16/07/2024
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Maxistalla e Opere Pie: i sindacati siano più lungimiranti
A fronte di una situazione ambientale così compromessa risulta fuori luogo l’appoggio dei sindacati al progetto della maxi stalla


Chi amministra la politica deve mettersi in testa una volta per tutte che la tutela dell’ambiente non è una opzione a cui ricorrere di tanto in tanto per lavarsi la coscienza. Nessuno al giorno d’oggi, né partiti, né comitati, né sindacati si può permettere di compiere scelte politiche che compromettono l’ambiente. Il perché è semplicissimo:  l’attività umana sta consumando le risorse naturali con una velocità maggiore della loro capacità di rigenerarsi. La situazione italiana è tra le più gravi al mondo: il nostro paese cementifica 161 ettari di terreno al giorno (equivalente a 251 campi da calcio). Inoltre, se negli anni passati sono state le popolazioni confinate nel terzo mondo a pagare le conseguenze del nostro sfrenato consumismo, oggi la distanza tra chi consuma l’ambiente e chi ne paga le conseguenze si è annullata. Nel caso specifico sono i cittadini di Santa Maria Rossa e zone limitrofe a pagare le conseguenze dell’intensa attività agro-zootecnica che insiste nella zona: i numerosi pozzi qui sono inquinati da una elevata concentrazione di nitrati, all’origine di sostanze cancerogene come le nitrosammine. Ci sono cittadini che bevono l’acqua inquinata dei pozzi perché impossibilitati a sostenere il costo  di 45 mila euro necessario all’allaccio con l’acquedotto comunale. Ed è proprio in questo contesto ambientale che si vorrebbe inserire la maxi stalla voluta dalle Opere Pie!

A fronte di una situazione ambientale così compromessa risulta fuori luogo l’appoggio dei sindacati al progetto della maxi stalla con annesso biodigestore  giustificato come garanzia del mantenimento dei posti di lavoro e di risanamento del dissesto economico delle Opere Pie.  Cgil, Cisl e Uil non si sono accorti che questo progetto, come risulta dai pochi elementi trapelati, presenta una improbabile redditività appesa al filo degli incentivi per la vendita di energia elettrica prodotta col biogas, e un grave rischio di ripercussioni ambientali che graveranno semmai sulla salute di ignari cittadini. Che garanzie ci sono di una corretta gestione dell’impianto se chi amministra oggi le Opere Pie ha accumulato una perdita di diversi milioni di euro? Che ne sarà del futuro degli operai quando il governo attuerà i preannunciati tagli sulla incentivi della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili?  Chi pagherà i salari quando si andrà in emergenza ambientale e gli impianti saranno chiusi? I casi di Olmeto e Bettona non hanno insegnato nulla?

Non bisogna dimenticare che i comuni di Torgiano e Deruta, sui cui territori si estendono le proprietà delle Opere Pie, hanno detto no alla maxistalla dimostrando che ambiente e salute dei cittadini non sono secondari ai posti di lavoro. Il comune di Perugia (che ha la responsabilità di aver nominato il consiglio di amministrazione delle Opere Pie) si preoccupa giustamente di mettere fine alla gestione che ”rimette quattromila euro al giorno” (corriere dell’Umbria 3 dic 2010), ma nel fare questo non deve creare altri problemi. Rimuovere i vincoli posti dal Piano Regolatore e sottovalutare la “direttiva nitrati” non è la strada giusta.

Il mondo sta attraversando una fase di transizione e non è più pensabile mantenere le abitudini lavorative passate, è necessaria una notevole capacità di adattamento e spirito di iniziativa. I sindacati, se davvero vogliono tutelare il lavoro, dovrebbero spingere le Opere Pie e l’amministrazione comunale a predisporre progetti realmente compatibili con l’ambiente e condivisi con la cittadinanza tramite l’istituzione di adeguati percorsi partecipativi. Progetti possibilmente orientati ad attività innovative e con un solido futuro, come ad esempio il riciclo dei materiale proveniente dalla raccolta differenziata. Attività quest’ultima che in altre regioni ha creato numerosi nuovi posti di lavoro e che darebbe un notevole impulso alla salvaguardia dell’ambiente Umbro.



Roberto Pellegrino - movimento Perugia Civica

Inserito mercoledì 5 gennaio 2011


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Commenti

Nome: Marco
Commento: Voglio innanzitutto ringraziare il dott. Pellegrino per la costanza nel portare avanti le sue idee contro uno strapotere politico che va oltre ogni logica democratica e che non guarda i diritti dei cittadini, tipico delle peggiori dittature. Come se ciò non bastasse gli stessi sindacati, pur di far vedere che servono ancora a qualcosa (???), si ergono a strenui difensori dei diritti dei lavoratori che di fatto sono sì vittime di una gestione fallimentare di anni e anni dei vari amministratori che si sono succeduti all'interno delle Opere Pie, ma che al tempo stesso nessuno è certo che con questo investimento saranno salvati da un futuro licenziamento. Allora, in nome del diritto al lavoro, secondo i sindacati e gli amministratori pubblici, è giusto distruggere per sempre un territorio dove vivono alcune migliaia di persone che regolarmente pagano le tasse (e tante) per tenere in piedi questi “carrozzoni“ pubblici che sono sempre in deficit. Ma che importa, tanto ci sono sempre gli scemi che pagano per gli errori di coloro che nessuno può licenziare o allontanare perchè amministratori pubblici e quindi intoccabili. Ma allora, se è vero che i sindacati tutelano i diritti dei lavoratori, chi tutela i diritti dei cittadini che impotenti subiscono passivamente le scelte scellerate di amministratori pubblici che tutto fanno meno che gli interessi della “res publica”? Poi mi chiedo anche un'altra cosa: all'interno dei paesi interessati dall'ipotetica maxi-stalla (S.Maria Rossa, S.Martino in Campo, ecc.) esistono le “pro-loco”, e queste che cosa fanno? Non dovrebbero curare gli interessi del territorio che rappresentano ? Mi sembra che la traduzione letterale dal latino voglia dire “a favore del luogo”! Oppure queste associazioni non sono altro che una emanazione del comune in mano a pochi per il controllo politico del territorio dove si obbedisce agli ordini che provengono dal Quartier Generale senza che nessuno osi dire la sua? E allora noi cittadini che non dobbiamo obbedire a nessun ordine politico, che cosa dobbiamo fare per essere ascoltati, per far valere i nostri diritti, visto che il nostro caro sindaco è il primo a non tutelarci? Dobbiamo cominciare ad incatenarci, a salire sulle gru o sulla torre del comune, a bloccare i camion e le ruspe quando inizieranno i lavori, a chiamare le “Iene” o Striscia la Notizia, o qualsiasi altra forma di protesta plateale ??? Ebbene si, se sarà necessario arriveremo anche a questo visto che i cittadini non hanno né sindacati né altre forme assistenziali e di tutela, o se esistono non servono ad un bel niente. Troveremo il modo di far capire a questi amministratori che sono finiti i tempi delle dittature, che nessuno nasce più sotto ai cavoli e che, visto che hanno creato loro la situazione fallimentare in cui si trovano, la risolvano in modo diverso. Che lo trovi il sindaco o chi per lui il posto di lavoro a quei dipendenti che saranno licenziati, ma non provi a far fare cose che vanno contro gli interessi della comunità perchè sicuramente prima o poi gli si ritorceranno contro; siamo tutti stanchi di dover pagare per gli errori degli altri. Già stiamo pagando gli errori del minimetrò per le manie di grandezza di qualcuno, non vogliamo altri debiti nel futuro e soprattutto vogliamo tutelare la nostra salute e quella dei nostri figli e nipoti.

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