Crescita declino e resurrezione delle merci
da Notiziario di Merceologia del 13 dicembre
Vi ricordate quando Nausicaa, principessa
dei Feaci, va a lavare i suoi vestiti al fiume, un trucco degli dei per farle
trovare Ulisse appena gettato dalle onde sulla vicina spiaggia ? Omero, l’autore
di questa storia di circa tremila anni fa, racconta che la principessa e le sue
amiche per lavare pestavano i tessuti con i piedi in una fossa piena di terra,
perché gia allora si sapeva che certe terre assorbono il grasso e lo sporco dai
panni; una conoscenza diffusa dovunque già nel mondo antico in cui si usava
pulire con terra da folloni, una argilla (un silicato di alluminio talvolta
contenente sodio, potassio, calcio), i tessuti sia a livello domestico sia, più
tardi, a livello industriale.
Con il procedere dell’industrializzazione
sono state scoperte le argille più idonee e l’operazione di follatura, invece
che con le mani e i piedi è stata fatta con adatte macchine, le gualchiere,
azionate del moto delle acque. Poi le conoscenze chimiche hanno offerto altri
materiali per lavare; poi, quando si è scoperto che i carbonati di potassio e
sodio delle ceneri delle piante, altri ingredienti del lavaggio, potevano essere
fabbricati artificialmente, si è avuta la diffusione delle prime fabbriche di
soda, già agli inizi dell’Ottocento. Poi le conoscenze della chimica hanno
permesso di ottenere industrialmente i saponi, i sali di sodio e potassio degli
acidi grassi.
Poi nel Novecento si è scoperto che alcuni inconvenienti
del sapone, la formazione di saponi di calcio insolubili nelle acque, potevano
essere evitati con i detergenti sintetici, dapprima acidi grassi naturali
modificati chimicamente (come solfati o solfonati di acidi grassi), poi con
detergenti del tutto sintetici ottenuti da materie prime derivate dal petrolio.
Poi si è scoperto che alcuni detergenti sintetici erano “troppo perfetti” e
restavano schiumosi nelle acque dei fiumi e dei laghi perché non erano degradati
dai microrganismi presenti nelle acque naturali.
Ed è cominciato un
cammino a ritroso. Si è visto che le materie petrolifere più economiche non
erano adatte come detersivi domestici, e sono state emanate leggi che vietano la
vendita di detergenti “non biodegradabili”; poi si è visto che i fosfati, altri
“perfetti” additivi per il lavaggio, restavano nelle acque e provocavano la
proliferazione delle alghe e il fenomeno della eutrofizzazione nei fiumi e nei
laghi e sono state emanate leggi che impongono di limitarne la quantità. Poi si
è visto che forse il vecchio “sapone”, che una volta si chiamava “sapone di
Marsiglia”, non era poi tanto cattivo e sono comparsi dei preparati per lavare
commerciali “con Marsiglia”. Poi si è visto che forse Nausicaa e i Romani e i
tessitori medievali non erano tanto stupidi quando usavano la “volgare” argilla
e adesso compaiono detersivi commerciali con “argilla”, che si trova in natura e
che è capace di assorbire i grassi indesiderabili, per adesso quelli di piatti e
pentole. Un altro esempio di crescita, declino e resurrezione delle merci e di
vendetta della natura.
Giorgio Nebbia
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