14/08/2024
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Sulla raccolta differenziata l’ombra dell’inceneritore
I cittadini accolgono bene la nuova raccolta, ma non sono stati informati sulla questione del cosiddetto “trattamento termico”



     
Gesenu e il Comune hanno fatto sapere che la prima settimana di raccolta differenziata “porta a porta” nel centro storico di Perugia ha registrato un buon risultato: 45% di raccolta differenziata contro il 25% che abitualmente si registrava con il sistema tradizionale dei cassonetti.
Il comunicato informa anche del fatto, assai significativo, che il nuovo servizio di raccolta si è svolto regolarmente, e complessivamente con una buona accoglienza da parte dei cittadini. Pochi i disagi lamentati, che saranno superati con la progressiva messa a punto del servizio.
Questa accoglienza e i primi positivi risultati trovano la loro origine, ricorda Lorena Pesaresi, assessore all’Ambiente del Comune, nel “percorso di confronto continuo con la città (16 assemblee pubbliche di cui 6 in centro storico)”, che “ha permesso di ottenere una collaborazione fondamentale per perseguire l’obiettivo del 55%: i primi risultati dimostrano concretamente che si può fare!”.
In questo buon inizio, il metodo della raccolta differenziata comincia a mostrare tutti i suoi lati positivi, e soprattutto quelli legati alla relazione civica e alla consapevolezza dei cittadini, senza le quali il metodo non funziona e non ha senso: peccato che sia rimasto fuori dalle assemblee, dalla informazione e dalla discussione il discorso sul “trattamento termico” dei rifiuti indifferenziati, cioè, in parole povere (ma chiare) del loro incenerimento, e della costruzione dell’impianto cosiddetto di “termovalorizzazione” (per semplicità, e chiarezza: l’inceneritore).
Infatti, mentre si svolgevano le assemblee con i cittadini, fuori o ai margini di esse l’assessore e il presidente Gesenu andavano sostenendo che la costruzione dell’inceneritore è necessaria, anzi indispensabile, cadendo in una contraddizione clamorosa: infatti, se si aumenta la quantità di rifiuti differenziati, viene a mancare la materia prima da bruciare nell’inceneritore, che perciò diventa sempre più inutile (oltre che dannoso) mano a mano che aumenta la raccolta differenziata.
E’ sempre più evidente che un impianto di incenerimento (che non potrà essere di piccole dimensioni, visti i costi) servirà a bruciare a Perugia i rifiuti di altre zone, non solo della regione, con tanti bei camion che andranno avanti e indietro: così si avranno begli affari per i raccoglitori, i trasportatori, gli inceneritori.
Però ai cittadini non andrà alcun vantaggio, anzi su di loro (in un’area molto vasta) ricadrà la presenza di polveri e sostanze nocive, che si accumuleranno nell’aria, nell’acqua e nel terreno del nostro comune minacciando la nostra salute. Come si sa, le polveri nocive non si fermeranno solo nei pressi dell'inceneritore, ma saranno trasportate dal vento in tutto il territorio circostante, in un raggio di molti chilometri,
Così qualcuno (pochi) farà grossi affari, mentre qualcun altro (tutti i cittadini) si accollerà i rischi e le conseguenze negative.
Allora, la partecipazione non consiste nello spiegare il colore del cassonetto o del sacchetto: consiste nel discutere apertamente di tutti gli aspetti della questione.

(nella foto, l'inceneritore di Acerra)




Inserito domenica 12 settembre 2010


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