16/07/2024
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L'ultima fermata
Occorre scoprire motivazioni nuove per tornare a vivere nel centro storico

L'ultima fermata del minimetrò è il Pincetto ma può essere anche Pian di Massiano. Dipende dai punti di vista e da dove si parte. Chi l'ha progettato ha stabilito che la nuova porta di Perugia, quindi l'ingresso in città, è nella piccola isola artificiale costruita in quella landa indefinita dove si anima il traffico il sabato con il mercato, la domenica con la partita, o gli altri giorni, più in là, dove c'è il percorso verde. Quindi, si parte da Pian di Massiano per andare in centro e questo lo si fa per varie ragioni. Il minimetrò, pur con tutti i suoi limiti, è il segno di una ricerca, la sua breve corsa verso l'alto ci indica, più che un percorso, una speranza. Ma il centro è ancora il centro, cioè quel luogo dove ci si incontra e, in qualche caso, si vive? il luogo della memoria per alcuni e quello dove ci si riconosce membri di una comunità più larga, cittadini, qualunque sia la data e il luogo di nascita. La risposta non è scontata perché anche le città muoiono, o almeno una loro parte, qualche quartiere sfortunato. Negli Stati Uniti le città camminano, lentamente, ma camminano, perché una loro parte decade e nel tempo può anche essere demolita, mentre altre parti nascono dal nulla, in qualche altra direzione. In Italia è più difficile che le città si muovano, sia perché abbiamo meno territorio da consumare, ma anche perché c'è quasi sempre un osso duro, un perno rigido, che le tiene ancorate a terra, come un albero. Questo osso duro è il centro storico, un luogo che non si può rifare da qualche altra parte e che definisce in modo permanente e una volta per tutte l'identità di una città, anche dei suoi quartieri più lontani. Per alcuni il centro storico è un luogo del passato, dove si va il sabato a guardare le vetrine, ma per abitare no, per abitare ci sono altri posti. Un pregiudizio come tanti altri, una necessità talvolta, e più spesso un luogo comune e una pigrizia mentale. Il centro di Perugia così come tanti altri, non è stato sempre storico. Una volta era semplicemente la città e basta e una volta vuol dire l'altro ieri, cinquanta, sessanta anni fa, niente in confronto alla città che vediamo, che è così, con modesti cambiamenti, in fondo, da sette secoli. Il centro, che una volta era la capitale di un vasto contado e il punto di riferimento delle case sparse e di piccoli paesi, è diventato storico quando si è sviluppata la città nuova e le tante identità di territorio che sono i quartieri della nostra contemporaneità.
Storico non vuol dire vecchio, vecchio è un'altra cosa, una cosa che si può anche buttare o cambiare. Storico, invece, è un posto che non è invecchiato, che è il risultato, appunto, di tante storie diverse che l'hanno salvato dal peso dell'età. Un centro così può essere moderno e più vivibile delle informi gettate di cemento di tanti nuovi quartieri senza piazze e senza socialità, sembra persino ovvio, tant'è che quando si parla di città a misura d'uomo o della città ideale disegnata a Urbino da un autore ignoto non si pensa di sicuro, per fare un esempio e con tutto il rispetto, a Montegrillo.
A misura d'uomo vuol dire che la città è stata immaginata e poi costruita nel tempo e con tutti i cambiamenti imposti dalla storia e dalle necessità con "al centro l'uomo", ecco, se si vuol gradire, lo slogan giusto che stanno cercando in Comune per il logo della città e sotto quella specie di cuore che somiglia a una patata. Le città di oggi sono un'altra cosa, figlie di tornaconti economici disegnate dagli architetti ma anche dai produttori delle automobili e, soprattutto, dai padroni delle aree e da un potere troppo spesso lontano dall'uomo, dalle sue esigenze reali o, se si preferisce, dai suoi sogni più profondi. Questa  differenza è la storia.
Allora, si tratta di darsi da fare affinché un centro storico bellissimo non debba semplicemente diventare vecchio, perché ci siamo vicini, purtroppo, e non ci vorrà molto se non riusciamo a vincere una sfida che è culturale e se non proviamo a riacchiappare la nostra autonomia di pensiero che ci sta sfuggendo, costringendoci dentro una insostenibile subalternità rispetto a quei modelli leggeri come il fumo che non ci fanno più guardare lontano. Lasciamo perdere le banalità di chi parla, a proposito della residenzialità perduta, della necessità di un "ripopolamento", come se si dovesse con la forza, e fosse semplicemente possibile, far vivere una famiglia in un posto che non trova desiderabile, chi pensa che non si possa stare senza l'auto sotto casa e il supermercato a portata di mano. Occorre semplicemente scoprire motivazioni nuove per tornare a vivere nel centro storico e questo è un problema che non può risolvere solo il Comune o qualche altro ente ma occorre che le risorse economiche pubbliche e private, la forza, se c'è, della società civile smettano di pensare ai supermercati e alle casette a schiera e scommettano sul centro, accettandolo per quello che è, e con il peso della sua grande storia. Oggi il centro con tutti i suoi acciacchi e le ferite del tempo ha in sé tutte le potenzialità culturali e materiali per vincere questa sfida, c'è già quel che serve, dal mercato coperto al vecchio carcere, da ristrutturare per il lavoro, la residenza, la cultura. Basta crederci e pensarci un po' ogni volta che si sale in alto con questo bislacco trenino che non è l'ultimo metrò e tanto meno il tram dei desideri, ma la metafora di un ritorno a casa, felice e desiderato.
                                                                                                                             renzo.massarelli@alice.it
(per il Corriere dell'Umbria, sabato 5 febbraio 2011) 



Renzo Massarelli

Inserito mercoledì 9 marzo 2011


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Commenti

Nome: massimo
Commento: Anche io penso che i corsi ed i ricorsi della storia siano in grado di riscattare luoghi dimenticati o ridimensionare localizzazioni oggi di successo. Nel 1984 io ho trascorso qualche mese in una famiglia in South Miami, un sobborgo di villette senza confine. Down Town, ovvero il centro storico, era un luogo pericoloso ed infame. Da allora Miami ha fatto in tempo a rinascere e decadere tre volte... Anche se i ritmi da noi sono molto meno accentuati i cambiamenti ci sono lo stesso e sono assolutamente convinto che il centro storico di Perugia non sia assolutamente degradato,morto e senza chance per il futuro. Un altro piccolo esempio. Il 15 di marzo la mia famiglia comprerà una nuova casa. Abbiamo scelto il quartiere intorno a Via Birago facendo un calcolo costi-benefici. A dar retta ai desideri avremmo voluto rimanere in centro dove attualemnte stiamo in affitto con un canone molto alto. Il fatto è che in barba a tutte le discussioni sul degrado del centro, lì i valori immobiliari sono considerevolemnte i più alti di tutta la città. Anche gli inteventi di ristrutturazione sono più costosi un pò per la logistica,un pò per la densità dei controlli (si lavora meno in nero...), per non parlare dei vincoli a trasformare la propria casa. Avrei voluto registrare il pensiero dell'elettricista che mi è venuto a fare un preventivo sul fatto che a me piace e trovo comodo vivere in centro: sarebbe stato molto più elequente di tanti sproloqui sulla crisi del centro storico. Ma non avevo nessun registratore purtroppo...

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