16/07/2024
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Dieci, cento, mille Ikea
Il pensiero unico non frequenta la programmazione e orienta verso soluzioni facili che coinvolgano pochi interlocutori

Dieci, cento, mille Ikea: sono tutti d’accordo. E visto che non c’è stato un vero momento di confronto, nonostante che la notizia della calata degli svedesi sia nota da più di due anni, sembra come al solito che gli ambientalisti si oppongano pregiudizialmente allo sviluppo inimicandosi così anche i cittadini che sperano in un posto di lavoro per i proprio figli. Quegli stessi cittadini che ci chiamano quando vedono offesa la natura dall’intervento dell’uomo, intendendo per natura un albero, il fiume, un bosco. L’ambiente in cui viviamo, come noi lo intendiamo, è fatto di aria che respiriamo, acqua che beviamo, terra da coltivare e poi fiumi, alberi, boschi, strade, case, chiese, capannoni industriali, prati, campi, laghi, colline, montagne, pesci, uccelli, fiori oltre all’ambiente sociale. L’ultima discesa in campo è della Provincia con i suoi rappresentanti, anche loro sono favorevoli a dieci cento, mille, Ikea, ormai è diventato un pensiero unico. La politica, che ha l’onere della gestione del territorio, davanti alla presunta possibilità di 200 posti di lavoro non ha dubbi sulla bontà dell’insediamento.
Ma quante domande e riflessioni sorgono spontanee? Eccone alcune, le più immediate e trascurando volutamente quelle sulle “manovre” fatte dalle Opere Pie, ente senza scopo di lucro.
Quei venti ettari di terreno agricolo che verrà urbanizzato farà entrare nelle casse comunali circa sei milioni di euro di oneri di urbanizzazione. Se due anni fa si fosse aperto un tavolo con Ikea e i soggetti interessati per capire e studiare insieme la possibilità di insediamento in un’area industriale esistente, ma inutilizzata con i “capannoni industriali” vuoti forse si sarebbe trovata una soluzione diversa da quella che oggi propone un consumo di suolo da 20 ettari. Una soluzione improntata al recupero avrebbe avuto molti aspetti più interessanti come per esempio, dal punto di vista progettuale sarebbe stata una sfida più ambiziosa, dal punto di vista ambientale, come già affermato, la collettività non si sarebbe dovuta privare di 20 ettari di terreno agricolo, le opere di urbanizzazione non si dovevano costruire, il paesaggio in quella zona avrebbe conservato la sua immagine panoramica di pregio agricolo, la qualità dell’aria non sarebbe peggiorata come farà quando le strade si satureranno di auto dirette al centro commerciale. Certo è che in tutti questi possibili aspetti più interessanti, per altri soggetti, i due attori principali non guadagnerebbero quanto a consumare 20 ettari. Soprattutto, nelle casse comunali non entrerebbero sei milioni il che, riteniamo, sia determinante per la decisione. Fino a quando la legge permetterà di utilizzare senza vincolo i proventi degli oneri di urbanizzazione, (nel 2001 con il DPR n. 380 il vincolo, introdotto nel 1977, di destinare quei proventi al miglioramento della qualità urbana è stato abolito) i comuni e le amministrazioni pubbliche in genere si sentiranno libere di svendere il bene più prezioso che invece hanno l’obbligo di gestire nell’interesse collettivo: il territorio. E una volta compromessi con destinazione d’uso commerciale quei 20 ettari saranno persi come “paesaggio agricolo” e come ambiente naturale. 
Solo un accenno ai 200 posti lavoro promessi perché è di tutta evidenza che non saranno effettivi nel bilancio globale dell’insediamento, si deve infatti detrarre da quella somma il numero di artigiani e indotto che saranno costretti a chiudere nonostante gli sforzi di realizzare la filiera corta.
Ma il pensiero unico, si sa, ha una prospettiva quotidiana, non frequenta la programmazione quindi orienta verso soluzioni facili e immediate che coinvolgano pochi interlocutori, per agevolare le trattative, è quello dell’uovo oggi piuttosto che la gallina domani.
Per questo avremo dieci, cento, mille Ikea e vivremo infelici e omologati. 


25 Agosto 2010


Presidente Legambiente Perugia



Anna Rita Guarducci

Inserito giovedì 26 agosto 2010


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