Gentile Sindaco, l’anno appena trascorso ha visto il nostro Paese vittima come in Veneto e non solo lì di eventi naturali che hanno causato disastri in buona parte dovuti a una dissennata politica di urbanizzazione che da anni viene fatta in quasi tutte le regioni e purtoppo l’Umbria ne è un esempio soprattutto intorno al Comune di Perugia. Da più parti si è sollevata la necessità di riflettere su questo per evitare futuri drammatici incidenti. La invito a scendere per la via Eugubina e vicino al bivio per Pretola potrà notare, alla sua destra, che un intero villaggio di casette vicinissime l’una all’altra e ben pubblicizzate da un eloquente cartellone, sta per essere costruito in un’area che basta guardare girandovi intorno per capire che è passibile di una certa fragilità. Proseguendo Lei vedrà alla sua sinistra verso il Tevere di nuovo un gigantesco cantiere anch’esso su un terreno con le stesse caratteristiche. Se poi vuole concludere questo breve e desolante tragitto andando a Ponte Felcino e prendendo la strada sterrata per Ponte Valleceppi, potrà consolarsi con una sfilata di capannoni multicolore che a parte rovinare completamente l’estetica della valle (sarebbero bastati pochi criteri: colore, piantumazioni, ecc..) sono relativamente vicini a una zona di possibili esondazioni. Certamente Lei mi risponderà con il parere dei tecnici e con molte perizie; per questa ragione Le chiedo di andare a vedere con i suoi occhi, di parlare con chi abita nelle vicinanze (tra cui io stessa) e ha visto continue minifrane dovute alla pioggia sui propri terreni (in più di una occasione la strada per Pretola è stata infatti chiusa) e sentirà spesso Suoi concittadini dire questa frase: ‘qui un giorno verrà giù tutto..‘ Mi chiedo e Le chiedo a nome del buon senso, a nome della Fondazione che rappresento, a nome dei cittadini sempre più numerosi che hanno a cuore il proprio territorio: tutto questo ha senso? Ha senso che Perugia, che già accoglie chiunque venga a visitarla con uno dei peggiori scenari di sviluppo urbanistico d’Italia, sia ancora attaccata alla strada della cementificazione ovunque rimanga un pezzo di verde? Non avrebbe più senso pensare seriamente al rilancio del Centro Storico accogliendo molte proposte che vengono da Associazioni e dalla società civile, favorendo con una serie di misure il recupero delle abitazioni e dei palazzi ormai spesso fatiscenti? Non sarebbe anche questo lavoro per le imprese? Non sono queste domande che le Istituzioni di una città di tale valore artistico e architettonico dovrebbero porsi in particolare se ambiscono a riconoscimenti internazionali legati alla propria vocazione culturale? Dedichi mezz’ora del suo tempo, Sindaco, e si faccia realmente portatore di un’idea di sviluppo per la nostra città, che sia nell’interesse dei cittadini che Lei rappresenta oggi e nel futuro.