INQUINAMENTO ATMOSFERICO DA POLVERI FINI E ULTRAFINI
INQUINAMENTO ATMOSFERICO: PM10, PM2,5, PM0,1
Ogni anno nel periodo che va da dicembre a marzo, ideale per il verificarsi delle condizioni meteo favorevoli cioè temperature basse, alta pressione e assenza di vento, si ripresenta il problema dell’inquinamento atmosferico da particolato. Uno degli agenti più preoccupanti è rappresentato del particolato fine e ultrafine. Comunemente chiamato polveri fini quasi come se usando questo termine domestico, e perciò rassicurate, si potesse esorcizzare la sua pericolosità.
CHE COS’E’
Quello che chiamavamo genericamente smog è stato letteralmente scomposto, grazie a molti studi effettuati da soggetti diversi, in una serie di sostanze di cui è stata studiata la composizione fisica, chimica e la provenienza. L’aria che respiriamo in città, contiene un lungo elenco di sostanze conosciute e molte ancora sconosciute. Quelle su cui vogliamo concentrare l’attenzione è proprio il particolato. Il particolato fine e ultrafine, PM10, PM2.5, PM0,1 di cui ci fornisce la definizione un opuscolo redatto dall’ARPA Umbria che: “Le polveri fini, denominate PM10, sono delle particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo. Queste piccole particelle possono essere di natura organica o inorganica e presentarsi allo stato solido o liquido. Le particelle sono capaci di adsorbire sulla loro superficie diverse sostanze con proprietà tossiche quali solfati, nitrati, metalli e composti volatili. Le polveri fini vengono classificate secondo la loro dimensione, che può determinare un diverso livello di nocività. Infatti, più queste particelle sono piccole più hanno la capacità di penetrare nell’apparato respiratorio.”
I RIMEDI
Constatato il peggioramento della qualità dell’aria, nel 2004 l’amministrazione comunale di Perugia deliberò il “Piano d’intervento per la gestione degli stati di attenzione e di allarme dei principali inquinanti atmosferici” per dare attuazione al “Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria”. I rimedi previsti per le situazioni di superamento dei limiti di legge erano stabiliti fondamentalmente in due tipologie: i blocchi del traffico veicolare e il lavaggio delle strade. I blocchi del traffico veicolare non hanno dato mai risultati apprezzabili ed è facile comprenderne le ragioni. Di solito vengono imposti nel fine settimana quando c’è già una fisiologica riduzione del traffico privato, perché imporre il blocco nei giorni di maggior uso del mezzo privato, secondo alcuni studi il martedì e il mercoledì, significherebbe penalizzare chi usa l’auto privata per lavoro. Questa è la ragione fondamentale per cui il provvedimento non è efficace. E’ sufficiente che si alzi un po’ di tramontana o che precipiti un bell’acquazzone per riportare i livelli di PM10 sotto i limiti, cosa impossibile da ottenere con i blocchi del traffico. Il secondo rimedio è forse più efficace, ma troppo puntuale e comunque le polveri sospese rimangono tali.
Queste tipologie di rimedi sarebbero adatte a risolvere situazioni eccezionali di superamento dei limiti di legge. Ma ormai queste situazioni eccezionali sono diventate ricorrenti tanto da potersi definire normali, se ogni anno in questa stagione ci troviamo a ragionare negli stessi termini.
Altra azione di sensibilizzazione, ma di scarsa efficacia, è quella delle campagne informative attraverso la stampa o con appositi opuscoli illustrativi. La campagna informativa viene fatta anche con un intervento strutturale, l’unico, come i pannelli elettronici del SITU dove viene riportato il giudizio sulla qualità dell’aria, in particolare del PM10. Buona (<35 µg/mc) Accettabile (36-50 µg/mc), Scadente (>50 µg/mc). Questi pannelli dovrebbero riportare anche, quando l’aria è scadente, l’invito a rimanere in casa per i soggetti a rischio come i cardiopatici, quelli affetti da difficoltà o patologie dell’apparato respiratorio e a non esporre i neonati. Ricordiamo che la salute pubblica è uno dei mandati più importanti della pubblica amministrazione, che deve essere assolto in modo non estemporaneo. Piuttosto sarà necessario provvedere a degli interventi di tipo strutturale per non trovarsi continuamente in emergenza e questo richiede una politica della mobilità finora inadeguata soprattutto per la domanda di trasporto pubblico. Basta consultare l’ultima edizione di Ecosistema Urbano per vedere che la città media Perugia (69/100 auto/abitanti) vanta un uso del mezzo privato che compete con Roma (71/100) e supera abbondantemente le altre metropoli Milano (56/100), Napoli (58/100) Torino (63/100). Comunque anche non confrontandola con le città metropolitane Perugia risulta più vicina alle peggiori città (come Viterbo con 75/100) piuttosto che alle migliori (come Venezia con 42 o La Spezia con 50). Questo avviene a causa di una politica urbanistica scellerata, ma anche per la mancanza di alternative di mobilità pubblica efficienti ed efficaci.
Il Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria del 2005 prevedeva interventi di breve, medio e lungo termine per raggiungere nel 2014 i seguenti risultati annuali di concentrazione nelle due centraline di monitoraggio che registrano le peggiori performances:
SCENARIO DI PREVISIONE AL 2014
Fontivegge 3,36 µg/mc P.S.Giovanni 4,21 µg/mc
ULTIMI DATI VALIDATI (6 marzo 2011, domenica) Fontivegge 25 µg/mc con 22 superamenti del limite di 50 µg/mc P.S.Giovanni 27 µg/mc con 24 superamenti del limite di 50 µg/mc
A tre anni di distanza dall’anno di riferimento siamo lontanissimi dai valori ipotizzati dallo scenario di piano. Una buona ragione va ricercata nella mancata applicazione del piano che prevedeva tra le altre le seguenti azioni:
-la riduzione del 20% a partire dal 2009 del traffico privato in urbano in conseguenza della riduzione del trasporto passeggeri su strada mediante l'inserimento di interventi di "car pooling", “car sharing”, estensione delle zone di sosta a pagamento e dell’incremento delle piste ciclabili finalizzate; -la stabilizzazione dei flussi di autoveicoli merci ai livelli del 1999 in autostrada -la riduzione del traffico extraurbano del 20% in conseguenza di quanto previsto dal Piano Regionale Trasporti -l’applicazione della trappola per il PM10 agli autobus urbani esistenti e futuri -un risparmio energetico totale da interventi di risparmio energetico e da nuovi impianti di teleriscaldamento pari al 20%. Queste sono le previsioni per tutta la regione, ma se Perugia vuole comportarsi da capoluogo di regione, nel senso dell’esempio da seguire, allora deve per prima procedere su questa strada virtuosa.
IN CONCLUSIONE
Possiamo dire che anziché perseguire la politica della programmazione e pianificazione con interventi strutturali di breve, medio e lungo termine si cerca di tamponare l’emergenza con azioni poco efficaci al confronto di una bella tramontana su cui, però, non si può certo contare in modo strutturale. Anche gli interventi innovativi come le scale mobili non sono stati accompagnati da disincentivi all’uso dell’auto o da percorsi degli autobus che ne incentivassero l’uso. Il minimetrò rappresenta una tipologia di risposta molto rigida ad una domanda di mobilità non corrispondente alle aspettative di progetto in quel tratto, quindi insignificante come incidenza sul totale. Se consideriamo che i perugini sono piuttosto refrattari all’uso dell’autobus, e qui sarebbe interessante capire se per inadeguatezza del servizio o per amore verso l’uso dell’automobile, il resto è tutto traffico privato lo dimostrano le 69 auto ogni 100 abitanti.
La modernità è anche sinonimo di gestione oculata e calibrata sulle caratteristiche del territorio, non dimentichiamo che anni indietro è stata promossa una filosofia urbanistica di tipo diffuso senza pensare ai collegamenti o dando per scontato che fossero sufficienti quelli esistenti. La realtà ci ha dimostrato il contrario e la lettura dei fenomeni è importante per proporre una soluzione. Per esempio una percentuale della mobilità privata che si sposta per raggiungere il posto di lavoro può essere evitata con il telelavoro se avessimo la banda larga diffusa sul territorio.
Il PEAC (Piano Energetico Ambientale Comunale) di Perugia suggeriva, già nel 2003, l’adozione di tutti i sistemi di mobilità alternativa capaci di soddisfare una quota della domanda totale. Infatti non esiste una sola tipologia di mezzo pubblico di trasporto in grado di soddisfare tutta la domanda di mobilità, finché non si capirà questo la nostra città continuerà ad essere soffocata dalle auto private e i costi economici, sanitari e sociali saranno destinati all'aumento.
Per approfondire le cause e le normative leggi il documento completo
Circolo Legambiente di Perugia
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