22/12/2024
direttore Renzo Zuccherini

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La città desiderabile
Le città vive parlano alla gente, trasmettono senso di appartenenza, emozioni, sentimenti. Se non lo fanno sono posti qualsiasi, senz'anima e senza storia.

                       

Storicamente, quella del Consiglio comunale di Perugia si chiama la "Sala del malconsiglio", un motivo in più per cambiare la sala o magari anche il Consiglio che, comunque, si rinnova ogni cinque anni. Da qualche tempo, forse non proprio di recente perché il tempo, anche se non sembra, passa veloce, è stata rifatta con i banchi nuovi e uno spazio di gradoni di legno per i cittadini dove, però, è scomodissimo sedersi. Si può resistere un po' ma poi si deve rinunciare. Insomma, ci permettono di sedere ma più che di un invito si tratta di una sfida e il rischio è di farsi venire il mal di schiena. L'altro difetto non trascurabile della sala è l'acustica. Chi riesce comunque a sedersi in un angolo praticabile, non sente nulla e guarda un po' perplesso i riti del piccolo anfiteatro.
Questa è stata comunque una settimana importante perché non si è discusso di delibere o rendiconti di spesa, ma della città. Più precisamente di sicurezza e vivibilità. La discussione, naturalmente, non poteva non andare oltre il numero dei poliziotti che servono per controllare una città incontrollata e, per certi aspetti, incontrollabile. Dunque, c'è da chiedere a un governo che sta tagliando risorse un po' ovunque, più mezzi per le forze dell'ordine e poi, anche, avviare una politica che sappia parlare davvero ai cittadini oltre le anguste mura del Consiglio comunale.
La proposta contenuta nel documento approvato alla fine del dibattito e avanzata da tempo da alcune associazioni di costituire un osservatorio sul centro storico, rappresenta finalmente un primo passo positivo perché è difficile operare se non si conosce prima la realtà delle cose, i problemi, i mutamenti sociali, le varie dinamiche che fanno di una città un organismo complesso e mutevole nel tempo.
Le città vive parlano alla gente, trasmettono senso di appartenenza e anche qualcosa di più. Trasmettono emozioni, sentimenti. Se non lo fanno non sono città ma posti qualsiasi, agglomerati di palazzi senz'anima e senza storia.
Occorre, d'altra parte, che la città sia desiderabile per i suoi abitanti, non soltanto per gli aspetti economici, gli affitti, il prezzo di acquisto, ma per le opportunità che vengono offerte, per il livello di accoglienza che sono in grado di garantire, la famosa vivibilità, l'araba fenice della nostra ricerca perenne della città ideale.
 Il centro storico di Perugia conosce da tempo una lenta ma costante decadenza non solo perché ci sono meno residenti, ma perché non è più il custode della memoria della città per il fatto molto semplice che in questa memoria nessuno trova utile cercare se stesso e qualche insegnamento per andare avanti, costruire davvero la città del nostro futuro.
Non proprio nessuno, si capisce, perché c'è e spesso si manifesta, una componente consapevole della nostra comunità, attenta e non disarmata, ma è una minoranza e, quindi, la cultura dominante nelle istituzioni e in settori importanti della società civile è un'altra. Se si vuol governare la città complessa si deve però parlare anche con queste minoranze altrimenti si naviga a vista sempre sottocosta senza vedere mai né l'orizzonte vicino né quello lontano.
Questa questione dei residenti che viene continuamente evocata ogni volta che si parla dei problemi della vivibilità e subito dopo rimossa dietro piccole e parzialissime risposte è, purtroppo, esemplare. Non si tratta di trovare da qualche parte dieci o venti alloggi per le famose giovani coppie che chissà dove stanno e chissà dove vorrebbero vivere, ma di avviare una politica per la residenza, intanto e prima di tutto per quella che c'è già o c'è ancora, che comporta delle scelte che non sono così semplici e spesso neanche tanto popolari se si tengono d'occhio luoghi comuni, interessi consolidati, poteri più forti e quasi sempre più attraenti nel mercato della politica. Se si vuole avviare un percorso virtuoso per la residenza si deve immaginare una città più desiderabile per viverci. C'è qualcuno che ha mai presentato un programma in questo senso? che ha messo in fila priorità, valori, principi?
Il centro storico non ha bisogno di centri commerciali al Pincetto, di mirabolanti sculture da film di fantascienza sui tetti di via Mazzini, di progetti edilizi di varia natura per mettere a rendita gli ultimi spazi rimasti liberi accanto alle mura medievali. Occorre anche che si lasci da parte l'idea che il centro storico si possa salvare portando semplicemente con il minimetrò più gente a passeggiare per Corso Vannucci. Questa parte della città è ormai da tempo semplicemente una vetrina, un bel palcoscenico, un contenitore, uno spazio da affittare come succede per Eurochocolate, la manifestazione simbolo, quella che meglio rappresenta l'idea vincente o, forse, semplicemente, l'unica idea in circolazione. E pazienza i vicoli deserti, le cantine dove abita il terzo stato, la solitudine degli ultimi artigiani, la scomparsa di quasi tutte le botteghe storiche, i tanti angoli suggestivi trasformati in permanenti vespasiani.
Una politica per la residenza non è altro che una politica per il centro storico. Per il centro storico e non per le solite corporazioni. C'è chi pensa che per recuperare e valorizzare il polmone verde più grande della città, il parco di Santa Margherita, ci si dovrebbe costruire qualche quartierino, tre o quattro palazzine. Ecco, siamo sempre lì.
                                                     
                                                renzo.massarelli@alice.it

(Corriere dell'Umbria, sabato 31 luglio 2010)  



Renzo Massarelli

Inserito giovedì 5 agosto 2010


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