22/12/2024
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Venti ettari per l'Ikea a S. Martino in Campo
L’Umbria che si caratterizza come regione a più alta incidenza di centri commerciali continua ad incentivarne altri

COMUNICATO STAMPA                                                                            

Oggi, 11 agosto 2010, settimana di ferragosto, finalmente l’annuncio ufficiale.
“Urbi et orbi” il TG3 delle 14 con un servizio intervista all’assessore all’urbanistica del comune di Perugia ha ufficializzato ciò che erano voci circolanti da più di due anni.
La data di per sé è strategica perché le ferie e il caldo fanno abbassare la guardia, infatti anche della sorte del tabacchificio di Ponte Valleceppi si è avuta notizia ufficiale nei giorni scorsi. Ognuno ha le sue strategie per evitare le grane. Le grane sono considerate anche quelli, come noi, che insistono a chiedere partecipazione e trasparenza. Le chiediamo da sempre e sull’affare Ikea ci siamo espressi più volte. Ovviamente nessuno si è scomodato a rispondere alle numerose domande poste, nemmeno Ikea, nella cui risposta speravamo più che in altre, a cui abbiamo chiesto un incontro.

Domande facili che vengono in mente a chiunque faccia mente locale e che chiedono conto anche di interessi economici piccoli  e grandi, privati e pubblici.
Perderemo sicuramente venti ettari di territorio agricolo di pregio, e dunque di verde, ma pare che l’ambiente sia l’ultimo dei problemi. Avremo in cambio 200 presunti posti di lavoro, tonnellate di cemento sicure per strade e costruzioni di servizio, omologazione dell’offerta commerciale.

L’Umbria che si caratterizza come regione a più alta incidenza di centri commerciali continua ad incentivarne altri, ma i calcoli sul bacino d’utenza saranno confortanti? Oppure questo sarà considerato solo un problema di Ikea e chi ora autorizza dovrà affrontarlo quando si concretizzerà una insufficienza della redditività che induce la proprietà a tagliare? E’ stato scelto l’uovo oggi, ci pare di capire.
La presunta filiera corta sarebbe tutta da verificare con le eventuali parti in causa, allo stesso tavolo e non calando dall’alto questa ipotetica gallina dalle uova d’oro. Non parliamo della proprietà di quelle aree, le Opere Pie che non dovrebbero occuparsi di operazioni a scopo di lucro come questa. L’ennesima variante al PRG che, fatto per durare dieci anni nel 1999, risulta “scaduto” e si vede.

Ecco, queste sono solo alcuni risvolti, anche inquietanti, di questo “complesso affare” sul quale abbiamo chiesto e chiediamo partecipazione e trasparenza.

Per tornare all’inizio del nostro discorso dobbiamo ammettere che tutti questi aspetti, e altri legati alla trasformazione della vicina E45 in autostrada, non hanno avuto risalto nel servizio del TG3 odierno. Auspichiamo che il nuovo direttore voglia continuare a garantire la pluralità di informazione del TG3 e per questo gli facciamo i migliori auguri oltre alle congratulazioni per l’importante incarico. 

Anna Rita Guarducci

Presidente



Legambiente Perugia

Inserito mercoledì 11 agosto 2010


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Commenti

Nome: Anna Rita Guarducci
Commento: Mi piacerebbe chiedere al sig. Roberto, che bolla come demagogico l’articolo sull’affare IKEA a S. Martino in Campo, quale sarebbe, secondo lui, lo scopo di questa nostra presunta propaganda. Posto che mi auguro di non ricevere la banale e insostenibile risposta sugli ambientalisti che mirano a bloccare “lo sviluppo”. Il territorio è un bene prezioso e collettivo che non si svende per un piatto di lenticchie utile solo a riempire, oggi, lo stomaco di pochi e lasciare in eredità alle future generazioni una qualità della vita inferiore a quella attuale. E non parlo di economia, perché anche la ricchezza più sfrenata non è in grado di salvarci dalle malattie, molte delle quali provocate dai disastri ecologici moltiplicati dall’attività umana. Non si venga a dire che sono il prezzo del progresso perché basta guardare chi lo paga. La nostra critica era semmai rivolta alla modalità con cui vengono gestite certe operazioni dalla pubblica amministrazione. Parliamo di recupero dell’esistente anziché consumo di suolo, pianificazione del territorio anziché “affari a richiesta”, tutela delle piccole realtà produttive anziché favorire le multinazionali che cannibalizzano il mercato tagliando i posti di lavoro senza scrupoli al primo segno di flessione, tutela della tipicità locale anziché omologazione. Questo e molto altro per non andare nella direzione pericolosa dell’omologazione del pensiero e per rimanere eretti di fronte a certa politica che con la promessa del posto di lavoro ci vuole proni. Non mi dilungo oltre, dico solo che rimboccarsi le maniche, modalità che condivido, significa anche cercare lavoro fuori da queste due possibilità: “schiavo” di una multinazionale, qualunque essa sia; schiavo, per altre ragioni, di una pubblica amministrazione. Anna Rita Guarducci

Nome: Roberto
Commento: Demagogia !!!! La zona di cui si parla è adiacente la superstrada vicino un vecchio depuratore e anche abbastanza malmessa, nessuna zona agricola di pregio ma purtroppo è troppo facile criticare e alzare bandiere. Le opportunità di lavoro in Umbria stanno diminuendo sempre di più e i nostri ragazzi devono spostarsi fuori regione per trovare lavoro, davvero ritenete che sia giusto alzare barricate contro una multinazionale che investe milioni di Euro ? I posti di lavoro pubblico sono ormai saturi e le promesse elettorali di "trovare un posticino in cambio" ormai saranno solo promesse, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo veramente di riportare la regione a produrre e a crescere.

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