Psichiatria: no alla soluzione Orlandi
RISPONDE A FILOSOFIA MANICOMIALE E RIPORTA L’UMBRIA INDIETRO DI TRENT’ANNI: Il tentativo è quello di smembrare in tre il Repartino, creando un nuovo primariato e indebolendo i servizi territoriali. In questo modo la toppa sarebbe peggio del buco.
“Mai avremmo pensato che una regione
come l’Umbria potesse solo prendere in considerazione un progetto come
quello proposto dal direttore dell’azienda ospedaliera Walter Orlandi.
Quella che viene avanzata è una soluzione che riporta l’Umbria indietro
di trent’anni e che risponde a una filosofia manicomiale che pensavamo
superata per sempre”. Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei
Valori in Consiglio regionale, boccia con queste parole la proposta
dell’azienda ospedaliera di Perugia riguardante il trasferimento del
Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (cosiddetto Repartino) presso
il Silvestrini.
“La toppa che la giunta pare intenzionata a mettere è
peggiore del buco creato da anni di dimenticanze e trascuratezza”,
spiega Dottorini, che aggiunge: “Solo aver pensato di affidare un
progetto di questa complessità a un direttore generale, abdicando al
ruolo di indirizzo che è prerogativa della politica, la dice lunga su
quanto sta avvenendo. Secondo il progetto-Orlandi, che la giunta pare
intenzionata ad avallare, il cosidetto Repartino verrà smembrato in tre
strutture, ospedalizzando l’intera compagine e prevedendo quattro nuovi
medici psichiatri e 15 infermieri per l’azienda ospedaliera. Il tutto
mentre i servizi territoriali, basti pensare ai Cim, sono allo stremo,
indeboliti da una carenza di personale cronica e da pensionamenti che
non trovano ricambio. Sprezzanti del decoro, i proponenti prevedono
anche l’istituzione di un nuovo primariato ospedaliero, rispetto al
quale già nei corridoi si fanno nomi e si descrivono profili politici. E
la aggravante è che tutto sta avvenendo senza che né direttori di
dipartimento, né operatori, né l’equipe nel suo complesso siano stati
consultati. Pensare di dividere i pazienti tra acuti e sub-acuti,
ospedalizzandoli tutti, e addirittura di mantenere un ulteriore reparto
in via Dal Pozzo istituzionalizzando anche i reinserimenti è molto grave
e mortifica tutti coloro che hanno a cuore la battaglia sociale,
culturale, politica e medica contro una visione manicomiale della
malattia mentale. Se qualcuno ha ancora un briciolo di equilibrio e di
buon senso, deve fermare questo disegno folle ed evitare operazioni
troppo furbe e arretrate per essere credibili”. “Per quanto ci
riguarda – conclude Dottorini - ribadiamo che la soluzione reale del
mancato trasferimento del Repartino e della mancata integrazione del
Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) di Perugia nella rete
degli ospedali sta nella convenzione tra la stessa Asl2 e l'azienda
ospedaliera che dovrebbe normalmente regolare sia la collocazione del
Repartino negli stabilimenti ospedalieri che i rapporti tra l’Spdc e gli
altri servizi ospedalieri in uno spirito di reciproca utilità ed
integrazione, nell'interesse dei cittadini. Infatti sia la normativa
nazionale che il Piano sanitario regionale ribadiscono che il
Dipartimento di salute mentale è l'organismo di coordinamento ed
integrazione della rete dei servizi di salute mentale finalizzata a
garantire programmi di cura e riabilitazione individualizzati,
continuità terapeutica, integrazione con soggetti ed istituzioni del
pubblico, del privato e della società nella sua interezza. Gli Spdc sono
dunque parte integrante della rete dei servizi della salute mentale e
dei Dipartimenti di salute mentale delle Asl della nostra regione.
Pensare oggi di smembrare quel servizio, creando addirittura tre
strutture, significa azzerare in un colpo solo la reputazione guadagnata
negli anni dai servizi psichiatrici dell'Umbria. Questo del Repartino è
soltanto l'aspetto più evidente di una volontà politica che stenta a
recuperare le ragioni di civiltà che avevano animato la riforma
Basaglia. L’esito di questa improvvida scelta sarebbe quello di
indebolire la capacità di tutela dei diritti del malato mentale. Ritengo
che la nostra regione non possa accettarlo". Perugia, 11 gennaio 2011
Oliviero DOTTORINI - Capogruppo IDV consiglio regionale
|