La distilleria chiede i danni
Un milione di euro per accanimento mediatico e per non aver ascoltato le ragioni della controparte ...ma ci risulta che a seguito delle indagini del Noe ci sia stato un rinvio a giudizio per la proprietaria della distilleria
COMUNICATO STAMPA
Giugno 1984, viene costituito il “Comitato di iniziativa popolare del fiume Tevere” (C.I.P.) con sede a Ponte Felcino, la sua mission è “la difesa, il recupero, la valorizzazione e l’appropriato utilizzo di tutto il patrimonio espresso dall’ambiente fluviale nei suoi molteplici aspetti…”. All’inizio degli anni ’90 il comitato diventa il Circolo Legambiente di Perugia. Da allora le tematiche ambientali affrontate sono state numerose, ma quella dell’ecosistema fluviale è rimasta fra i principali obiettivi. Quando, nel luglio 2008, avviene quella che con buona ragione è stata chiamata la strage di pesci ci siamo sentiti, come è ovvio, direttamente coinvolti e abbiamo iniziato la nostra campagna di sensibilizzazione. Ma con l’esperienza avuta nelle vertenze ambientali, spesso disinnescate dal silenzio, ci siamo proposti, data la gravità di quanto accaduto, di non far dimenticare l’evento e di costituirci parte civile per scongiurare la possibilità di un altro episodio simile. Sappiamo benissimo che a determinare la strage concorsero molte cause, peraltro sempre denunciate, ma ci risulta che a seguito delle indagini del Noe ci sia stato un rinvio a giudizio per la proprietaria della distilleria. Giudizio che dopo 5 udienze rimandate non ha ancora celebrato la prima. Comprendiamo benissimo che i rinvii tornino a vantaggio della strategia difensiva e sicuramente anche la citazione per danni alla presidente del Circolo è un tassello del piano. Un milione di euro per accanimento mediatico e per non aver ascoltato le ragioni della controparte. Speriamo che prima o poi queste ragioni possano essere ascoltate da un tribunale. Quanto a noi sapremo difenderci da questa richiesta. Tutte le altre ragioni derivanti dall’attività umana che hanno concorso alla strage le abbiamo sempre denunciate: scarichi abusivi, depuratore mal funzionante, prelievi irrigui in regime di secca del fiume, mancanza di monitoraggio costante della qualità idrica. Già nel 1986 il prof. Giampaolo Moretti indagando sugli scarichi della distilleria scriveva nei quaderni del comitato “…solo le forti concentrazioni degli scarichi della distilleria nell’acqua del fiume, possono essere letali, fenomeno più evidente nei periodi di ‘magra’…Sembra opportuno però indagare, sul grado di tossicità per le comunità vegetali e animali viventi sul fondo del fiume…perché…potrebbero subire danno, mentre costituiscono l’alimento principale dei pesci del Tevere.” Dunque se si è verificata una congiuntura di concause oggettive in quel mese di luglio 2008 non si può escludere il contributo della distilleria che, ricordiamo, ha avuto un rinvio a giudizio. Ciò detto come si può chiedere al Circolo di non occuparsi più del Tevere se abbiamo organizzato numerose edizioni di “Puliamo il mondo” lungo le sue sponde, se abbiamo fatto progetti didattici con le scuole primarie come il “giorno del Tevere”, se abbiamo organizzato camminate lungo il fiume. Occuparsi del Tevere significa occuparsi anche delle possibili criticità. Appuntamento il 31 luglio sul Ponte di legno di Ponte S. Giovanni, saremo disponibili a confrontarci dialetticamente sul posto con la proprietaria della Distilleria.