16/12/2024
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Quale futuro attende l’Umanità?
la recente propaganda nuclearista promossa da Chicco Testa è l’occasione per una riflessione sul futuro della vita sul pianeta Terra, inclusa la specie umana.

Tutte le specie viventi che si sono sviluppate sulla Terra, dalla loro comparsa ad oggi, si sono integrate in delicati ecosistemi caratterizzati da complicati cicli di consumo e rigenerazione di risorse, la cui forza propulsiva è sempre stata, in ultima analisi, l’energia solare. Anche l’umanità, dalla sua comparsa, 65 milioni di anni fa, fino al 1700 è vissuta all’interno di questi delicati cicli ricevendo dal Sole tutto ciò di cui aveva bisogno: calore, acqua dolce, alimenti, legno ecc... e come per tutte le altre specie la sua crescita demografica è stata modesta, in perfetto equilibrio rispetto alle risorse naturali disponibili. La crescita demografica della nostra specie ha visto dei piccoli balzi solo in concomitanza di importanti scoperte che hanno facilitato l’approvvigionamento o l'uso delle risorse naturali, come il fuoco, la navigazione, l’agricoltura, la metallurgia: La specie umana nel 1700 contava circa 0.5 miliardi di individui ed aveva una densità di popolazione media di 3 persone ogni kmq di terreno. Ancora nel 1700, sebbene con un po’ più di tecnologia rispetto ai primordi, gli uomini vivevano essenzialmente di agricoltura e allevamento e per ridurre la fatica del lavoro usavano attrezzi di legno, metallo e la forza degli animali.. tutte forme che originano, in ultima analisi, dall’energia solare. Poi…

Poi l’uomo ha scoperto come utilizzare l’enorme quantità di energia contenuta nel carbone e, pochi anni dopo, nel petrolio. Un solo kg di petrolio contiene una quantità di energia chimica paragonabile al lavoro muscolare compiuto in 24 ore da 38 schiavi. Da quel giorno, nel giro di tre secoli, la popolazione umana si è accresciuta vertiginosamente passando da 0.5 ai 6,9 miliardi di individui registrati nel 2010, raggiungendo una densità di popolazione media di 48 persone ogni kmq di terre emerse. Abbandonandosi al prodigioso petrolio come prevalente forma di energia, l’umanità si è illusa per qualche decennio di poter fare a meno del Sole, infilandosi nel vicolo cieco di un innaturale isolamento termodinamico.

Non c’è dubbio che grazie al petrolio la qualità della vita di alcune popolazioni è nettamente migliorata: lo sviluppo di nuovi materiali polimerici, fibre, farmaci, fertilizzanti, coloranti, l’uso di nuovi mezzi di lavoro e di trasporto e le conoscenze che ne sono derivate hanno allungato notevolmente le aspettative di vita, abbellito e reso gradevole la permanenza sul pianeta di molte popolazioni (ma non tutte!).

La crescita demografica degli ultimi 300 anni è stato un fenomeno senza precedenti, la cui portata e i cui effetti sfuggono in buona parte alla nostra attuale comprensione. Il pianeta ne è risultato completamente trasformato: ampi territori che mai erano stati calpestati dall’uomo sono stati colonizzati, trasformati in zone coltivate, urbanizzati e occupati come luogo di residenza, svago, produzione industriale o alimentare.  I demografi guardano con grande preoccupazione la vertiginosa crescita demografica che si ha nei paesi orientali Cina e India. Si prevede che la Cina passerà nei prossimi 10 anni da 1 a 1,5miliardi di individui: tre volte la popolazione europea, 5 volte quella americana.

Tuttavia questa rapida crescita demografica della specie umana non va di pari passo con la velocità di rigenerazione delle risorse naturali di cui l’uomo ha comunque bisogno per vivere, come acqua, legno, terreno agricolo, aria. Così se il pianeta continua ad andare alla velocità che gli concede l’inefficiente energia solare, l’uomo consuma senza scrupoli ciò di cui ha bisogno con la stessa velocità con cui ingurgita petrolio, immettendo nell'ambiente montagne di scarti che nè lui nè altri viventi sa riutilizzare.

L’aspetto più grave è che la sbornia energetica che s’è presa l’umanità in questi 300 anni l’ha resa incapace di cogliere gli allarmanti segnali che le manda il Pianeta: la velocità di estinzione delle specie viventi più che raddoppiata, il riscaldamento globale, la diminuita disponibilità di acqua dolce, l’inquinamento ubiquitario, la drastica riduzione della pescosità dei mari, la scarsità di cibo che colpisce interi continenti e così via. In questo contesto la densità di popolazione assume un significato molto concreto e su cui bisognerebbe riflettere. Ripetiamolo: 48 persone devono ricavare cibo, acqua, aria e smaltire i propri scarti all’interno di un solo kmq di Terra, condividendolo inoltre con altre specie viventi. Se non ci rendiamo conto di questo è perché ci sono individui più prepotenti (noi) che utilizzano gran parte di questo spazio lasciandone agli altri una porzione insufficiente. Se tutta l’umanità dovesse godere di uguali diritti di accesso alle risorse naturali oggi sarebbero necessari 5-6 ulteriori pianeti Terra.

La storia dell’umanità è disseminata di storie di grandi civiltà, anche culturalmente molto avanzate, scomparse per il sopraggiungere di gravi crisi ecologiche(*). Oggi risulta più che mai chiaro che questo stato di cose non garantisce nessun futuro alle generazioni a venire: il perdurare di un modello basato unicamente sulla crescita economica che non tiene conto della limitatezza delle risorse naturali porterà inevitabilmente ad un catastrofico collasso ecologico del pianeta, preceduto, quasi sicuramente, da una cruenta fase di guerre di conquista e difesa delle ultime risorse disponibili.

Tutto ciò lascia capire che la vera sfida che l’umanità deve affrontare non è certo la crisi energetica ma piuttosto la grave crisi di sovrappopolazione causata inequivocabilmente dall’uso sfrenato delle fonti fossili.

Ora che i giacimenti più a portata di mano sono esauriti ed estrarre petrolio è divenuto più costoso e pericoloso ci si affanna a trovare energie “alternative” alle fonti fossili. Ed ecco che è spuntato il miraggio nucleare, che ha il vantaggio secondo alcuni, di garantire abbondanza energetica e di essere meno inquinante delle fonti fossili. Tuttavia, senza entrare nel dibattito che divide favorevoli  o contrari al nucleare, dobbiamo invece sottolineare che l’umanità non vive di sola energia elettrica, ma ha bisogno anche di risorse naturali come terreno agricolo, pascoli, acqua, foreste, biodiversità ecc., risorse che nessuna centrale nucleare o a carbone le potrà mai dare. Per questo la ri-corsa all’energia nucleare, recentemente propagandata da Chicco Testa con un apposito sito internet, risulta una strategia assolutamente inadeguata a dare risposte credibili al futuro della vita del Pianeta. L’Umanità non può continuare ad ubriacarsi di energia, ignorando l’urgente necessità di trovare un nuovo equilibrato rapporto con le oramai scarse risorse naturali disponibili.

Per quanto detto sono convinto che le uniche energie “alternative” alle fonti fossili e in grado di riportare l’umanità sui binari di un rinnovato equilibrio con le risorse naturali, sono le cosiddette “energie rinnovabili”, cioè quelle basate esclusivamente sul Sole: eolico, idroelettrico, solare termico e fotovoltaico ed altre ancora che saremo in grado di scoprire. Le energie rinnovabili, grazie alla loro naturale inefficienza rispetto alle fonti fossili e nucleari, obbligheranno l’umanità a correre alla stessa velocità con cui crescono le risorse naturali del pianeta, ad abbandonare il modello di sviluppo basato sulla crescita economica che ha imperato negli ultimi 150 anni. Ciò comporterà ai popoli occidentali una inevitabile riduzione del tenore di vita ma, come auspico, una più equa distribuzione della ricchezza a livello globale.

La graduale sostituzione delle efficienti fonti fossili con le forme meno efficienti di energia rinnovabile rallenterà la crescita demografica, mi auguro in modo non catastrofico, fino a portare l’umanità ad un numero di individui sostenibile per il pianeta. In questo scenario futuro l’uomo abiterà la Terra senza dovere per forza tornare all’età della pietra: potrà contare infatti su maggiori conoscenze, tecnologie, cultura sociale, oltre che ad una nuova consapevolezza dei propri limiti di sviluppo. Prima si intraprenderà questa strada, e meno doloroso sarà per tutti.

Roberto Pellegrino

*) vedi ad esempio le storie di popoli scomparsi per “ecocidio” narrate da Diamond Jared nel suo bellissimo libro “Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere ed. Einaudi




Inserito martedì 1 febbraio 2011


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