Il tributo della città a Benito Vicini
In un teatro Morlacchi stipato di perugini
(montaggio fotografico di Leandro Battistoni)
La città salda un debito d’affetto con un suo figlio, tributando a Benito Vicini l’onore di un teatro Morlacchi stipato di perugini. “Non in un’ottica banalmente risarcitoria – precisa Sandro Allegrini, coordinatore dell’Accademia del Dónca – ma per omaggiare degnamente un artista a tutto tondo che onorò la città del Grifo con la sua personalità poliedrica di pittore, cantante, ballerino, raffinatissimo cultore di storia e di poesia”. A delinearne le vicende artistiche e personali, il musicista Gian Franco Ticchioni, che lo affiancò in numerosi concerti, insieme a Nello Spinelli, qui in veste di esperto di arte figurativa. Un excursus che ha fatto leva sul reperimento di documenti (pagelle scolastiche, quaderni della scuola elementare, foto rare, opere pittoriche di diverso genere, esecuzioni canore) in gran parte forniti dalla nipote, Marisa Vicini, la quale ha presenziato alla commossa rievocazione di questo singolare personaggio. Benito, “Nito” per gli amici, visse con sofferenza la propria diversità ma – contrariamente a Sandro Penna, il poeta dei fanciulli – non scappò dalla sua Perugia. Volle invece rappresentarla con amore e dignità fino all’ultimo giorno della propria esistenza. Gli scorci urbani, i paesaggi toccanti, i volti intensi e sofferenti, i nudi di ragazzi appartengono alla sua precisa volontà di raccontare la vicenda dell’uomo che attraversa la vita avendo consapevolezza del dramma esistenziale cui è destinato. Le registrazioni audio e video – gelosamente conservate da Marisa e messe a disposizione dell’Accademia della peruginità – hanno consentito ai presenti di apprezzare la raffinatezza delle performances musicali di Benito. Sempre grande: che si esibisse in “Vipera” o ne “La vie en rose” o che interpretasse le musiche scritte da Franchino Caligiani sugli stupendi versi del poeta perugino Claudio Spinelli.