16/07/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Aiuto! un ecomostro cresce a Perugia


Dopo i disastri urbanistici degli anni 50/60 causati da un bisogno reale di case, da domani si assisterà alla crescita di un palazzo a ridosso del convento di S. Francesco al Prato che nasconderà di nuovo una parte delle mura mediovali e il grande complesso sede dell'accademia di belle arti.
Se si guardano le piante storiche di Perugia si osserverà che tre sono le strutture urbanistiche architettoniche che caratterizzano l'acropoli: una a sud la Rocca Paolina, una ad est, il Sopramuro, una ad ovest S. Francesco al Prato.

Mentre le due strutture a sud e a est sono state valorizzate o in via di riqualificazione, ad ovest un mostro edilizio di speculazione privata chiuderà per sempre la vista delle mura e dei torrioni del convento, inficiando il progetto del recupero del giro delle mura della città storica.
Mentre in tutta Europa si riqualificano le città le si valorizzano abbattendo le superfetazioni, comperando e distruggendo costruzioni che non permettono la vista dei monumenti, a Perugia che ha una cinta muraria eccezionale con un numero di porte (circa 30), un patrimonio unico, che si fa nel silenzio e nella connivenza di tutti?
Da 50 anni si prosegue con costruzioni e piantumazioni che non permettono più di godere la vista dei monumenti civili che compongono la sua splendida cinta muraria.
Anni 50, le mura dell'elce nascoste da costruzioni.

Anni 60, piantumazioni davanti alle porte storiche e alle mura etrusco romane della Cupa, con alberi sempreverdi.
Anni 80-90, le mura dei due quartieri S. Antonio e S. Angelo vengono nascoste: S. Antonio da un viale di bagolari che arriveranno a30 m. Al parco S. Angelo, selva di piante inutili anche per l'ombra visto che le mura sono a nord.
Ora di nuovo delle costruzioni che valorizzano solo il portafoglio dei soliti noti.
FERMIAMO QUEL MOSTRO!!!!

N.B.  11 aprile 2008 venerdì di REPUBBLICA:
da AGORA' ( Festival Città e territorio ) di Ferrara Si alza un grido: DEMOLIRE-DEMOLIRE-DEMOLIRE. Prima di mattoni e cemento, il futuro delle città italiane è fatto di ruspe e dinamite.

Un innamorato della sua città
Angelo Zaroli



Angelo Zaroli

Inserito giovedì 23 ottobre 2008


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