Quello che la politica non pensa
Riflessioni sulle affermazioni dell'assessore Cernicchi
L'assesore Cernicchi afferma che “una
comunità è come un vascello che naviga guidato dalle mani di più
decisori (enti locali, categorie professionali e loro associazioni,
proprietari immobiliari, università, commercianti, sindacati, organi
periferici dello dello Stato)”.
Questo è tanto più vero quanto più
la politica rinuncia al ruolo di guida e lascia che siano i soggetti
privati ad indirizzare lo sviluppo di una città.
A partire dalla fine degli anni 80
anche la politica di sinistra, nella nostra come in altre città
italiane, ha ceduto alle lusinghe del mercato come motore dello
sviluppo ed all'idea che il pubblico fosse sinonimo di burocrazia e
rigidità piuttosto che di interesse collettivo. Sono gli anni in cui
si lascia che venga costruito il primo grande centro commerciale a
Collestrada e si privatizzano aziende pubbliche in settori strategici
e innovativi come quella nella quale lavoravo allora. Prendono piede
le forme di partenariato pubblico-privato in cui privati che non
assumono su di se alcun rischio forniscono in regime di monopolio
servizi scadenti a costi alti: tutti pagano, pochi si arricchiscono.
E dopo aver favorito la grande distribuzione commerciale a scapito
dei piccoli negozi di vicinato la nostra amministrazione di sinistra
consente l'apertura di cinema multisala dando così un contributo
alla chiusura dei cinema di città. I proprietari di immobili in
centro affittano a caro prezzo posti letto agli studenti senza alcun
controllo e trasferiscono la loro residenza nelle piccole frazioni
periferiche, che a loro volta perdono la loro identità e si
traformano in quartieri dormitorio, attraversati da strade
trafficate, privi di piazze e spesso di servizi.
I problemi del centro storico di
Perugia non sono altri da quelli delle frazioni e derivano tutti da
uno sviluppo senza progetto, lasciato andare a se stesso, sotto la
spinta di interessi privati. Oggi ne paghiamo soprattutto i costi: il
consumo di territorio e lo scempio del paesaggio, un sistema di
trasporti pubblici inefficace, un indebolimento della coesione
sociale tra i cittadini sul territorio di cui le polemiche sul centro
delle ultime settimane sono un sintomo. E le recenti decisioni
relative al mercato coperto, all'IKEA, ad una maxi stalla in zona
S.Maria Rossa, ai pannelli fotovoltaici installati sui terreni
agricoli non vanno certo nel senso di un'inversione di tendenza.
Ora credo che la prima grande cosa che
dobbiamo fare è quella di riflettere sul modello di città che
vogliamo, avendo il coraggio anche di andare in controtendenza,
immaginando uno sviluppo che non si identifichi con la crescita del
PIL ma con un miglioramento della qualità della vita.
Per questo deve essere recuperata di
una diversa modalità di dialogo tra cittadini e amministrazione,
basata su un confronto sereno e su uno sguardo verso il futuro. Non
serve a nessuno un'arroccamento su posizioni contrapposte, servono
invece momenti in cui tutti i cittadini, e non solo quelli che
rappresentano interessi economici ma anzi una cittadinanza allargata
agli studenti fuori sede e agli stranieri che non votano ma
contribuiscono alla vita della città, possano essere ascoltati e
dire la loro sulla Perugia che vorrebbero.
Angela Cataliotti
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