DOT.RE
IN AGRARIA FURIO ROSI PERUGINO
CHE QUI EBBE SEPOLTURA- SAPPI CHE FU BUONO –
AMO’ GLI UMILI DI OGNI PAESE – SUA RELIGIONE
IL DOVERE – ESULE MORIVA IL 23 DICEMBRE 1906
I CONTERRANEI RICORDANDOLO
Q. M. P.
30) Tomba Walter Binni
l’epigrafe che compare sulla lapide della tomba di Aldo Capitini - al Cimitero di Monterone (cimitero”novo”) - è stata dettata dal Walter Binni storico e critico della letteratura amico fraterno di Capitini.
ALDO CAPITINI
Nato a Perugia il 23 dicembre 1899
Morto a Perugia il 19 ottobre 1968
”LIBERO RELIGIOSO E RIVOLUZIONARIO NON VIOLENTO
PENSÒ E ATTIVAMENTE PROMOSSE L’AVVENTO
DI UNA SOCIETÀ SENZA OPPRESSI
E L’APERUTURA DI UNA REALTÀ LIBERATA E FRATERNA”
31) Cappella Francesco Guardabassi
(il Babbo dei perugini)
“Il Guardabassi proveniva da una famiglia di ricchi liberali… forse tra i primi a comprendere che la politica risorgimentale non poteva farsi soltanto cianciando nei salotti, nelle farmacie e nei caffè, ma discendendo anche in mezzo al popolo e farlo partecipe della necessità di unirsi tutti per il sacro dovere di combattere per l’unità d’Italia… Processato per essere capo di setta politica – diceva il capo d’accusa – allo scopo di rovesciare il governo pontificio… e condannato alla morte esemplare fu trasferito in Castel Sant’Angelo, e messo nella cella più orribile, detta la Cagliostra dal famoso inquilino che aveva ospitato…”
Ottorino Gurreri, Storia di Perugia, Edizioni grafica, Perugia 1974.
“Quando si ponga mente che il Guardabassi aveva a quell’epoca 66 anni, che era affievolito nella salute dalla patita prigionia e da mille dolorose vicende, che lasciava in Perugia nella pugna, senza poterne aver contezza, il suo primogenito (scampato prodigiosamente alla strage, rimanendo chiuso tre giorni senza cibo, in una cassa d’ornano nella chiesa de’ monaci di S. Pietro) che dové percorrere a piedi un circa trenta miglia di cammino continuato per calli aspri, nell’alto della notte, sotto i rovesci della pioggia, e che nullameno,presente mai sempre a sé stesso, non ebbe parole che per incoraggiare i più giovani, si potrà formare un giusto concetto della ferrea natura di quest’uomo, cui l’amor di patria e il sentimento del dovere somministrano una gagliardia sempre giovanile.”
Giovanni Pennacchi, Francesco Guardabassi di Perugia. Ricordi di un vecchio, Benucci, Perugia, 1981. (Ristampa anastatica)
"Suonava la campana a morte nel pomeriggio di sole, o padre per te.
La luce vigorosa stava sui tetti, come da fanciullo ho visto il tuo sorriso di uomo forte.
Nell'aria tutto era oro azzurro e verde, e un lamento si è levato per te.
Tu sei morto, e dov'è la tua prestezza, il tuo comandare? stai allungato ed immobile.
Non mi darai più la carezza sul capo? non ti porrai davanti a me mentre lavoro?
Oh il rimorso di non averti tanto parlato, per quanto ti amavo.
Aldo Capitini, Colloquio corale
PER MANO
Me sentivo siguro pel sentiero
quan’ che ‘nsieme per mano camminammo
adè la strada nunn’ ha più ‘l nocchiero
e la salita fa tremà’ le gamme
ma benanco ‘l tu’ passo s’è fermato
‘l tu’ core ‘ncora batt’ e m’ ardà fiato.
‘L GELACORE
Ogge, mamma, m’è dato ‘n gelacòre.
Erme laggiù dal bab’ al cimitero
e doppo ch’év’ acomodàt’ i fiore
l’è guardat’ e j’è riso. Nco ‘l pensiero
pareva ch’j’ diceste: - Cocc’ mio,
nnè sta ‘n pena ch’adèsso’ arìv’ anch’io -.
32) Monumento ai caduti del XX Giugno 1859
“Il 17 maggio 1864 venne affisso un bando di concorso del Municipio di Perugia per erigere il monumento celebrativo per i caduti del 20 giugno 1859 e del 14 settembre 1860… Infine con voto segreto si approvò il bozzetto B del Salvatori… in seguito si decise di costruirlo all’interno del cimitero in modo da mettervi anche le tombe delle vittime…
Il 20 giugno 1875 venne inaugurato il monumento al XX Giugno.”
Studenti Liceo scientifico “G. Alessi” (a cura), Il cimitero monumentale di Perugia, Editrice Minerva Assisi, 1999
Il monumento custodisce anche le ceneri di Domenico Lupattelli, popolano perugino fucilato assieme ai Fratelli Bandiera il 1844 a Cosenza. Il 12 settembre 1868 le sue ceneri vennero riportate a Perugia e Luigi Bonazzi terminò così il suo discorso funebre:
“Ora va, buon popolano a proseguire il tuo sonno di morte con gli altri nostri martiri. Se diverse sono le vittime, uno è il carnefice, il dispotismo e le armi che vi uccisero le benedisse tutte il pontefice.”
Via 14 settembre ricorda il 14 settembre 1860, giorno in cui Perugia fu liberata e questo nome le fu dato nel 1871. Nel fatto d’arme caddero 11 militari piemontesi ricordati in una iscrizione al cimitero di Perugia.
LA LIBERAZIONE DI PERUGIA
DAL SECOLARE DOMINIO DEI PAPI
BREVE, MA RICORDEVOLE IMPRESA
DELLE ITALIANE MILIZIE
COSTO’ LA VITA
NEL XIV SETTEMBRE MDCCCLX
AI VALOROSI
TANCREDI RIPA DI MEANA CAPITANO
ZAMBERTO TAMBURO MAGGIORE
RICCHIARDINO E SCANO CAPORALI
CARMINATI E GENONI CANNONIERI
RE ED ORSI BERSAGLIERI
BRAMBILLA, CERRUTI E RESTELLI GRANATIERI
O EROI DEL NOSTRO RISCATTO
VIVRETE NEL CUORE DEI PERUGINI
MENTRE CHE DELLA RICONQUISTATA LIBERTÀ
DURI LA MEMORIA
DECRETO COMUNALE XX GIUGNO MDCCCLXXXIX
Giuseppe Donati, Perugia guida toponomastica,Perugia, 1993.
“I superstiti garibaldini, sempre orgogliosi e battaglieri, non tollerano coloro che intendono contestare il loro passato. L’avvocato Francesco Andreani, in un discorso commemorativo al Cimitero per la ricorrenza del XX giugno, provocò l’intervento della Pubblica Sicurezza, il cui delegato in sciarpa tricolore intimò lo scioglimento della manifestazione. I presenti, tra cui molti garibaldini in camicia rossa, si ribellarono prendendo come armi le croci di ferro delle tombe. Intervenne il sindaco Ulisse Rocchi, che assunse la responsabilità dell’ordine pubblico al Cimitero e dell’incidente. Ottenendo così l’allontanamento della forza pubblica.”
Luigi Catanelli, Usi e Costumi nel Territorio Perugino agli inizi del ‘900, Edizioni dell’Arquata
“Quando ero fanciullo alle cinque pomeridiane di ogni 20 giugno, le due campane del Municipio cominciavano funebri, distanziati rintocchi, mentre la carrozza a due cavalli usciva dall’atrio del palazzo e recava al cimitero il sindaco… Nell’animo mi scendeva una mestizia ed un senso solenne: l’ammirazione per il coraggio, l’avversione alla crudeltà, la diffidenza verso l’oppressore e insieme la tenerezza per il silenzio a cui erano scesi quei morti…”
Aldo Capitini, Perugia. Punti di vista per una interpretazione,La Nuova Italia, Firenze, 1947.
Nome: Vanni Commento: Arturo Checchi (pittore), Zurli (direttore del manicomio), Vitalucci, la cappella del Duomo, Alinda Brunamonti (poetessa) Calderini (architetto) la Chiesa della Misericordia, Famiglia Spagnoli, Schenabl (critico musicale) Cesaroni (ricco borghese), , Caligani (musicista), famiglia di Sandro Penna (poeta) Padre D. Donati (incisore e frate francescano), le poesie di Spinelli e le frasi sulla Compresenza di Capitini che c'entrano con la politica come la si intende oggi? La “Camminata del Camposanto” cadeva nel centenario dell'Unità d'Italia ed è stata una camminata (spero compassionevole) pensando ai perugini che, in vari modi, avevano contribuito a fare l'Italia e Perugia così come sono.
Certo, sicuramente c’erano altri personaggi da ricordare, ma l’intento era anche quello di far vedere in altro modo il Camposanto ed invitare i perugini a tornarci e crearsi la loro “Camminata del Camposanto”
Vanni Capoccia
Nome: renzo Commento: gentilissomo Enrico,
la visita a un cimitero ha sempre un forte impatto emotivo, anche se si vanno a vedere solo i capolavori artistici che vi sono conservati: in un cimitero ci sono soprattutto le persone che ci hanno fatto nascere e crescere, sia in senso stretto come i familiari, sia in senso più ampio come tutti quelli che hanno fatto la storia e la cultura della città. Non credo che la nostra visita abbia dato una preferenza particolare a un qualche ideale politico (anche se certamente abbiamo dovuto fare una scelta); anzi, abbiamo messo in evidenza la grande varietà di apporti da tante componenti (liberali, cattolici, socialisti, comunisti, anarchici, repubblicani...). Si tratta di ideali certo relativi ad altre epoche storiche, come è giusto che sia in un luogo dedicato al passato. Naturalmente possiamo aver tralasciato altri, ma del resto la storia di Perugia è segnata da queste personalità, e specialmente da grandi democratici. Mi puoi segnalare qualche lacuna?
Nome: enrico mascelloni Commento: sono un perugino da decenni ....in esilio. grazie per avermi riportato dove riposano i miei genitori e che visito con sentimento e riverenza ogni volta del mio essere a perugia. una piccola mia personale osservazione: mi sembra che in questa "passeggiata", nella proposta ed illustrazione dei nostri avi venga costantemente e preminentemente ricordata e celebrata solo l'appartenenza di tanti ad un solo ideale politico. di altri "grandi" mi sembra esserci un'oscurantismo troppo marcato per un luogo di pace e serenità che deve essere anche storica.
grazie comunque per questa celebrazione che al mio ritorno a perugia, se dio lo vorrà, mi porterà ancora di più a fermare i miei passi, la mia mente, i miei ringraziamenti e le mie preghiere sulle tombe di tutti.
Nome: Gina Commento: Invece della battaglia con le palle colorate non è meglio riorganizzà la camminata al cimitero? O scrive l'opuscoletto che almeno la potremmo rifare da soli?
Nome: Vincenzo Commento: E' previsto un bis?
Nome: Mariarita Commento: Effetivamente su Perugia hanno scritto tanti e su di tutto, ma una guidina del Cimitero manca
Nome: mari Commento: Guardando le foto e avendo visto il servizio televisivo mi è venuta la voglia di ripercorrere la vostra camminata. La rifarete? Comunque ho visto che parecchi vorrebbero rifarla grazie alle guide dei CamminaPerugia, l'aspetto anche io.
Nome: cesare Commento: Aspetto la pubblicazione di un "libricino" sulla camminata del cimitero. Cesare
Nome: franco Commento: Quando parlavo di ricordo intendevo un opuscolo sulla camminata
Nome: Franco Commento: Oggi il tg3 settimanale ha dedicato un bellissimo servizio alla camminata del Camposanto. E' venuta anche a me la voglia di avere un ricordo di quella bella e toccante passeggiata al cimitero.
Nome: Antonio Commento: Come dicono i giovani QUOTO Andrea e Claudia.... Aspetto l'opuscoletto per tornare al Camposanto
Nome: Claudia Commento: Anche io, come Andrea, aspetto l'opuscoletto dei camminaperugia di Zuccherini
Nome: antonio pedone Commento: Intervengo per inserire alcune precisazioni, dal mio punto di vista importanti, circa Mario Angeloni e gli avvenimenti di cui fu protagonista in terra di Spagna.
Scoppiata la rivoluzione, Angeloni fu tra i primi a raggiungere Barcellona ed a mettersi in contatto con Camillo Berneri e Carlo Rosselli.
Con essi fondò la colonna italiana, sezione della “Colonna Ascaso”, firmandone l'atto costitutivo il 17 luglio 1936.
La colonna italiana agiva in collegamento con le milizie della CNT (organizzazione anarcosindacalista) e della FAI (Federazione Anarchica Iberica). Era composta da anarchici, da esponenti di Giustizia e Libertà, da repubblicani, socialisti massimalisti, comunisti dissidenti.
La colonna italiana non faceva parte delle “Brigate internazionali”, che cominciarono a formarsi verso la metà di ottobre.
Mario Angeloni fu scelto di comune accordo come comandante.
La colonna partì per il fronte il 20 Agosto. Il giorno 28 respinse a Monte Pelato un pesante attacco franchista. In quella circostanza Mario Angeloni fu ferito mentre comandava un contrattacco. Morì la sera stessa in ospedale.
L' imprecisione da me rilevata nel leggere “la tramontana” a proposito di Mario Angeloni e della colonna italiana, non dipendono probabilmente da chi ha scritto l'articolo, ma da certa storiografia che a volte, non attenendosi adeguatamente ai fatti, può indurre in errore.
Con dispiacere non ho partecipato alla “camminata del camposanto”.
antonio pedone
Nome: andrea Commento: Zuccherini, a quando l'opuscolo del CamminaPerugia sul camposanto? Non può mancare nella mia raccolta e nemmeno nelle case dei perugini.
Andrea
Nome: Catia Bertinelli Commento: una bella iniziativa. Non sono potuta venire insieme a voi ma troverò il modo di farci una passeggiata, grazie anche alle foto e al percorso che avete pubblicato.
Nome: Patrizia Commento: Complimenti: bella inziativa, anche molto interessante.
Nome: Giorgio Orazi Commento: Ete visto quillo che c'honno scritto sui giubbotti de quilli che che 'na volta se chiamavono becchini?
SERVIZIO TANATOLOGICO
Ma se pole!?!
Nome: Vanni Commento: Al monumento ai caduti del XX Giugnoabbiamo fatto notare un angolo del monumento bisognoso di restauro. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che sia il punto dove c'era un grifo, anche quello rubato. E questo ci induce a pretendere con più forza la tutela del nostro Camposanto.
Vanni
Nome: giuseppe mincio Commento: Peccato non esserci: sarà lo spunto ed una guida per una passeggiata in solitario. Grazie
Nome: Francesco Brozzetti Commento: Purtroppo sabato ero ad un vero funerale e non ho potuto essere presente fisicamente, ma posso assicurare che molto spesso, specialmente nelle tristi e nebbiose giornate novembrine, sono andato da solo a passeggio tra gli affascinanti viali del nostro Cimitero; mancava solo una interessante descrizione storica. Pazienza!
Nome: GIANNI MANTOVANI Commento: E' una iniziativa veramente interessante e originale. I "Camposanti" per la nostra gente e la nostra cultura sono un luogo al quale si è affezionati in modo particolare. In sé contengono tutta la storia di un luogo, le persone che hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo di un territorio circoscritto, ben definito e quindi riconducibile alle azioni fatte da uomini e donne che hanno determinato ciò che siamo oggi. Mi piacerebbe fare un'iniziativa di questo tipo anche nel cimitero della mia frazione.
Nome: Angela Margaritelli Commento: Se questa visita aveva lo scopo di far conoscere gli aspetti storici ed artistici del Cimitero, con i versi e le testimonianze ha significato anche un momento di incontro con memorie e protagonisti fuori di retorica, anzi con una certa commozione. Ed è bello sapere che tra versi, persino sorridenti, note di cronache lontane e recenti, i vivi e i morti si sono incontrati sotto un bel sole.