16/07/2024
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Opere Pie, Maxistalla, Biogas
Valutazione dell'impatto ecologico dell'impianto a BIOGAS che dovrebbe trattare i liquami prodotti dalla prevista MAXI STALLA di Santa Maria Rossa

Nell'attesa che il sito di Wikileaks pubblichi qualche notizia in più sul progetto della Maxi Stalla prevista a Santa Maria Rossa sui terreni delle Opere Pie, consideriamo le notizie passate sui quotidiani locali secondo cui dovrebbe trattarsi di un allevamento “modello “di circa 1000 mucche da latte con annesso impianto a Biogas per il trattamento dei liquami zootecnici prodotti.

Solo con questi pochi elementi possiamo valutare alcuni FATTI OGGETTIVI che dovrebbero essere tenuti in alta considerazione da chi amministra la “cosa pubblica” ed è responsabile della salute dei cittadini, nel momento in cui prende decisioni “politiche”:

  1. I nitrati presenti nelle acque destinate al consumo umano sono nocivi alla salute, per tale motivo il limite massimo di concentrazione per la potabilità dell’acqua è pari a 50 mg/l, mentre il limite massimo nell’acqua consigliata per l’infanzia è di 10 mg/l. A concentrazioni superiori a quelle limite, oltre ad essere tossici, i nitrati possono essere precursori di agenti potenzialmente cancerogeni (nitrosammine). Proprio la progressiva tendenza all'aumento della concentrazione di nitrati provenienti da fonti agricole nella acque superficiali e profonde dei paesi dell'Unione europea ha spinto l'UE ad emanare nel 1991 la Direttiva Nitrati (91/676/CEE). La Direttiva recepita in Italia ha demandato alle regioni la determinazione delle Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN) al cui interno è imposta il limite massimo di spandimento di azoto a 170kg/ettaro per la concimazione.

  2. L'area su cui dovrebbe sorgere la maxistalla è stata dichiarata “zona vulnerabile ai nitrati” (vedi figura): Il monitoraggio ARPA evidenzia che la concentrazione dei nitrati nelle falde sottostanti la zona di Santa Maria Rossa è di 70 – 90 mg/L mentre la media umbra è di circa 30 mg/L. Qui la situazione è aggaravata dal fatto che le falde acquifere risultano profonde solo 2 – 5 metri rispetto a profondità media di 15 – 100 metri tipici nel resto dell'Umbria. Per questo le falde si arricchiscono velocemente di nitrati che derivano dalla ossidazione delle varie forme di azoto minerale immesse nel terreno sia per la concimazione agricola che per la dispersione per dilavamento dei reflui zootecnici già esistenti.

  3. Al momento non esiste nessun tipo di impianto che trasforma TUTTO il liquame zootecnico in BIOGAS. Anche con i più moderni impianti le sostanze organiche non convertite in biogas originano una quota consistente di DIGESTATO, un materiale che deve essere costantemente estratto dal digestore via via che si immette liquame fresco e che ha la caratteristica di contenere la totalità dell'azoto del liquame di origine. Per questa caratteristica il modo economicamente più vantaggioso per disfarsi del DIGESTATO è impiegarlo come concime al posto dei concimi di sintesi, tramite la cosidetta fertirrigazione. Esistono altri processi biotecnologici per ridurre parzialmente l'azoto contenuto nel digestato (denitrificazione) ma il costo di questi renderebbero antieconomica la produzione di biogas.

  4. Poiché una mucca da latte produce circa 80kg/anno di azoto, per smaltire tramite fertirrigazione il digestato prodotto nel rispetto della direttiva nitrati, occorre mezzo ettaro di terreno agricolo intensamente coltivato. Se le mucche sono 1000 come si vocifera, occorreranno 500 ettari di terreno agricolo a coltura intensiva e ove non insistano altre fonti di azoto (ad esempio altri allevamenti).

Non mi risulta che le Opere Pier Riunite possono contare su appezzamenti di quantità e qualità necessari a smaltire il digestato prodotto, ma mi risulta invece che nello stesso territorio insistono ulteriori attività zootecniche apportatrici di nitrati (allevamenti di suini, polli, tacchini). Poco più a sud c'è il megabiodigestore di Olmeto attualmente chiuso per problemi di inquinamento (nitrati) e pochi km ad est abbiamo quello di Bettona interessato da gravi problemi di cattiva gestione guarda caso proprio per la fertirrigazione.

Ciascuno tragga le proprie considerazioni circa l'opportunità di realizzare la Maxistalla e relativo impianto a biogas proprio a Santa Maria Rossa...



Roberto Pellegrino - Movimento Perugia Civica

Inserito sabato 4 dicembre 2010


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Commenti

Nome: marta
Commento: La zona sud di perugia ha già molti problemi con gli allevamenti esistenti, ed è inoltre una delle aree di sfogo urbanistico del futuro della città. Più che la maxi stalla servono interventi rivolti ai servizi, scuole in primo luogo. Inoltre un area ricca di falde acquifere come quella è proprio la peggiore per impianti di tipo zootecnico.

Redazione "La Tramontana"- e-mail info@latramontanaperugia.it
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