Quale futuro attende l’Umanità?
la recente propaganda nuclearista promossa da Chicco Testa è l’occasione per una riflessione sul futuro della vita sul pianeta Terra, inclusa la specie umana.
Tutte le specie viventi che si sono sviluppate sulla Terra,
dalla loro comparsa ad oggi, si sono integrate in delicati ecosistemi
caratterizzati da complicati cicli di consumo e rigenerazione di risorse, la
cui forza propulsiva è sempre stata, in ultima analisi, l’energia solare. Anche
l’umanità, dalla sua comparsa, 65 milioni di anni fa, fino al 1700 è vissuta
all’interno di questi delicati cicli ricevendo dal Sole tutto ciò di cui aveva
bisogno: calore, acqua dolce, alimenti, legno ecc... e come per tutte le altre
specie la sua crescita demografica è stata modesta, in perfetto equilibrio rispetto alle
risorse naturali disponibili. La crescita demografica della nostra specie ha visto dei
piccoli balzi solo in concomitanza di importanti scoperte che hanno facilitato
l’approvvigionamento o l'uso delle risorse naturali, come il fuoco, la navigazione,
l’agricoltura, la metallurgia: La specie umana nel 1700 contava circa 0.5 miliardi
di individui ed aveva una densità di popolazione media di 3 persone ogni kmq di
terreno. Ancora nel 1700, sebbene con un po’ più di tecnologia rispetto ai
primordi, gli uomini vivevano essenzialmente di agricoltura e allevamento e per
ridurre la fatica del lavoro usavano attrezzi di legno, metallo e la forza
degli animali.. tutte forme che originano, in ultima analisi, dall’energia solare.
Poi…
Poi l’uomo ha scoperto come utilizzare l’enorme quantità di
energia contenuta nel carbone e, pochi anni dopo, nel petrolio. Un solo kg di
petrolio contiene una quantità di energia chimica paragonabile al lavoro muscolare compiuto in 24 ore da 38 schiavi. Da quel giorno,
nel giro di tre secoli, la popolazione umana si è accresciuta vertiginosamente
passando da 0.5 ai 6,9 miliardi di individui registrati nel 2010, raggiungendo una densità
di popolazione media di 48 persone ogni kmq di terre emerse. Abbandonandosi al prodigioso
petrolio come prevalente forma di energia, l’umanità si è illusa per qualche
decennio di poter fare a meno del Sole, infilandosi nel vicolo cieco di un innaturale
isolamento termodinamico.
Non c’è dubbio che grazie al petrolio la qualità della vita
di alcune popolazioni è nettamente
migliorata: lo sviluppo di nuovi materiali polimerici, fibre, farmaci,
fertilizzanti, coloranti, l’uso di nuovi mezzi di lavoro e di trasporto e le
conoscenze che ne sono derivate hanno allungato notevolmente le aspettative di
vita, abbellito e reso gradevole la permanenza sul pianeta di molte popolazioni
(ma non tutte!).
La crescita demografica degli ultimi 300 anni è stato un
fenomeno senza precedenti, la cui portata e i cui effetti sfuggono in buona
parte alla nostra attuale comprensione. Il pianeta ne è risultato completamente
trasformato: ampi territori che mai erano stati calpestati dall’uomo sono stati
colonizzati, trasformati in zone coltivate, urbanizzati e occupati come luogo
di residenza, svago, produzione industriale o alimentare. I demografi guardano con grande preoccupazione
la vertiginosa crescita demografica che si ha nei paesi orientali Cina e India.
Si prevede che la Cina passerà nei prossimi 10 anni da 1 a 1,5miliardi di
individui: tre volte la popolazione europea, 5 volte quella americana.
Tuttavia questa rapida crescita demografica della specie umana
non va di pari passo con la velocità di rigenerazione delle risorse naturali di
cui l’uomo ha comunque bisogno per vivere, come acqua, legno, terreno agricolo,
aria. Così se il pianeta continua ad andare alla velocità che gli concede l’inefficiente
energia solare, l’uomo consuma senza scrupoli ciò di cui ha bisogno con la stessa
velocità con cui ingurgita petrolio, immettendo nell'ambiente montagne di scarti che nè lui nè altri viventi sa riutilizzare.
L’aspetto più grave è che la sbornia energetica che s’è
presa l’umanità in questi 300 anni l’ha resa incapace di cogliere gli
allarmanti segnali che le manda il Pianeta: la velocità di estinzione delle
specie viventi più che raddoppiata, il riscaldamento globale, la diminuita
disponibilità di acqua dolce, l’inquinamento ubiquitario, la drastica
riduzione della pescosità dei mari, la scarsità di cibo che colpisce interi
continenti e così via. In questo contesto la densità di popolazione assume un
significato molto concreto e su cui bisognerebbe riflettere. Ripetiamolo: 48
persone devono ricavare cibo, acqua, aria e smaltire i propri scarti all’interno
di un solo kmq di Terra, condividendolo inoltre con altre specie viventi. Se
non ci rendiamo conto di questo è perché ci sono individui più prepotenti (noi)
che utilizzano gran parte di questo spazio lasciandone agli altri una porzione
insufficiente. Se tutta l’umanità dovesse godere di uguali diritti di accesso
alle risorse naturali oggi sarebbero necessari 5-6 ulteriori pianeti Terra.
La storia dell’umanità è disseminata di storie di
grandi
civiltà, anche culturalmente molto avanzate, scomparse per il
sopraggiungere di gravi crisi
ecologiche(*). Oggi risulta più che mai chiaro che questo stato di cose
non
garantisce nessun futuro alle generazioni a venire: il perdurare di un
modello
basato unicamente sulla crescita economica che non tiene conto della
limitatezza delle risorse naturali porterà inevitabilmente ad un
catastrofico
collasso ecologico del pianeta, preceduto, quasi sicuramente, da una
cruenta fase di guerre di conquista e difesa delle ultime risorse
disponibili.
Tutto ciò lascia capire che la vera sfida che l’umanità deve
affrontare non è certo la crisi energetica ma piuttosto la grave crisi di
sovrappopolazione causata inequivocabilmente dall’uso sfrenato delle fonti
fossili.
Ora che i giacimenti più a portata di mano sono esauriti ed
estrarre petrolio è divenuto più costoso e pericoloso ci si affanna a trovare
energie “alternative” alle fonti fossili. Ed ecco che è spuntato il miraggio nucleare,
che ha il vantaggio secondo alcuni, di garantire abbondanza energetica e di essere
meno inquinante delle fonti fossili. Tuttavia, senza entrare nel dibattito che divide favorevoli o contrari al nucleare, dobbiamo invece sottolineare
che l’umanità non vive di sola energia elettrica, ma ha bisogno anche di
risorse naturali come terreno agricolo, pascoli, acqua, foreste, biodiversità ecc., risorse che
nessuna centrale nucleare o a carbone le potrà mai dare. Per questo la
ri-corsa all’energia nucleare, recentemente propagandata da Chicco Testa con un
apposito sito internet, risulta una strategia assolutamente inadeguata a dare
risposte credibili al futuro della vita del Pianeta. L’Umanità non può
continuare ad ubriacarsi di energia, ignorando l’urgente necessità di trovare
un nuovo equilibrato rapporto con le oramai scarse risorse naturali disponibili.
Per quanto detto sono convinto che le uniche energie
“alternative” alle fonti fossili e in grado di riportare l’umanità sui binari
di un rinnovato equilibrio con le risorse naturali, sono le cosiddette “energie
rinnovabili”, cioè quelle basate esclusivamente sul Sole: eolico, idroelettrico,
solare termico e fotovoltaico ed altre ancora che saremo in grado di scoprire. Le
energie rinnovabili, grazie alla loro naturale inefficienza rispetto alle fonti
fossili e nucleari, obbligheranno l’umanità a correre alla stessa velocità con
cui crescono le risorse naturali del pianeta, ad abbandonare il modello di
sviluppo basato sulla crescita economica che ha imperato negli ultimi 150 anni. Ciò comporterà ai popoli occidentali una
inevitabile riduzione del tenore di vita ma, come auspico,
una più equa distribuzione della ricchezza a livello globale.
La graduale sostituzione delle efficienti fonti fossili con le forme meno efficienti di energia rinnovabile rallenterà la crescita demografica, mi
auguro in modo non catastrofico, fino a portare l’umanità ad un numero di
individui sostenibile per il pianeta. In questo scenario futuro l’uomo abiterà
la Terra senza dovere per forza tornare all’età della pietra: potrà contare
infatti su maggiori conoscenze, tecnologie, cultura sociale, oltre che ad una
nuova consapevolezza dei propri limiti di sviluppo. Prima si intraprenderà
questa strada, e meno doloroso sarà per tutti.
Roberto Pellegrino
*) vedi ad esempio le storie di popoli scomparsi per “ecocidio”
narrate da Diamond Jared nel suo bellissimo libro “Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere” ed. Einaudi
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