“Chiudere il ciclo dei rifiuti” all'Umbria delle ecomafie
A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!
Mentre la Gesenu festeggia i suoi 30 anni di attività con un bilancio in attivo, un incremento di redditività di circa il 18% nell'ultimo anno e con un aumento di capitale da 3 a 10 milioni di euro (a proposito: da quale capitolo del bilancio comunale sono stati trasferiti i tot milioni corrispondenti alle quote comunali?), l'amministratore delegato della GESENU Carlo Noto La Diega si lancia in spettacolari affermazioni circa la collocazione di un “ipotetico” inceneritore e sorride soddisfatto all'idea di poter partecipare alla gara europea (!) per la gestione dell'impianto. Tutto ciò avviene in un clima di caos mediatico in cui alcuni politici si schierano apertamente contro il “trattamento termico dei rifiuti”, altri tacciono, altri dicono che “è indispensabile per chiudere il ciclo dei rifiuti”, e dove altri ancora sono a favore “ma non nel mio comune”. In questi giorni caotici abbiamo sentito imprenditori offrirsi volontari per smaltire i rifiuti nei forni dei propri cementifici, e l’amministratore pubblico assessore Pesaresi presentarsi in una TV locale “in rappresentanza della Gesenu”. Abbiamo notato squadre di operai stendere ed interrare megatubi per portare acqua e gas in zone disabitate e quantomeno sospette e attendiamo da primavera la pubblicazione nel sito del comune di Perugia di misteriose delibere della giunta. Abbiamo registrato Rometti vantarsi di essere stato assessore all’ambiente nel comune di Perugia e di essere stato rieletto e nominato assessore all’ambiente della Regione perché “evidentemente ero bravo” ma abbiamo anche sentito l’attuale assessore all’ambiente del comune di Perugia ammettere pubblicamente che la città “sconta un ritardo di 10 anni nella gestione della raccolta differenziata”. Tutto questo bailamme è comprensibile perché la gestione dei rifiuti, sopratutto mediante costosissimi megaimpianti, ha sempre permesso facili guadagni e rapide carriere politiche. Si capisce come in tale contesto passi in secondo piano la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Purtroppo la cronaca giudiziaria italiana è piena di esempi che dimostrano quanto sia difficile gestire i rifiuti mantenendo a debita distanza mafie, affaristi senza scrupoli e politici corrotti. Mi ha colpito ad esempio un articolo apparso sul “corriere nazionale” del 23 settembre 2010 pag. 3: Abruzzo, arrestato assessore alla sanità. ...per la procura che ha svolto le indagini ”il sistema ruota intorno ad un inceneritore da realizzare a Teramo...” R.” avrebbe elargito finanziamenti elettorali e non solo a politici per farsi assegnare senza appalti l'inceneritore e per farsi ridurre la quota di raccolta differenziata dal 40 al 25% … perché avrebbe poi avuto bisogno del “carburante” per il suo inceneritore da 200 mila tonnellate l'anno di rifiuti”.... Appena ho letto questa notizia mi sono sorte spontanee la domande: “Come mai in Umbria l'applicazione del Piano Regionale Gestione Rifiuti, sopratutto nella parte che riguarda le misure da adottare per ridurre la produzione dei rifiuti e aumentare la raccolta differenziata, stenta a decollare? Perchè alcuni politici affermano che il trattamento termico è indispensabile per chiudere il ciclo dei rifiuti quando questa pratica tende ad essere abbandonata in tutto il mondo? Perchè gli assessori all'ambiente minimizzano la drastica riduzione dei rifiuti che si è avuta in Umbria in seguito alla crisi economica e difendono strenuamente il Piano Regionale Gestione Rifiuti che poggia evidentemente su delle previsioni grossolanamente sovrastimate? Come mai solo adesso circolano notizie allarmanti circa l'esaurirsi delle discariche quando ciò era un fatto ampiamente prevedibile diversi anni fa? Come disse Andreotti: “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!”
Consiglio Esecutivo - Movimento Perugia Civica
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