Nel dibattito tenutosi il 5 novembre all’auditorium di S. Cecilia sul Piano regionale dei rifiuti, il sindaco Locchi ha ribadito l’intenzione di lavorare per la realizzazione di un termovalorizzatore (o inceneritore) nel Perugino. Il sindaco ha affermato: “Si tratta di una querelle per la quale sono stati persi sette anni. Il termovalorizzatore serve, è un dato di fatto. E Perugia e il suo territorio si candidano a ospitarlo”.
Sorgono spontanee alcune riflessioni: il sindaco parla di una querelle durata sette anni; giustamente non parla di discussione, perché discussione non c’è stata, e ne ha parlato finora solo lui, mentre gran parte della politica (con qualche eccezione, ad es. Rc e i Verdi) non ha sentito o si è occupata di altre questioni. Invece una discussione ampia e franca è necessaria, a partire dalle osservazioni scientifiche e non solo dalle diapositive dei costruttori di impianti (per i quali non ci sono problemi, anzi si risolverebbero quelli esistenti). Ad esempio, è necessario discutere sia sul piano della salute: che cosa accade nel tempo con l’accumulo delle particelle tossiche, sia pur ridotte al minimo?; che sul piano economico: quanto costa alla comunità gettare in fumo le materie che altrimenti potrebbero essere recuperate e reinserite nei processi produttivi?
Invece il sindaco Locchi afferma perentoriamente che “il termovalorizzatore serve, è un dato di fatto”, senza tuttavia portare nessun argomento a sostegno di questo presunto dato di fatto, sul quale molti cittadini hanno invece tanti dubbi.
E infine afferma che Perugia si candida ad ospitarlo: ma come fa a dirlo? non solo la cittadinanza non ha mai avuto occasione di esprimersi, ma nessun organo amministrativo si è mai pronunciato su questo tema: né il Consiglio Comunale, e nemmeno la Giunta da lui presieduta. E allora chi ha deciso questa candidatura?
Come si vede, il tema dell’inceneritore (e più in generale della gestione dei rifiuti) è strettamente legato a quello della democrazia.