Narra un'antica leggenda lombarda, tramandata oralmente nelle campagne, che negli ultimissimi giorni del mese di gennaio di un anno ormai molto lontano nel tempo i merli, riparati nei loro nidi invernali dal rigore del freddo, improvvisamente ripresero a volare. Un sole apparentemente caldo li ingannò. Infatti ben presto il cielo si fece scuro, il sole sbiadì, e l'aria divenne particolarmente ghiacciata. Per ripararsi, i merli, allora bianchi e candidi come le nevi di montagna, dovettero trovare rifugio nei vari camini dei focolari accessi un pò ovunque. Per riscaldarsi, per sopravvivere, per rimediare allo sbaglio commesso. I merli sopravvissero così al gran freddo di quegli ultimi giorni di gennaio di quell'anno ormai dimenticato. Ma la fuliggine dei camini li trasformò in neri uccelli, ma proprio neri, neri neri; soltanto il becco rimase dell'originario colore giallo-arancio. Da allora gli ultimi tre giorni del mese di gennaio vennero tramandati come "i tre giorni della merla", i tre giorni più freddi dell'anno, a ricordare quell'evento memorabile per tutti gli esseri viventi. (Questo è quanto mi raccontò mia mamma tanto tempo fa'; poi la storia l'ho sentita o letta attraverso altre memorie.)
AFRICA (di Alda Merini)
Dolente il gesto della donna che riposa sul mescolo lontano, che ha mille facce e una sola non ancora risolta.
Donna di tante ambasce, conosce la fame e il gesto e un baco puro di seta che non ha memoria.
Donna dell'Africa pura, è il mio filugello, lei che dimentica tutto ma non il dolore.