22/12/2024
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Lettera aperta all'assessore Pesaresi
Dopo l'incontro di P. Valleceppi: alcune considerazioni e domande

Gentile assessore,

 ho partecipato, da semplice cittadino non appartenente a nessuna delle associazioni organizzatrici, all'assemblea pubblica sull'inceneritore tenutasi a Ponte Valleceppi.
Le scrivo questa lettera aperta perché, dopo aver ascoltato le relazioni degli esperti e il suo intervento dinanzi alla platea, avrei alcune considerazioni e domande da sottoporle.

Innanzitutto, lei ha affermato che il modello di raccolta differenziata perseguito a Perugia è nella sostanza analogo a quello, universalmente elogiato, di Capannori. In realtà, abitando in una zona dove il servizio di raccolta "porta a porta" è in attivazione, dubito che l'impostazione che gli è stata data sia simile a quella illustrata ieri dall'assessore di Capannori Ciacci: lì - a quanto ho capito - gli operatori possono associare ad ogni rifiuto il nucleo familiare che lo ha conferito e vigilare sulla regolarità della differenziazione eseguita; vige poi un sistema di incentivazione dei comportamenti virtuosi e, al contrario, di sanzionamento di quelli scorretti, sempre mirato sul singolo nucleo. Anche a Perugia si è deciso di adottare questo approccio, a mio parere molto efficace nell'orientare i cittadini verso le buone pratiche della raccolta differenziata?

Passando oltre, nel suo intervento non ho colto nessun riferimento diretto alla questione inceneritori. Ora, poiché ho appreso dalle relazioni degli esperti invitati che si tratta di impianti molto pericolosi per la salute dei cittadini e anche svantaggiosi rispetto ad altri sistemi di gestione e trattamento dei rifiuti, mi interesserebbe sapere che cosa lei ha da contrapporre alle loro argomentazioni, così da convincere noi cittadini che la realizzazione di un inceneritore sul nostro territorio è la migliore delle soluzioni possibili. In particolare:
- lei è in possesso di dati e informazioni attendibili riguardo all'impatto che tali impianti hanno sulla salute pubblica? Francamente quelli mostrati ieri dal dottor Vantaggi mi hanno molto allarmato, e credo che, se la comunità scientifica indipendente avesse davvero appurato simili rischi per la popolazione, un amministratore non dovrebbe avallare la costruzione di un inceneritore, specie in presenza di alternative plausibili;
- a questo proposito, non ritiene che la strategia "rifiuti zero" a cui si ispirano l'assessore Ciacci e i comitati promotori dell'incontro di ieri - strategia che renderebbe superfluo il ricorso all'inceneritore - possa essere attuata anche a Perugia?
- più in generale, non crede che sia utile, nell'interesse della cittadinanza, vagliare seriamente le ragioni e le proposte di chi si oppone alla costruzione dell'inceneritore, e in ogni caso rivedere la sua posizione in merito sulla base del principio di precauzione, a cui il buonsenso suggerisce di attenersi avendo a che fare con una questione così controversa dal punto di vista tecnico e scientifico?

In attesa di un suo riscontro, la saluto cordialmente.



Alessandro Vigiani, cittadino

Inserito domenica 31 ottobre 2010


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Commenti

Nome: Alessandro Vigiani
Commento: Aggiornamento: l'assessora Pesaresi ha risposto in privato al mio invito ricordando che già da mesi il comune sta promuovendo assemblee pubbliche per confrontarsi con associazioni e cittadini sul tema. L'ho pungolata nuovamente, senza ricevere ancora risposta, così: "Benissimo, ma se le associazioni e i comitati che hanno dato vita al network "Cittadini in rete" lamentano una scarsa propensione al confronto da parte di comune, provincia e regione, perché non smentirli accettando di incontrarli pubblicamente in una sede istituzionale e discutere con i loro rappresentanti le questioni più "scottanti"? Credo che sarebbe un'iniziativa lodevole e davvero utile anche nell'ottica della promozione della partecipazione collettiva ai processi decisionali. Lei afferma che le loro posizioni sono ideologiche, loro vi accusano di badare solo a interessi particolaristici... Volete dare a noi cittadini consapevoli l'opportunità di fugare ogni dubbio?"

Nome: Renzo Zuccherini
Commento: Questa del sig. Vigiani mi sembra la proposta più sensata: il Comune si faccia promotore di un incontro; anzi, si faccia promotore di una discussione seria, ampia e approfondita, in cui le tesi si confrontino e i cittadini possano orientarsi. Tutto questo, però, prima di aver preso decisioni e avviato azioni su cui i cittadini non sono stati informati. Questa è la sfida della partecipazione: la vorrà raccogliere il Comune? Non tocca alla associazioni organizzare la partecipazione: le associazioni esprimono delle opinioni, ma è l'ente pubblico che deve farsi carico di mantenere un rapporto corretto e democratico con tutti i cittadini. Questo servirebbe anche a far svanire i sospetti che le decisioni siano già state prese, e i cittadini saranno informati a cose fatte. In questo caso sarebbe bruciata la democrazia, non solo le preziose materie raccolte; e sarebbe diossina sui rapporti tra cittadini e amministratori.

Nome: Alessandro Vigiani
Commento: ho scritto all'assessore, e ribadisco anche a voi, che un cittadino comune non è in grado di districarsi in questo coacervo di argomentazioni contrapposte. il rischio è che, come al solito, finisca con il non prendere posizione e delegare a qualcun altro le proprie scelte. credo, insomma, che questi "fuochi incrociati" nuocciano alla comprensione della posta in gioco e restino confinati in un alveo inaccessibile ai più. se l'assessora è convinta di ciò che sostiene, non dovrebbe avere difficoltà ad adoperarsi perché sia il comune stesso a convocare un incontro pubblico sul tema in cui sostenitori e oppositori del progetto possano confrontarsi apertamente e far valere le rispettive ragioni dinanzi alla cittadinanza. questo è l'appello che mi sento di rivolgerle dopo aver letto la sua risposta e le vostre obiezioni.

Nome: Roberto Pellegrino
Commento: Caro Assessore Lorena Pesaresi, in aggiunta a quanto evidenziato da Claudio debbo segnalare i seguenti punti: 1) Ha scritto che “non a caso il Piano non indica ne l'inceneritore, ne il termovalorizzatore...” tuttavia debbo segnalarle che al paragrafo 6.6.6 del Piano Regionale Gestione Rifiuti (pag. 346 e seguenti) si parla di combustione di rifiuti e processi di incenerimento con o senza recupero energetico. E’ vero che nel documento si fa poco uso dei termini “termovalorizzatore” e “inceneritore”, ma l’enunciato “trattamento termico dei rifiuti con recupero di energia” ricorre oltre 160 volte, la parola combustione ricorre 83 volte. 2) A proposito delle affermazioni “non c’è nessuna differenza tra quello che ha già fatto il Comune di Capannori e quello che stanno facendo la Regione dell’Umbria e il Comune di Perugia” e "Per la parte rimanente (indifferenziato e parte dei rifiuti speciali non pericolosi) il piano indica le stesse soluzioni del Comune di Capannori: discarica e recupero energetico tramite trattamento termico." ho sentito direttamente l’assessore all’ambiente del Comune di Capannori Alessio Ciacci ed ecco la sua risposta: “L'Assessora Pesaresi sbaglia alla grande!: il nostro piano è 'Rifiuti Zero entro il 2020' non mi risulta che il Comune di Perugia abbia mai aderito a questa strategia che mette al bando discariche e inceneritori con un piano di uscita realistico fatto di raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti! Roberto

Nome: Maria Pia Battista
Commento: Il diritto di poter disporre di contenitori per la differenziazione dei rifiuti in Via Fiorenzo di Lorenzo è stata solo una pia illusione. Dopo un giorno la Gesenu si è ripreso anche quello per la consegna della carta, malgrado la presenza della Relagart, che di carta e cartone ne hanno tanto. Ma se non ci danno i cassonetti come facciamo a fare la differenziata? Tanto per cominciare dalla A. Mi è venuto il dubbio che in realtà i cassonetti non bastino per tutta la città. Non si potrebbe sapere di quanti contenitori grandi, piccoli e medi Perugia può disporre? Che io sappia le campane, che sono piuttosto ingombranti, possono essere trasformate in contenitori più piccoli. E allora, quanti anni dobbiamo aspettare per avere una città più pulita? Per quanto riguarda "la non produzione di rifiuti" vorrei sapere perchè una volta per i detersivi ad esempio c'erano le famose ricariche, che ti permettevano di non comperare altri contenitori di plastica.Misteriosamente scomparse. A chi giova? Per quanto riguarda l'acqua esperti mi hanno detto che la migliore (tranne forse alcune zone della città) è quella del rubinetto. E allora perchè andare a comperare quella in bottiglie? A chi giova? E così per tante altre cose.Sarei contenta se l'Assessore Pesaresi volesse rispondere a questi miei interrogativi. Maria Pia Battista

Nome: Claudio Santi - Perugia Civica
Commento: Caro Assessore, il fiume di parole che Lei usa per rispondere al sig. Vigiani si riassume di fatto in quattro NO! Perchè condire con gratuito nozionismo questa semplice evidenza? Mi perdonerà la chiarezza e forse la crudezza con la quale mi accingo a risponderLe ma da scienziato e divulgatore ho imparato che per essere compresi adeguatamente occorre andare dritti al problema evitando inutili giri di parole. Lei inizia la Sua risposta con una accusa di metodo all'assemblea civica che si è tenuta a Ponte Valleceppi, un metodo chiaramente sconosciuto a questa amministrazione poiché basato unicamente su due concetti: competenza tecnica e partecipazione. Due parole assenti nell'agenda delle riunioni dove sono i politici a parlare di scienza e dove si devono estorcere ai cittadini quelli che Lei definisce i “consensi informati”, proprio come quando ci si deve sottoporre ad un delicato intervento chirurgico. Lei critica un metodo che di fatto NON ha visto poiché è arrivata solo alla fine delle presentazioni tecnico-scientifiche. Lei critica gli interventi degli esperti senza averli nemmeno ascoltati. Lei critica il fatto che, per la prima volta nella sua vita, è stata trattata come un cittadino qualunque con un tempo a disposizione di soli 4 minuti. Lei parla di termovalorizzatori ed inceneritori con una disinvoltura disarmante, se solo avesse avuto l'umiltà di confrontarsi con i dati scientifici presentati nell'assemblea, invece di pretendere uno spazio da dedicare ad uno spot preconfezionato, probabilmente oggi avrebbe avuto più chiari certi aspetti tecnici che sembrano, nei suoi discorsi, alquanto limitati e primitivi. Non si può definire valorizzazione un processo che porta solo ad un residuale recupero energetico della materia combusta, a fronte di un incremento di oltre tre volte della massa dei rifiuti iniziali. E' un' illusione infatti credere che incenerendoli i rifiuti scompaiano rimangono le ceneri, rimane l''anidride carbonica (tantissima) rimangono i rifiuti pericolosi della combustione, rimangono i quintali d'acqua usati per raffreddare e spegnere i processi e che se vogliamo riutilizzare dobbiamo ripurificare, consumando quel poco di energia che abbiamo recuperato (non prodotto!) Lei afferma che nell'inceneritore bruceremo ciò che non può essere riciclato e riutilizzato e non rifiuti indifferenziati. Ora di grazia ci spieghi cosa! Tolta plastica e la carta, nella spazzatura rimangono materiali con bassissimo potere calorifero, robbaccia che brucia male e che per rimanere sopra la temperatura necessaria a non produrre diossine è necessario alimentare con metano. Vogliamo parlare anche in questo caso di valorizzazione? Concordo con Lei nel dire che bisogna differenziare e recuperare e concordo nel dire che l'Umbria e Perugia in primis sono oggi con un ritardo spaventoso. Ma non è certo per colpa dei cittadini! Questo problema vede come unico responsabile la negligenza (semplice o dolosa) delle amministrazioni. Lei afferma che ci sono studi che dimostrano la tossicità degli inceneritori (almeno quelli di vecchia generazione) e che per quanto riguarda quelli di nuova generazione ancora non ci sono dati certi in merito. Credo che i cittadini umbri non abbiano nessun desiderio di diventare le cavie di questo esperimento e comunque, Credo sia un nostro diritto pretendere che la nostra salute venga tutelata al di sopra di ogni ragionevole dubbio. Se ne è interessata, le passerò i dati più recenti che correlano numerose patologie al particolato sottile in maniera netta ed inequivocabile. Altri dati dimostrano che in realtà le diossine sono potenzialmente cancerogene anche al di sotto delle soglie di rischio sempre poi considerando che il rischio è un parametro che aumenta all'aumentare del tempo e degli eventi di esposizione. Come unica rassicurazione Lei ci riporta il pensiero di Umberto Veronesi, lo stesso Veronesi che sostiene il ritorno al nucleare, lo stesso Veronesi che per conto del PD guiderà l'agenzia per la sicurezza Nucleare Italiana (un oncologo che, nel comprovato stile di spartizione partitocratica degli incarichi, andrà a ricoprire politicamente il ruolo che in altri paesi richiede le competenze di Ingegneri e Fisici Nucleari). Il Veronesi a capo dell'omonima fondazione sostenuta da oltre 300 ditte, banche ed assicurazioni. Che garanzia di indipendenza scientifica può darci un documento prodotto da un ente finanziato tra gli altri da Enel, Eni, Pirelli Unicredit e Sampaolo che vantano interessi economici diretti nella gestione energetica Italiana? Per concludere Lei accusa i cittadini di Perugia di utilizzare troppo l'auto privata noncuranti dell'inquinamento che questo comporta. Concordo con questa affermazione ma mi permetta di evidenziare una totale incoerenza con la vostra recente decisione di aumentare le tariffe dei trasporti pubblici disincentivandone di fatto l'utilizzo imponendo i costi orari più alti d' Italia. Sarebbe da parte vostra gradita un minimo di coerenza nelle decisioni e nelle affermazioni poiché siamo stanchi di sentire proclami e propagande. Claudio Santi -Perugia Civica

Nome: Lorena Pesaresi
Commento: Egr. Sig. Vigiani In merito alla Sua Lettera Aperta sull’inceneritore, a seguito dell’assemblea pubblica di Pontevalleceppi, mi preme anzitutto fare alcune considerazioni di metodo che a mio parere non sono di secondaria importanza. Le poche cose che ho potuto dire in quella sede (in 4 minuti scarsi) non mi hanno certamente permesso di spiegare ai presenti cosa si sta facendo a Perugia sul fronte dei rifiuti, così come invece avviene nelle tante assemblee pubbliche (promosse dal Comune di Perugia) con i cittadini, commercianti e altre funzioni della città che precedono, in ogni singolo territorio del Comune di Perugia, l’attivazione del nuovo servizio “porta a porta”. L’obiettivo è quello non solo di spiegare come fare correttamente la Raccolta differenziata (oggi obbligatoria) e come raggiungere il 65% di R.D. entro il 2012, ma anche di promuovere il ruolo del cittadino “utente” che vogliamo diventi il primo protagonista della filiera del riciclo, a partire dalla necessità di cambiare i nostri stili e comportamenti di vita quotidiana che sono la causa principale dell’eccessivo consumo di rifiuti, delle micro discariche sparse ad ogni angolo di quartiere, dell’inquinamento ambientale…... Il confronto che promuoviamo con la cittadinanza è ovviamente sempre aperto a tutti, anche a chi presenta dubbi e disaccordi sul nuovo sistema, e non è a senso unico come ho visto a Pontevalleceppi dove volutamente (seppure legittimamente) sono stati invitati solo soggetti di parte e solo l’assessore all’ambiente del Comune di Capannori (persona da me molto stimata), al punto tale che mi è stato espressamente chiesto di intervenire solo come cittadina e non come assessore all’ambiente. Per non dimenticare l’atteggiamento prevenuto nei miei confronti da parte del moderatore Andrea Chioini che mi ha subito smentito, senza la ben che minima cognizione, sul dato certo, da me ricordato, della raccolta differenziata in centro storico di Perugia che è passata in 5 settimane dal 25% al 56% dall’avvio del nuovo sistema porta a porta (29 agosto 2010). Mi dispiace, inoltre, pur rispettando tutte le scuole di pensiero – lo dico nell’interesse comune che rappresento - che si possa scientemente strumentalizzare e creare allarmismo, da parte di chicchessia, su un ambito così delicato quanto complesso come quello dei rifiuti su cui di certo non si può più tergiversare e per il quale le istituzioni regionale e locali stanno dimostrando, seppure con tutte le criticità che ancora si riscontrano in Umbria e anche a Perugia, il massimo senso di  responsabilità e la volontà di innovare il sistema per trasformare realmente i rifiuti da "problema" a "risorsa". Lo dimostrano la Legge regionale, il Piano Regionale Rifiuti, il Piano d’ambito dell’ATI 2, il Progetto del Comune di Perugia, il cui obiettivo è il ciclo integrato (e virtuoso) dei rifiuti e non il termovalorizzatore o l'inceneritore ancorché impropriamente e volutamente definito da alcuni. A Perugia, come a Capannori, la riduzione dei rifiuti all'origine e l’implementazione della Raccolta differenziata spinta "porta a porta" nell’intero territorio rappresentano la prerogativa dell’azione politica del Comune di Perugia. Una differenziata di qualità, il   riciclo dei rifiuti e il loro reinvestimento nei cicli produttivi è la nostra meta principale per ri-generare nuovi prodotti e materie prime di qualità competitive nel mercato. Perugia, attraverso il mio assessorato, sta facendo principalmente  tutto  questo: da mesi siamo impegnati per segnare rapidamente un cambio di passo con il “porta a porta” e la conseguente eliminazione dei cassonetti stradali (es: centro storico e altre frazioni di Perugia),  cercando così di  colmare i ritardi accumulati da OLTRE 10 ANNI e di raggiungere l'obiettivo regionale e nazionale del 65% di R.D. entro il 2012 (oggi la media regionale  è solo  del 30% ). La nostra azione amministrativa non prescinde ovviamente da progetti paralleli, molti dei quali in corso di realizzazione, volti alla riduzione dei rifiuti all’origine, all’educazione ambientale nelle scuole, alla comunicazione ambientale sul territorio con l’obiettivo di passare da una cultura dell’”usa e getta” ad un modello sociale della conservazione/valorizzazione delle risorse. Obiettivo non facile ma di certo non impossibile. Il Piano Rifiuti prevede anche il "trattamento termico", quale ultima e marginale fase del ciclo, solo per la parte di rifiuti non riciclabili (e non i rifiuti “tali e quali” o indifferenziati) che anziché smaltirla in discarica (molto più inquinante e ormai tutte in esaurimento e alcune non più ampliabili tra cui Pietramelina), è preferibile trattarla ai fini del recupero energetico, attraverso le migliori e più idonee tecnologie disponibili (non a caso il Piano non indica ne l'inceneritore, ne il termovalorizzatore...),  che siano: - in grado di smaltire nel rispetto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica; - controllate dalle istituzioni preposte con le migliori tecnologie disponibili; - realizzate con il consenso informato della popolazione e con un rigoroso percorso di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), nonché di Valutazione d’Impatto sulla Salute (VIS) garantendo il massimo di sicurezza sociale, ambientale e sanitaria. Tutto ciò che, in sintesi, prevede lo stesso Piano regionale dei rifiuti. In questo senso è chiaro che il trattamento termico non va inteso come “sostitutivo” della R.D. o risolutivo di tutti i problemi, ma come una tecnologia “complementare” (ma indispensabile), al ciclo completo dei rifiuti: unica strada per superare il sistema "discarica" che oltre a gravare pesantemente sulle tasche dei cittadini per gli elevati costi di gestione, di certo non può essere il nostro  futuro (vedi Napoli). Un ambito questo non semplice da governare e soprattutto da comunicare e condividere con l’opinione pubblica, me ne rendo perfettamente conto da ambientalista (da sempre) e ancor più oggi da amministratrice. Penso anche che fare enunciazioni e proclami è molto facile, più difficile è essere concreti e realisti. Tuttavia oggi si vive di comunicazione che non sempre gode di buona salute e forse l’errore che stiamo commettendo è proprio quello: essere troppo concreti e realisti e produrre poco fumo. Ne è la prova – come ho cercato brevemente di spiegare - che non c’è nessuna differenza tra quello che ha già fatto il Comune di Capannori e quello che stanno facendo la Regione dell’Umbria e il Comune di Perugia dando attuazione al nuovo piano regionale dei rifiuti approvato nel 2008. Eppure il Comune di Capannori è stato applaudito, mentre il Comune di Perugia è stato oltraggiato a suon di calunnie. Ma veniamo più al merito delle questioni e di ciò che concretamente interessa e stiamo realizzando. Il piano – come dicevo - pone al primo posto la riduzione dei rifiuti e alcune misure sono già state messe in cantiere. In molti centri commerciali a Perugia è attiva da due anni la distribuzione dei detersivi alla spina, si vende il latte crudo in contenitori riutilizzabili e, iniziativa molto importante anche ai fini sociali, sarà attivo entro l’anno il primo punto di distribuzione (Pian di Massiano) di acqua liscia o frizzante, proveniente dalla Rete pubblica, a disposizione di tutti i cittadini con l’obiettivo parallelo di prevenire il consumo di migliaia e migliaia di bottiglie di plastica e/o di vetro. Questo ovviamente non risolve il problema rifiuti, ma accende una spia lampeggiante che dovrebbe comunicare al cittadino il problema. Da considerare che l’andamento della produzione dei rifiuti è strettamente connesso all’andamento del PIL e quindi, fino al 2008, abbiamo assistito ad un regolare aumento di circa il 2% l’anno. Al secondo punto il Piano prevede il passaggio del sistema di raccolta differenziata da stradale a “porta a porta”, un sistema che dovrà condurci al raggiungimento dei livelli già ottenuti in molte città del nord. Dal momento della sua approvazione tutti i comuni si sono mossi nelle direzioni indicate. Perugia ha adottato il sistema dei cassonetti personalizzati (affidati ai singoli nuclei abitativi o ai singoli condomini) in sostituzione completa dei cassonetti stradali. A proposito di incentivi/disincentivi, pur essendo oggi la raccolta differenziata obbligatoria per legge e, in teoria, non soggetta ad incentivi, il Comune di Perugia, in base alle risorse finanziarie che la Regione Umbria stanzia annualmente a sostegno della R.D., ha previsto degli sconti sulla tariffa (TIA), per le utenze più virtuose (secondo il principio “chi più inquina più paga”), fruibili dal momento in cui, a livello comunale, sarà raggiunto il 50% di R.D. (oggi siamo al 34%). Un incentivo che in prima istanza, è calcolato non in base ai rifiuti differenziati del singolo utente ma per aree omogenee di territorio dove i rifiuti vengono misurati dagli operatori e i comportamenti monitorati attraverso i controlli delle guardie ecologiche di Gesunu e gli operatori del Comune i quali provvedono a sanzionare i comportamenti scorretti, oltre a non svuotare i cassonetti quando non conformi (previa specifico sigillo apposto “conferimento non conforme”). In prospettiva si sta anche valutando di prevedere incentivi sotto forma di tariffa personalizzata. Si tratta di un sistema sicuramente più impegnativo (soprattutto in termini di investimenti necessari) rispetto a quello di Capannori e garantisce comunque un elevato livello qualitativo del servizio. Senza sottovalutare che Capannori ha 40.000 abitanti e Perugia 190.000 tra residenti e domiciliati. Per la parte rimanente (indifferenziato e parte dei rifiuti speciali non pericolosi) il piano indica le stesse soluzioni del Comune di Capannori: discarica e recupero energetico tramite trattamento termico. Per quanto attiene alla pericolosità e al costo dei sistemi di smaltimento, non esistono ad oggi alternative. La scarpa vecchia, la spugnetta, i giocattoli dei figli ecc. ecc. o si buttano in discarica o si trattano termicamente. Per quanto attiene alle discariche non ci sono tecnologie ulteriori da mettere in atto (ne è possibile costruire nuove discariche). Le discariche umbre oggi sono tutte a norma. Sono impermeabilizzate e dotate di sistemi di recupero di biogas e percolato. Hanno tuttavia un forte impatto ambientale e sociale sia per le emissioni odorigene sia per gli sforzi necessari per il trattamento del percolato e per l’elevato rischio di inquinamento. Anche la rete di monitoraggio obbligatoria per legge è costosa sia in termini di investimento che di gestione. Sul grado di pericolosità dei cosiddetti inceneritori esistono molti studi. Molti, quelli che hanno generato l’attuale grado di repulsione tutto italiano, si riferiscono agli inceneritori ante anni ottanta, quando i limiti di legge consentivano l’emissione del fumo tal quale. Con l’abbassamento dei limiti il livello delle emissioni si è adeguato mediante l’uso di sistemi di abbattimento e oggi, anche un impianto di vecchia generazione, se ben gestito, consente di stare ben al di sotto dei limiti di legge. A fronte dei 51 impianti esistenti in Italia, non ci risulta essersi ancora concluso nessun studio epidemiologico basato su dati reali, anche se ve ne sono molti in fase di attuazione. (il più vicino al risultato è quello attivato dalla Regione Emilia Romagna). Pertanto tutta la discussione oggi si basa su supposizioni. Ovvero: si sa che la diossina è un elemento cancerogeno e, pertanto, se il camino emette diossina anche sotto i limiti di legge, vuol dire che aumenta la probabilità della popolazione di riferimento di contrarre un tumore. Se il particolato (PM10) aumenta le possibilità di malattie respiratorie e il camino emette particolato allora vuol dire che aumenteranno le malattie respiratorie (a proposito di precauzione nessuno pensa ad esempio di usare meno la propria auto per abbattere il PM10 o il proprio cellulare per abbattere i rischi da campi elettromagnetici). Di quanto aumenteranno le malattie però non si può ancora affermare con certezza e quindi ci sono illustri esperti che affermano con la stessa dose di professionalità che i gli inceneritori fanno male o che i loro effetti sulla salute umana sono trascurabili. Uno tra i più illustri tra quelli della seconda categoria è Veronesi che ha pubblicato un quaderno scaricabile gratuitamente dal sito della sua Fondazione. Ovviamente è stato accusato di essersi venduto alla lobby dei termovalorizzatori, ma questa è l’Italia e noi siamo gli italiani. Nel frattempo si stanno affermando tecnologie per la termodistruzione dei rifiuti senza emissioni quali la gassificazione (a mio avviso la più praticabile), la torcia al plasma o la dissociazione molecolare. In tutti i casi il sistema è chiuso e restituisce un gas e delle scorie più o meno vetrificate e quindi inerti. Certo è che se Perugia fosse, oggi, all’anno “rifiuti zero”, una strategia che condivido appieno, e se riuscissimo a garantire il 90% di R.D. entro il 2012, sarei la prima a sostenere il contrario sul trattamento termico. Ma in Umbria, più che a Perugia, la strada è ancora tutta in salita. Ci sono tantissimi cittadini sensibili e collaborativi verso la R.D. ma anche tante persone ostili e restii a cambiare i propri comportamenti. Siamo anche la regione a più elevata produzione procapite di rifiuti. Ci vuole ancora del tempo come sto toccando con mano in tante situazioni locali. Non per fare demagogia ma credo che Napoli dovrebbe insegnarci tante cose….. L’appello che mi sento di fare alle Associazioni è di “agitarsi” forse un pò più nel promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla raccolta differenziata, affinché diventi patrimonio collettivo e non rimanga appannaggio di pochi. Sperando di essere stata utile e restando a sua disposizione per ogni altro utile confronto, Le porgo i miei migliori saluti. Lorena Pesaresi Assessore Politiche energetiche a Ambientali del Comune di Perugia

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