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Un patto per la città: insieme residenti, studenti e operatori economici
Un patto per la città: insieme residenti, studenti e operatori economici
Creare spazi autogestiti per i giovani, favorire la socialità, la creatività, l’espressione, offrire altre occasioni e scelte: non lasciare agli studenti solo la possibilità di bere
COMUNICATO STAMPA
Il movimento Perugia civica da sempre punta a una riqualificazione del centro storico che sia basato su: - residenzialità, cioè favorire il ritorno di abitanti entro il perimetro delle mura medievali, anche attraverso operazioni di residenza pubblica; - rifunzionalizzazione, cioè potenziare e aumentare le funzioni del centro storico, da quella amministrativa a quella commerciale, da quella finanziaria a quella turistica a quella politica, ma in primo quella culturale, che è il vero motore della vita cittadina; - relazionalità, cioè creazione o potenziamento di tutti i momenti di accoglienza, incontro, scambio, anche interculturale e intergenerazionale. In questa ottica, gli studenti sono una grande risorsa per tutta la città, anche sul piano economico, e la città ha il dovere di favorire l’accoglienza e l’inserimento dei giovani nel tessuto cittadino. In questo senso, gli studenti potrebbero avere un ruolo ben più importante, se non fossero considerati solo occasioni per spremere soldi attraverso gli affitti o il consumo di birra. La città e la sua amministrazione hanno il dovere di accogliere la richiesta di socialità e di creatività che viene dagli studenti, e che è espressa in una frase della lettera aperta inviata in occasione della manifestazione di venerdi 18 febbraio: “Non toglieteci il diritto di incontrarci e socializzare. Non negateci il piacere del dialogo, dello scambio e dell’amicizia. Non eliminate le occasioni di socialità e incontro. Non cancellate gli spazi di cultura, arte e creatività”. Noi concordiamo con questa esigenza, che tuttavia non può essere appagata dal mercato (leggi: consumo di birra e alcol), che anzi la deprime e la depriva, ma deve assumere una valenza pubblica e deve quindi aprire nuovi canali di socializzazione, che tolgano al mercato il monopolio del tempo libero: servono dunque spazi autogestiti, multimediali, multiculturali e multilinguaggi, in cui i giovani assumano piena responsabilità e autonomia e possano produrre cultura, invece di limitarsi a consumare alcol. Noi non concordiamo con alcuni obiettivi della manifestazione del 18, come l’eliminazione del limite orario al consumo di alcol o l’eliminazione della ztl: è bene che tutti, compresi i giovani, imparino e accettino che i limiti esistono e si devono rispettare. Anzi, ci spiace che spesso i limiti siano solo delle grida che nessuno fa rispettare, come accade con le bottiglie di vetro che non dovrebbero uscire dai locali, e invece sono sparse dappertutto. L'amministrazione infatti sembra più preoccupata dell'immagine che della causa del problema. Ma concordiamo con la visione di una città che ascolta i giovani, i vecchi, i bambini, e sa riconoscere i loro bisogni (che poi non sono così diversi), e li sa distinguere dalla manipolazione consumistica. E pensiamo che sia oggi necessario riaprire un dialogo, da parte di tutti, a cominciare dai gestori dei locali notturni, ai quali proponiamo un patto per la città: un patto che ne riconosca la funzione economica e con il quale essi si assumano le loro responsabilità verso la città, che non è un luogo da sfruttare ma un complesso vivo da rispettare, in cui ciascuno assume diritti e doveri. Un’altra riflessione merita il fatto che non si può essere rigidi nel centro storico e permissivi nelle periferie soprattutto in concomitanza di feste paesane che diventano dei veri e propri eventi lucrativi a discapito dei residenti che, seppur per periodi limitati, si vedono invasi da orde di avventori e, laddove vengono allestite discoteche all'aperto, vere e proprie aree di sballo deregolamentato dove la vendita degli alcolici diventa un affare per gli organizzatori e lo spaccio (molto debolmente contrastato) un elemento di attrattiva in più. Un patto per la città deve quindi voler dire per tutta la città, centro e periferia, e per tutti i cittadini.
Nome: Dorothee Commento: Anche Guasticchi M.V. l'ultima non ha concesso l'utilizzo di strutture pubbliche, come se fossero le sue.
Nome: francesco Commento: mia figlia, Dafne, attiva politicamente, ex rappresentante della consulta, ex rappresentante degli studenti di chimica, ha chiesto per anni ai vari assessori un luogo autogestito dagli studenti per incontri culturali, feste, passatempi ecc. per non dover essere schiavi del consumo di alcool o quantaltro... ed avere un posto dove incontrarsi e confrontarsi, (ad es.usare strutture scolastiche...): ha ricevuto in tanti anni solo promesse molto vaghe!Morale: vive felicemente appagata da 2 anni a... Granada...!!!