Fare o agire? questo il dilemma
Ikea, tabacchificio e...
All’ambientalismo del fare preferiamo l’ambientalismo dell’agire. Sembra una differenza sottile: in realtà contiene tutta la sostanza che i filosofi greci intendevano con agire (prâxis) cioè un fare finalizzato a raggiungere un fine, quindi un progetto globale. Se il progetto globale condiviso è il miglioramento della qualità della vita della comunità, allora non possiamo guardare solo alle ricadute di tipo economico. Non basta. L’insediamento Ikea è paradigmatico di come viene gestito il territorio. Oltretutto con un Prg comunale “scaduto” che prevedeva insediamenti demografici abbondantemente sovradimensionati. Redatto nel 1999 con previsioni decennali e una possibilità insediativa di più di 190000 abitanti, nella relazione si ammetteva già che l’indice di 229,27 mc per abitante del Prg vigente fino al 1999 era alto. Quello attuale è decisamente più alto. Per quanto riguarda gli abitanti, oggi siamo intorno ai 160000, quindi la previsione è stata abbondantemente sovradimensionata, ma questo ha permesso di aumentare le cubature edificabili anche se nella relazione del piano si dice chiaramente che le volumetrie previste non hanno seguito la domanda di abitazioni. Già questo ci sembra un criterio discutibile, lo dimostra il fatto che oggi in Umbria, ma la situazione è generalizzata a tutta l’Italia, ci si allarma per il consumo eccessivo di suolo con conseguente impatto ambientale altissimo e qualità della vita bassissima. Ci sentiamo di suggerire all’amministrazione, visto che per l’anno prossimo è previsto il censimento demografico nazionale, di approfittare di quei dati per dotarsi di un nuovo strumento di pianificazione del territorio che tenga conto delle reali dinamiche attuali, demografiche, sociali, economiche e culturali. Non drogate dal principio, ormai insostenibile, che l’edilizia è il motore dell’economia. Perché una pianificazione territoriale che si rispetti non si presta alla richiesta estemporanea, fossero anche 20 ettari, della serie una variante non si nega a nessuno, altrimenti significa che il paradigma è rappresentato dall’esempio “regalatoci” dalla vecchia giunta a S. Martino in Campo (foto allegate), il peggiore possibile che va nella direzione del consumo sfrenato di suolo, della sconfessione nei fatti di quella metafora ancora oggi venduta dai cataloghi turistici istituzionali dell’Umbria cuore verde d’Italia. Perché è chiaro che quei due ecomostri costruiti nel mezzo di una vasta area di pregio agricolo non rimarranno soli ancora per molto tempo, in quanto la destinazione urbanistica dell’area ormai è stata “corrotta”. E riguardo al tempo si può anche dire che sembra essere una precisa strategia quella di lasciare un immobile inutilizzato per molti anni: è il caso dell’ex tabacchificio di Ponte Valleceppi, per poi dover agire in emergenza quando si sollevano i cittadini che quel degrado vivono tutti i giorni sulla propria pelle. Chiediamoci perché era così da quindici anni, perché nel Prg del comune non viene censito come edificio di archeologia industriale. Anche in questo caso ci sentiamo di suggerire all’amministrazione un censimento serio di tutti gli immobili simili presenti sul territorio comunale perché senza la memoria del passato non si può progettare il futuro. E la memoria dei luoghi serve alle future generazioni, mentre la memoria di chi ha lavorato nel tabacchificio può essere tramandata anche verbalmente. Oltretutto queste vecchie “fabbriche” hanno una alta qualità architettonica e dei materiali che oggi possiamo solo sognare, a patto che si intervenga prima dello sfacelo. Anche noi siamo sollecitati dai cittadini a far sentire la nostra voce e non rappresentiamo certo un interesse particolare, men che meno economico, come superficialmente e propagandisticamente si dice delle associazioni ambientaliste, insieme al fatto che sanno dire solo e sempre no. Il nostro auspicio è quello di vedere amministrato il bene collettivo nell’interesse collettivo e non svenduto per un piatto di lenticchie utile a saziare pochi per poco tempo. Auguriamoci che il dibattito di questi giorni non rimanga solo un esercizio dialettico di ferragosto, altrimenti da tutto questo dispendio energetico avrà tratto vantaggio solo la stampa, che comunque ringraziamo consegnandole la nostra filosofia “agire per il beneficio collettivo”, quella che vorremmo vedere applicata dagli amministratori.