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La democrazia non è un accessorio
...nessuno è interessato a convocare pubbliche assemblee secondo i principi di un’informazione per una partecipazione trasparente e democratica

 

(pubblicata su Facebook lunedì 6 settembre 2010)

Sta finendo l’estate. E in questo ultimo periodo il dibattito politico a Perugia si è acceso intorno ad alcune questioni come  la costruzione di un centro polifunzionale Ikea, la multinazionale svedese di produzione mobili, e di una maxi stalla, “il centro zootecnico più grande dell’Umbria”, delle “Opere Pie”, proprietarie anche dei terreni. È interessata la zona sud del territorio comunale fra San Martino in Campo e Santa Maria Rossa, ex IX Circoscrizione. Le Opere Pie risultano un ente morale che ci è difficile definire. Se sia pubblico o privato, visto che il presidente viene nominato dal sindaco. Dovrebbe essere benefico, ma ha accumulato solo debiti. Non potrebbe fare speculazioni sui terreni che possiede, ma, per la vendita dell’area alla multinazionale, ha fatto una complessa transazione tutta da chiarire e sulla quale sta indagando la magistratura. Mentre, secondo i giornali, l’operazione di permuta sarebbe avvenuta sotto la direzione dell’ex Ipab (l’allora Istituto di Pubblica Assistenza e Beneficienza) affidata al padre del presidente della provincia di Perugia. Ovviamente l’impegno dell’Ikea è molto più serio e appetibile, anche se anestetizzato dal possibile ritorno occupazionale. Sulla questione, sempre attraverso i giornali, sono emerse posizioni diverse. Ma non sembra molto considerata la possibilità di una forte spinta alla neocolonizzazione, già avviata da parte delle multinazionali, con un enorme consumo di territorio a scapito delle nostre ricchezze paesaggistiche e culturali, ecc….

La maxi stalla, invece, ha un impatto ambientale maggiore e rischioso anche per la centrale a biomasse. Nel dibattito l’Amministrazione Comunale si rivela di un decisionismo esasperato perché vuole a tutti i costi fare cassa. E sembra che non sia possibile chiedere spiegazioni, né momenti di pubblica legittima riflessione. Così gli ambientalisti come al solito sono malvisti perché perseguirebbero interessi particolari e impopolari. Su tutto nessuno è interessato a convocare pubbliche assemblee secondo i principi di un’informazione per una partecipazione trasparente e democratica.



Lauro Ciurnelli


Inserito martedì 7 settembre 2010


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