16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Le case grigie
Sono le case del centro storico dove la presenza di persone è incerta o saltuaria o, peggio, ambigua e indecifrabile

                             

Tutto tranquillo per la raccolta differenziata dei rifiuti. Così dice la Gesenu e così dev'essere davvero. Niente calci alle buste colorate lasciate davanti ai portoni, niente assalti degli animali. Queste buste colorate di verde, azzurro e giallo, o anche nere, somigliano ai funghi che in autunno compaiono sotto le foglie dei boschi e all'ombra degli alberi. Le buste dei rifiuti sono i nostri funghi cittadini, dispersi così, un po' a caso, tra le strade e i vicoli. Restano lì per un tempo breve e poi scompaiono. Questi sacchetti, almeno nel centro storico, non sono così tanti, come si poteva immaginare. Sono molto spesso sacchetti isolati che testimoniano la presenza di residenti o di qualche studente poi, davanti ad altri portoni, niente, nessun sacchetto. Queste case sono le case grigie del centro storico dove la presenza di persone è incerta o saltuaria o, peggio, ambigua e indecifrabile. L'edilizia marginale della zona antica della città, i tanti locali degradati, le stesse cantine riadattate per la residenza, sono un universo oscuro o, forse, chiarissimo e che non vogliamo vedere. Non spetta alla Gesenu controllare, è evidente, ma a chi? al comune o alla questura, ai vigili urbani o alla polizia?
Intanto si riaccende la protesta per la presenza così invasiva e apparentemente incontrastata degli spacciatori che si spostano da una zona della città ad un'altra e poi, in qualche caso, si fermano, colonizzano una via sino a diventarne padroni. In qualche modo determinano un nuovo ordine e la loro legge, coltivando le loro opportunità. Arrestarne qualcuno è come riempire un secchiello d'acqua del mare. A cosa può servire? uno in meno è uno in più il giorno dopo, così la gente guarda e non capisce.
In realtà, l'industria della droga o magari quella della prostituzione, si può vedere, l'una o l'altra, all'aperto e nelle strade solo in qualche luogo e in qualche ora, per il resto tutto si svolge nelle case grigie, quelle senza sacchetto dei rifiuti davanti al portone, tra mura discrete, a domicilio. Basta un telefonino. E' così che la città, soprattutto il  suo centro storico, viene colonizzata lentamente, senza che nessuno se ne accorga, mentre le attività illegali e i loro protagonisti occupano spazi sempre meno marginali, mettono radici, coltivano interessi e potere. Se questo processo diventa sempre più profondo il problema del centro storico non sarà più lo spopolamento, ma il suo contrario, e cioè la diffusione sempre meno discreta e silente di una nuova padronanza nelle vie e nei vicoli di questa parte così preziosa e così poco difesa della città. In alcuni vicoli questa presenza è ormai palese. I manovali dello spaccio parlano con i residenti, li rassicurano, si offrono come i nuovi garanti di un ordine tutto speciale dove ognuno svolge il proprio mestiere e dove l'illegalità convive con il normale dispiegarsi della vita quotidiana di tutti gli altri. Quando si dice la presenza nel territorio.
Infine, gli abitanti della città vedono dell'oscura industria della droga solo l'ultimo anello, quello del commercio al dettaglio e, giustamente, se ne preoccupano. La sua presenza è insopportabile per chi guarda alla sicurezza propria e del suo quartiere, al personale futuro e a quello dei giovani, soprattutto. Ma non c'è soltanto l'ultimo anello, sono molti gli anelli che ruotano silenziosamente nel cielo e sotto di esso. Tutti sanno che Perugia è un grande mercato perché ci sono molti giovani e, come tutti i mercati, anche questo produce, anzi, più degli altri produce, reddito e ricchezza. Ci si dovrà pur chiedere dove corre e dove finisce questo fiume d'oro perché, di sicuro, non si ferma nei vicoli. E' qui che il destino del centro storico si specchia nella parte nuova della città, nel suo sviluppo e nelle sue contraddizioni. In questi anni abbiamo guardato senza porci tanti problemi questa crescita senza un fine e, spesso, senza qualità come un segno di una grande vitalità economia e sociale e adesso dobbiamo pagare qualche conto. Non è poco e non è tutto.
Domani ci diranno che non c'è problema, che abbiamo una città moderna e piena di opportunità e un centro storico che sta ricostruendo giorno dopo giorno i suoi equilibri perduti, che lo spopolamento è un luogo comune che alimenta troppo polemiche inutili. In realtà non sappiamo qual è l'impasto sociale, quanti residenti tradizionali se ne sono andati e chi sono i nuovi arrivati. In questi anni abbiamo visto fiorire tanta nuova ricchezza attorno alla rendita immobiliare per ritrovarci, alla fine, una città più povera che aspetta eternamente qualcuno che arrivi da fuori per aprire qualche pizzeria napoletana o costruire l'ultimo supermercato e nessuno, proprio nessuno, che abbia voglia di rischiare per una società di calcio di terza divisione.
C'è ancora chi sostiene che la responsabilità per la scarsa reputazione  del centro storico sia della stampa. Troppa esagerazione, troppo allarmismo, troppi polveroni. E' così che emerge l'anima conservatrice della città e le sue infinite doppiezze. Come le case grigie del centro, sempre troppo vuote e sempre troppo piene, ma non bisogna parlarne. E' meglio così, non parlarne. Invece si deve, e questo è l'unico modo per costruire davvero un futuro diverso e un cambiamento possibile.
                                                            
                                                      renzo.massarelli@alice.it
(pubblicato sul Corriere dell'Umbria sabato 18 settembre) 



Renzo Massarelli

Inserito mercoledì 22 settembre 2010


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