22/12/2024
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Il fiocco azzurro
Un fiocco davanti alla porta non è più così usuale

Non nascono molti bambini a Perugia e questo non è certo un fenomeno speciale, succede così ovunque. Semmai in questa città che ha conosciuto in questi ultimi tempi una forte immigrazione, non solo da altri paesi ma anche interna, soprattutto dal sud e da Napoli in particolare, ci sono maggiori speranze di veder crescere la natalità. Quindi, nel futuro, più bambini di quanti non ne nascano oggi. Perugia è una città piena di giovani e, nelle stesso tempo, povera di bambini. Il paradosso è facile da capire perché, soprattutto nel centro storico, i giovani sono di passaggio, vivono qui una stagione della loro vita e poi tornano a casa, com'è naturale. Incontrare una coppia con un passeggino non è tanto facile, succede più spesso con i turisti che scoprono come sia complicato portarsi dietro un figlio piccolo in una città piena di scale.
Comunque, la nascita di un bambino non è un avvenimento da salutare con le fanfare, succede, non tanto spesso ma succede. Infatti, così è andata, proprio vicino all'arco di Duccio, la porta romana della città, in corso Cavour. Solo che questo fatto è stato accompagnato dall'antico e tradizionale fiocco azzurro. Ecco, un fiocco davanti alla porta non è più così usuale. Intanto perché oggi i figli nascono in ospedale e solo dopo qualche giorno arrivano nella loro casa, e poi perché un annuncio così festoso e piacevole non parla più a una comunità vicina e conosciuta, al massimo al condominio, ma non sempre, perché nei piccoli condomini del centro non vivono facilmente altre famiglie. Così, questo fiocco scintillante su quel portone di corso Cavour è sembrato afono, incapace di comunicare l'emozione per una nascita, se non a qualche passante distratto.
Come sarà la vita di questo bambino? e come potrà crescere e diventare grande? Intanto, se non ci sono fratelli, dovrà faticare a trovare amici, figuriamoci coetanei. Sarà un bambino solo, almeno sino all'età della scuola materna e poi delle elementari che avrà comunque vicino casa, in borgo XX Giugno. Vicino casa c'è anche un bel giardino che è quasi un parco, il Frontone. Si può dire che è fortunato un bambino che nasce nel quartiere del Frontone, con tutta quella storia dietro e quei silenzi così incantatori. Però un giardino così è sempre quasi deserto e non è certo un luogo di incontro per bambini. Trovare spazi verdi per giocare non è facile, figuriamoci un cortile sotto casa. 
Poi, con gli anni, arriverà il tempo delle scalette del duomo, della città di notte, e di tutto il cammino alla conquista degli spazi propri per un giovane nato al centro di un secolo che attraverserà quasi per intero o, chissà, sino al prossimo. Un tempo lunghissimo. Auguri, bambino sconosciuto dal fiocco azzurro.
Gli adulti che sono nati nel secolo passato non possono che regalare un augurio a chi comincia ora a guardare il mondo. Loro, gli adulti, sono nati in questa bellissima regione al tempo delle grandi speranze, quando tutto sembrava possibile lungo quella strada fatta tutta di conquiste e di un progredire senza momenti di riposo. Una lunga corsa. Beh, questa corsa si è interrotta. Siamo fermi e ci guardiamo attorno per vedere cosa succede e per capirci qualcosa. I bambini e i ragazzi che sono entrati da qualche settimana nelle scuole non hanno trovato, in qualche caso, neanche una lavagna perché, quando una lavagna si rompe, non ci sono più fondi per comprarne una nuova. Non un computer, per carità, una lavagna, una cosa che usavano già nel secolo scorso e anche in quello precedente. I giovani di domani potranno capire che fuori dalla loro porta c'è molta confusione e poche certezze. Troveranno molti beni di consumo nella propria casa e sempre meno strumenti per crescere nei luoghi collettivi, nelle stesse istituzioni, nella scuola, soprattutto quella pubblica. Dovranno imparare a fare le cose sempre più da soli e sempre di meno con gli altri.
In questi giorni c'è questo stupore e, certo, anche preoccupazione, per l'aumento del costo del biglietto del trasporto pubblico. Un aumento forte e inaspettato che ha ragioni semplici ma poche spiegazioni. Queste ragioni semplici stanno nei tagli pesanti che hanno subìto i bilanci del comuni e delle istituzioni regionali, solo che nessuno spiega più nulla a nessuno e così tutto il malcontento si scarica sull'ultimo e più piccolo responsabile, il Comune, l'ente più vicino ai cittadini e al quale i cittadini chiedono conto di tutto. Questi aumenti che arrivano all'improvviso, non sono mai giusti. Non perché non ci sia una necessità reale, ma perché dal Comune dovrebbero dare segnali più chiari in merito all'efficienza interna, alle spese per il personale, alla lotta all'evasione, vastissima quella nel settore immobiliare. Per chiedere più soldi ai cittadini si deve avere la piena credibilità per farlo.  
Quando, nel 1970, nacque la Regione, finalmente con la erre maiuscola e con la possibilità di fare leggi e di decidere in piena autonomia, o quasi, tutti pensammo che non ci sarebbero stati più ostacoli nella corsa verso il sogno di una regione felice, anzi, un'isola felice. Adesso, dopo così tanto tempo, dobbiamo sperare di cavarcela con sempre meno risorse a disposizione e con questa storia del federalismo fiscale. Saremo di nuovo soli, come quel bambino che è nato in questi giorni vicino all'arco di Duccio, con la necessità di ricominciare tutto daccapo e senza la certezza di riuscirci.
                                                               
                                                        renzo.massarelli@alice.it
(pubblicato sabato 2 ottobre 2010 sul Corriere dell'Umbria)



Renzo Massarelli

Inserito sabato 9 ottobre 2010


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